Elon Musk ha reso disponibili i terminali di Starlink in Ucraina lo scorso giugno con il supporto del governo americano, e finalmente stanno venendo fuori un po’ di dati riguardo il ritorno economico previsto per l’imprenditore e l’America. Stando a quanto rivelato da un anonimo funzionario del Pentagono, il contratto tra Starlink e l’Ucraina ha un valore pari a 23 milioni di dollari (circa 21 milioni di euro).
Il contratto tra Starlink e l’Ucraina
Questo funzionario ha descritto il servizio di Starlink come una parte vitale nell’assistenza che gli Stati Uniti stanno fornendo all’Ucraina, anche se il contratto è in via di scadenza: i terminali saranno attivi solo fino al mese prossimo, il che indica che l’azienda di Musk e il governo ucraino si erano accordati per un solo anno.
Il portale Bloomberg aveva svelato quest’accordo lo scorso giugno, ma il pentagono si era sempre rifiutato di rivelare i dettagli dell’accordo. Stando sempre alle parole del funzionario, la situazione adesso è cambiata a causa di una richiesta del Freedom Information Act fatta dalla newsletter Defense Daily.
I terminali vengono contrabbandati in Russia
È inoltre recente la notizia riguardante il fatto che le truppe russe si siano procurate dei terminali di Starlink tramite il sito di e-commerce russo shoppoz-ru.com. Stando a quanto riportato dal Wall Street Journal, diversi militari russi avrebbero comprato i terminali mentre si trovano al fronte per poi mandarli in Russia.
Questi terminali funzionano poi perfettamente perché sono stati registrati nel paese assediato, dove non ci sono divieti su questi sistemi. La cosa era già stata denunciata dal capo dell’intelligence ucraina Kyrylo Budanov, ma Elon Musk aveva già smentito dicendo che i suoi satelliti non si collegano ai dispositivi russi. Per questo Musk non ha spento i terminali che ormai sono nelle mani de Cremlino.
Quel che è peggio è che c’è una vera e propria rete di contrabbando di terminali Starlink che passa anche dall’Africa, dal sud Est Asiatico e dagli emirati Arabi, e diversi terminali sono arrivati anche in paesi come Sudan, Yemen e Iran.