Tratta dall’omonima serie videoludica di Bethesda, Fallout prende ispirazione dall’immaginario creato dal gioco per costruirvi intorno una narrazione tutta nuova e adatta al formato seriale. La serie sarà interamente pubblicata su Amazon Prime Video l’11 Aprile, ma noi abbiamo avuto il piacere di vederla in anteprima, e ve ne possiamo già parlare.
Il perfetto equilibrio di un meraviglioso disordine
Le vicende di Fallout si svolgono in un mondo post-nucleare in cui la guerra atomica ha distrutto la civiltà come la conosciamo e ha costretto i pochi sopravvissuti a rifugiarsi nei Vault, strutture sotterranee adibite al rifugio e alla sopravvivenza dell’umanità. Con queste premesse è facile aspettarsi un racconto cupo e pesante, teso a indagare le possibilità di un timore che alberga nell’essere umano sin dall’invenzione del nucleare. Difatti, la prima sequenza di Fallout è proprio questo: la paura la tensione, la drammatica esplosione delle prime bombe e la conseguente disperata fuga verso un rifugio.
Tuttavia, in pochi secondi, le cose cambiano e con un flashforward facciamo la conoscenza di Lucy, prima protagonista della serie. Con Lucy i toni sembrano farsi più spensierati, più allegri e forse addirittura ingenui. Scopriamo una realtà serena, nonostante tale realtà provenga da radici oscure. C’è spazio per la gioia, per i sorrisi e per le battute.
Poi le cose cambiano nuovamente, e in maniera lenta, percettibile quanto basta, il mood si tinge di note di mistero. Mentre sentiamo che piano piano qualcosa sta accadendo, ci ritroviamo a un certo punto nell’action puro, un’azione esagerata, splatter e totalmente fuori dalle righe, vissuta dai personaggi in maniera tragicomica e dallo spettatore come qualcosa di divertente.
Questo il più grande pregio di Fallout: l’alternanza di toni, senza mai prendersi troppo sul serio, rende la visione piacevole, mai monotona, capace di restituire epicità quando serve, di spaventare e inquietare dove necessario, ma soprattutto di divertire per la maggior parte del tempo. L’azione di Fallout è sì cruenta, ma al contempo molto giocosa. Restituisce perfettamente l’orrore e la spietatezza del mondo in cui è ambientata la storia, ma regala un’intrattenimento allo stesso tempo leggero e distaccato.
La reltà ibrida di Fallout
Ad accompagnare una così genuina alternanza di toni ci pensa il worldbuilding. Certo, la controparte videoludica ha sicuramente dato un apporto fondamentale, ma è giusto apprezzare quanto questa caratteristica si riveli una scelta azzeccata anche nella trasposizione televisiva. Il mondo di Fallout vive nel futuro e nel passato, è popolato da umani e mostri, è giallo e azzurro, fuori dal tempo e dalla realtà.
Il cuore di Fallout è certamente di natura fantascientifica. Non mancano infatti marchingegni particolari, tecnologie avanzate, armature da combattimento dall’aspetto robotico e armi avanzate. Eppure l’aspetto di tali tecnologie, per quanto futuristiche, è quello degli anni ’50. Vale per tutto, persino i televisori sembrano non aver fatto alcun progresso da allora.
E ancora, nella serie conosciamo la confraternita d’acciaio e i cavalieri, dotati per l’appunto di tali armature altamente sofisticate, in grado di volare, camuffare la voce e potenziare le abilità umane. E poi conosciamo il Ghoul, un personaggio che pensa e agisce come un protagonista di un western, combatte a colpi di fucile e di lazo, non gli manca la classica giacca e il cappello da sceriffo.
Ci sono poi i mostri, creature mutanti dall’aspetto deforme e dalle dimensioni sproporzionate. Ci sono alcuni Ghoul che hanno tutta l’aria di essere degli zombi. Il mondo di Fallout non ha un’estetica ben definita, c’è un po’ di tutto in questa storia. E tale eccesso, tale ibridazione di estetiche e generi, lascia intendere che questo è un mondo in cui può davvero succedere di tutto. Così tutto diventa credibile, non c’è niente di eccessivo o che stoni rispetto a quanto già visto.
L’inciampo nella narrazione e la forte componente critica
L’unica vera nota amara è nello storytelling. Il racconto è indubbiamente interessante e ben traghettato, i personaggi sono ben sfaccettati e carismatici il giusto, non mancano i colpi di scena, i misteri e la suspence. Ciò che manca, forse, è un equilibrio nella gestione di tutto il materiale.
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Le vicende di Fallout ruotano attorno a tre personaggi principali e alcune storyline secondarie, ed è nel passaggio da una linea narrativa ad un’altra che si presenta qualche incertezza. Capita, infatti, che un personaggio (e di conseguenza il suo racconto) venga messo da parte a favore di altri per troppo tempo, talvolta anche per un intero episodio. Quel personaggio viene poi recuperato dopo, ma c’è il rischio che lo spettatore si dimentichi temporaneamente di una parte del racconto, non a causa di una sua negligenza, ma proprio perché l’equilibrio nei tempi è venuto a mancare.
Certo, non un difetto che va ad inficiare sulla godibilità del prodotto, ma un’accortezza che avrebbe aiutato a rendere la visione più piacevole. A favore del racconto, invece, si denota l’intento critico della storia, che punta il dito contro una società eccessivamente capitalista, noncurante del bene e della morale. Lo fa attraverso un eccesso di tale caratteristica, un eccesso quasi surreale eppure spaventosamente tangibile che non manca di lasciare al fruitore uno spunto di riflessione.
Conclusioni
Divertente è la parola migliore per riassumere Fallout: intrattiene, fa ridere, spaventa, inquieta e coinvolge. Ci mostra una realtà nuova, lontana e al contempo vicina alla nostra, attraverso un racconto piacevole, ma sorretto da un’idea non poco disturbante. A vincerla è l’altalenante clima che si sposta genuinamente da un mood a un altro eliminando qualsiasi rischio di monotonia. Salvo un paio di accorgimenti sulla gestione dei personaggi, ci troviamo di fronte a un prodotto di buon livello che farà felici gli amanti del genere e del brand.
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