Non è ancora passato un giorno dal lancio di Dragon’s Dogma 2, e internet si è già infiammato con tonnellate di vitriolo che stanno infuocando una tempesta di polemiche. C’è molta indignazione nelle recensioni della prima ora, molte delle quali sono però in mala fede o dettate da reazioni di pancia. Insomma, esagerate.
Per ora le lamentele principali sono dovute ai numerosi oggetti consumabili che è possibile acquistare con il denaro reale, un dettaglio che ha fatto infuriare i fan nonostante esistano problemi ben più critici di qualche microtransazione opzionale, come ad esempio le performance a dir poco ballerine o l’impossibilità di iniziare una nuova partita senza armeggiare con i file del gioco.
Le “microtransazioni nel mio gioco singleplayer” hanno comprensibilmente irritato una buona parte del pubblico, ma se scendiamo nel dettaglio è facile accorgersi che si tratta di un non-problema, o meglio: un problema di aspettative. Nel senso che tutti ci aspettiamo si tratti di Pay to Win, quando in realtà si tratta di accessibilità goffa e forse troppo rapace nello spennare chi non legge le descrizioni.
La verità su Dragon’s Dogma 2 e le microtransazioni
Gli oggetti di Dragon’s Dogma 2 che è possibile acquistare con microtransazioni sono reperibili all’interno del gioco. Tutti. E non sono neanche rari. Prima di lanciarci in giustificazioni filosofiche era bene chiarire questo semplice dettaglio. Potreste aver sentito che occorre spendere 2€ per modificare l’aspetto del proprio personaggio, ma non è così.
Lo dice perfino la descrizione dei DLC quando andiamo a comprarli. È possibile spendere 2€ per evitare di usare le risorse del gioco, ma nessuno ci sta obbligando: il modo designato con cui cambiare aspetto è tramite un negozio nella capitale, pagando 500 Rift Crystals. Il nome potrebbe trarvi in inganno, tuttavia non si tratta di una moneta premium. I Rift Crystals sono la risorsa con cui si evocano le pedine, quindi il gioco li nasconde un po’ ovunque: nei forzieri, sui nemici sconfitti, presso strutture disseminate in giro per il mondo. In poche ore ne avrete a migliaia.
Insomma, è vero che possiamo comprare una tenda da campeggio per 2,99€, ma è altresì vero che lo stesso oggetto viene venduto dai mercanti presenti un po’ ovunque. Il gioco richiede solo di essere giocato, e in più offre un’alternativa a pagamento per chi non ne ha voglia o tempo. Si tratta della stessa dinamica che troviamo in Devil May Cry 5, anch’esso stracolmo di scorciatoie pagate che l’utente è libero di ignorare se non sente il bisogno di rendersi la vita più semplice.
Appena si sente la parola microtransazioni, è facile impugnare torcia e forcone. Tuttavia occorre fare un distinguo tra le microtransazioni a-la Diablo Immortal, che rende virtualmente impossibile potenziare al massimo un personaggio senza pagare, e le microtransazioni cosmetiche o che tendono una mano a chi non ce la fa. Certo, l’ideale sarebbe avere degli aiuti in modo gratuito, ma il dibattito sulla modalità “molto facile” e il problema di proteggere il giocatore da sé stesso va molto oltre lo scopo delle inflazionate polemiche a cui stiamo assistendo.
Deep Dive: Capcom è fatta così
Dragon’s Dogma 2, come il suo predecessore, è un gioco capriccioso. Non è Final Fantasy, non è Elden Ring, e nemmeno Far Cry; si tratta di un tripla A davvero atipico, pieno di bozzi e strane fissazioni. Il direttore Itsuno ha un’idea molto particolare di esperienza ideale, come ha dichiarato lui stesso nelle numerose interviste che abbiamo coperto in precedenza. Forse ricorderete quando disse “il viaggio rapido è per i giochi noiosi“.
Nonostante queste idee molto polarizzate, il viaggio rapido c’è. Ma non è uno strumento onnipotente e rassicurante come in Elden Ring, perché gli obiettivi dei giochi sono ben diversi. La mancanza di features che ormai siamo arrivati a considerare indispensabili non è una svista, fa parte del quadro. Un atto di ribellione forse, magari impopolare, ma sicuramente una scelta utile a realizzare un certo tipo di esperienza. Le tende non sono mai blu senza motivo.
Il fulcro di Dragon’s Dogma è l’avventura a 360 gradi, con tutti i suoi imprevisti, i problemi mondani, e le tremende sconfitte. Perdere un compagno di viaggio fa parte dell’esperienza, così come la possibilità concreta di fallire una quest. La difficoltà nel navigare il mondo, le notti con un buio impenetrabile, queste e altre scomodità fanno parte della visione creativa del direttore: sono i confini del campo da gioco che è stato dipinto per noi.
Giocando a Dragon’s Dogma 2 ci si sente infatti parte di un mondo in continua evoluzione, in cui ogni scelta – anche una banalissima perdita di tempo prima di una quest – può portare a delle conseguenze. Ogni quest completata, ogni scelta fatta, ogni momento vissuto all’interno del mondo di gioco dispiega infatti i suoi effetti all’interno del mondo stesso; (…)
Carlo D’Alise, “DRAGON’S DOGMA 2, LA RECENSIONE: L’ARISEN È TORNATO“
Nella sua recensione Carlo ci racconta di aver provato a salvare il figlio di un mercante. Il ragazzo era stato rapito dai lupi, e Carlo è arrivato troppo tardi nella tana dei predatori. La quest si è conclusa in maniera tragica perché il giocatore ha dato importanza ad altri affari, ha gestito in un certo modo le risorse, si è approcciato all’avventura come riteneva meglio fare. Se avesse voluto, avrebbe potuto risolvere tutti i suoi problemi con le microtransazioni, ma l’idea di avventura di Itsuno ne avrebbe risentito.
Dragon’s Dogma 2 vi implora solo di giocarlo, e stare alle sue regole invece che stravolgerne la formula per pigrizia. E se proprio volete snaturare il titolo, è possibile, anche se per un prezzo.