Umineko e le decine di personaggi al suo interno non sono decisamente un esempio di virtù o moralità. Sono tutti esseri umani incredibilmente imperfetti, feriti e pronti a ferire, ben lontani dal poter rappresentare un esempio da seguire per noi lettori e, anzi, rappresentano spesso proprio l’opposto: un esempio da non seguire, da cui imparare senza mai imitare.
In mezzo a questo gruppo di personaggi così perfetti nelle loro imperfezioni, frustrati, infelici, che sembrano vivere per far pesare alle altre persone il loro dolore e la loro infelicità, illudendosi che ciò potrà un giorno farli stare meglio, Natsuhi Ushiromiya si erge come una persona incredibilmente virtuosa, la quale meglio di tutti comprende e cerca di abbracciare il concetto di etica e di condurre una vita giusta.
Natsuhi viene praticamente venduta da giovane al primogenito della ricca famiglia Ushiromiya e la vita che aveva condotto fino a quel momento viene completamente distrutta. Ma lei, invece di provare odio o disperazione, accetta la cosa. E la accetta non con demoralizzazione o rassegnazione bensì con una forza, un coraggio e una resilienza assolutamente invidiabili che basterebbero a renderla un esempio.
La sua nuova vita non è tutta rose e fiori, ma Natsuhi comprende il suo ruolo e quello che le viene richiesto come moglie del futuro capofamiglia Ushiromiya, cresce e si comporta di conseguenza sempre a testa alta, sempre in modo dignitoso. Kinzo non gliel’ha mai detto davvero, ma leggendo l’opera di Ryukishi (anche autore di Higurashi, peraltro) non si può non essere convinti del fatto che nessuno meriti più di lei di indossare lo stemma di famiglia e non perché tiene al cognome, all’onore, a suo marito o a sua figlia, ma perché può vantare di un rigore, un portamento e una dignità che nessuno dei figli di Kinzo possiede.
Questo naturalmente non la rende una santa e anche lei ha fatto degli errori gravissimi dovuti al suo dolore e alla sua rabbia. Ciò che la rende completamente diversa da tutti gli altri adulti del cast è il suo essere riuscita a non farsi schiacciare completamente da essi e a non venirne “corrotta”. È questa la vera forza di Natsuhi: rimanere così saldamente aggrappata ai suoi principi da riuscire a rialzarsi sempre e comunque, a non lasciare la presa e a provare a imparare da quegli errori per diventare, un giorno, una persona migliore. Persona migliore che, forse lei non se ne rende conto, ma infondo è già.
Natsuhi è una buonissima madre, forse un po’ troppo severa ma che vuole molto, molto bene a Jessica e dimostra di volerne altrettanto a Lion/Beatrice sul finire di Umineko, oltre a mostrare un enorme pentimento rispetto a come si è comportata in passato proprio nei confronti del figlio di Kinzo. E, oltre a essere una buonissima madre, Natsuhi è una bravissima moglie.
Forse un po’ all’antica ma in maniera assolutamente positiva a mio parere, Natsuhi risulta molto legata ai “vecchi” valori del matrimonio che vedono moglie e marito supportarsi a vicenda di fronte a qualsiasi sfida, e se Krauss ha meno tempo a schermo per dimostrare ciò, Natsuhi riesce, invece, a ergersi come un baluardo di moralità e virtù anche da questo punto di vista. Moglie del futuro capofamiglia degli Ushiromiya, ha sempre cercato di sostenere Krauss dal profondo del cuore senza doppi fini, ad aiutarlo in tutto, a essergli fedele, a essere la sua forza e il suo pilastro.
Gli altri personaggi femminili di Umineko
Gli altri due esempi diretti di mogli in Umineko sono Eva e Kyrie: la prima si appoggia totalmente al marito Hideyoshi, la seconda cerca costantemente di incatenare Rudolf a sé.
Nel caso di Eva, Hideyoshi la rende una persona migliore al punto che Eva non riuscirebbe a vivere bene senza di lui, creando però per un rapporto completamente squilibrato in cui Hideyoshi non sente di potersi appoggiare a Eva come lei fa con lui, perché vuole proteggerla, perché non vuole ferirla, perché lei ha bisogno di lui. Kyrie, invece, ha dei problemi ben più evidenti: è possessiva, ossessiva, tratta Rudolf non come un compagno ma come una sorta di trofeo, un obiettivo che ha raggiunto, conquistato e che farebbe di tutto per tenere stretta a sé.
In entrambi i casi, il matrimonio è vissuto non come qualcosa di sacro e prezioso in cui i due coniugi si supportano a vicenda, ma come supporto quasi esclusivo in un caso e possesso nel secondo. Ma Natsuhi, al contrario, vive il suo matrimonio combinato in modo incredibilmente bello e religioso.
Si appoggia a Krauss e lascia che lui si appoggi a lei, lo supporta e si lascia supportare, è in grado di scherzare ed essere severa, di ricordare il passato con lui e al tempo stesso promettergli di voler ancora rimanere al suo fianco qualsiasi cosa succeda, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà. In un matrimonio combinato, Natsuhi ha trovato la felicità, l’amore e la forza.
Natsuhi Ushiromiya, dunque, riesce a ergersi a vero e proprio baluardo morale di Umineko e nelle vesti di quel personaggio in grado di non farsi trasformare dagli errori commessi in passato e con la forza di tentare sempre e comunque di condurre una vita virtuosa, una vita giusta, tenendo stretti i valori con cui è cresciuta fino a diventare la donna virtuosa che vediamo nel corso delle svariate ore della visual novel.