Manca davvero pochissimo all’uscita di Stellar Blade su PlayStation 5 e per l’occasione, sono state portate avanti diverse interviste nei confronti di Kim Hyung-Tae, fondatore dello studio sudcoreano Shift Up e responsabile per la creazione del gioco, per il quale, da molto tempo, conosciamo l’ispirazione che lo studio ha preso per la sua realizzazione.
Non è un segreto infatti che lo stile del gioco, così come la bellezza dei personaggi è ispirata a un titolo altrettanto famoso come quello di NieR: Automata, realizzato dallo stravagante Yoko Taro, attualmente impegnato in una particolare campagna promozionale dedicata alle novità legate di questa sua serie. L’autore è conosciuto nel mondo del gaming per il suo modo di fare particolarmente criptico, motivo per cui non sono ancora chiare le sue intenzioni per il futuro.
Ciò che invece è apparso chiarissimo a tutti gli appassionati sono le sue parole nei confronti di Stellar Blade, le quali suonano effettivamente come una vera e propria dichiarazione di amore nei confronti del lavoro di Kim Hyung-Tae e di Shift Up, esposte in una doppia intervista in compagnia del director di Stellar Blade e portata avanti in esclusiva dal portale IGN.
“Stellar Blade è davvero un gioco incredibile”
In questa intervista è stata fatta una dichiarazione molto importante e anche forse troppo forte per i cuori dei fan più sfegatati. Yoko Taro infatti ha speso parole al miele nei confronti di Stellar Blade, definendolo addirittura superiore come gioco a NieR: Automata. Kim ha introdotto l’intervista parlando dell’ispirazione al gioco e raccontando di come non esista uno specifico elemento su cui ha tratto spunto maggiormente per realizzare Stellar Blade, sottolineando il suo interesse nei confronti della struttura e nella bellezza di giocarlo. A questo punto è intervenuto Yoko Taro, commentando il lavoro di Kim e il modo in cui il gioco si presenta al pubblico, con delle frasi che vi riportiamo qui di seguito tradotte.
Stellar Blade è un gioco davvero incredibile. Direi che è molto meglio di NieR: Automata. Conosco le opere del signor Kim dai tempi di Magna Carta: Tears of Blood. Le sue illustrazioni sono di altissima qualità. Magna Carta: Tears of Blood è uscito prima di Drakengard, il primo gioco che ho diretto. Quindi, anche se io sono il più anziano, per me, in questo settore, lei è il mio “senpai”. In Giappone, lei è conosciuto dai giocatori come uno sviluppatore leggendario!
Quando uscì Blade & Soul, ricordo che rimasi stupito dalla sua grafica 3D. Credo che sia stato lei a dirigere l’arte del gioco. Non solo le illustrazioni, ma anche i modelli 3D erano molto ben fatti. Sono rimasto sorpreso dalla qualità dei giochi coreani quando li ho visti.
La grafica è di qualità next-gen e la direzione del design dei personaggi è straordinaria. I personaggi maschili e femminili, unici nello stile del signor Kim, sono davvero affascinanti. Anche la protagonista di Stellar Blade, EVE, è davvero affascinante. Il vostro stile artistico piace molto al pubblico giapponese. La grafica, l’ambientazione e i personaggi di Stellar Blade sono davvero uno stile che credo piaccia ai giocatori giapponesi. Se si dovessero mostrare i due giochi a qualcuno che non conosce NieR: Automata e Stellar Blade, credo che quasi tutti sceglierebbero Stellar Blade. Un personaggio dai capelli bianchi come 2B non è così convenzionale.
Kim ha voluto in particolare sottolineare come il gioco sia stato creato senza analizzare il mercato e i numeri, con la ferma volontà di creare qualcosa che piacesse a lui stesso. A questo ha risposto anche Yoko Taro, complimentandosi con il suo modo di fare che non predilige il business, ma la creatività, al contrario suo, visto che si è definito uno schiavo di Square Enix per tanti anni, naturalmente con fare scherzoso nel rivelare questa informazione. Che questo modo di fare possa essere stata la scelta vincente per la realizzazione di Stellar Blade? Appena il gioco uscirà, non passerà molto tempo prima di conoscere le prime impressioni del pubblico e trovare una risposta concreta a questa domanda.
