Ieri la Camera dei deputati degli Stati Uniti si è riunita per discutere dei nuovi piani per la sicurezza nazionale, e ha deciso non solo di mandare 91 miliardi di dollari di aiuti militari all’Ucraina (61 miliardi), Israele (26 miliardi) e Taiwan (8,1 miliardi), ma anche di approvare il ban di TikTok di cui si discute da tempo. Il social sarà bandito dagli app store americani se non si staccherà dall’azienda madre ByteDance entro un certo lasso di tempo.
Essenzialmente il governo degli Stati Uniti vuole bandire TikTok se esso non si staccherà dall’azienda cinese ByteDance. Già un mese fa, il governo stava discutendo l’approvazione di un disegno di legge simile – la “Legge sulla protezione degli americani dalle applicazioni controllate da avversari stranieri” – che però di fatto non aveva portato a niente.
TikTok aveva chiesto l’aiuto dell’utenza americana, invitandoli a chiamare i senatori più vicini a loro per fargli votare contro il ban. Il social ha reagito alla decisione della camera dicendo che essa violerebbe il diritto alla libertà d’espressione di più di 170 milioni di americani e che creerebbe un danno ingente all’economia americana.
Elon Musk prende le parti di TikTok
A prendere le parti del social cinese sono state diverse persone, tra cui anche Elon Musk, il CEO di X/Twitter. L’imprenditore ha sempre fatto sua la battaglia per la difesa della libertà d’espressione, e ha infatti dichiarato che secondo lui il social non dovrebbe essere bandito dagli Stati Uniti, anche se un divieto simile andrebbe soltanto a vantaggio di X. Ha poi aggiunto che la decisione della Camera andrebbe contro la libertà d’espressione di parola e che questo non è ciò che rappresenta l’America.
Alcuni utenti hanno commentato il post di Musk dicendo che questa decisione politica potrebbe rappresentare un precedente che i senatori potranno usare in futuro per bloccare altri social media. Infatti stando al disegno di legge, il Presidente degli Stati Uniti avrà l’autorità di designare altre app come una minaccia per la sicurezza americana, se sono controllate da paesi che ritiene ostili nei suoi confronti.