Nuova batosta per Apple con mandante l’UE per quanto riguarda alcune pratiche sentenziate come lesive per il libero mercato nello streaming musicale. Con una multa di quasi 2 miliardi di euro la commissione europea ha deciso di fare di Apple un esempio e contesta dieci anni pratiche illegali.
Secondo quanto riportato alla big tech di Cupertino viene contestato di aver operato delle restrizione agli sviluppatori che non sarebbero stati in grado di informare liberamente gli utenti di eventuali servizi di streaming musicale più economici di quelli proposti da Apple. Le manovre di Apple avrebbero forzato tali compagnie ad alzare i prezzi dei propri servizi in abbonamento facendo ricadere il problema nelle mani dei consumatori.
Il servizio di tutela ai consumatori della UE ha dichiarato come la compagnia californiana sia rea di aver oscurato e ostacolato i competitor del settore. Negli ultimi anni la violazioni di legge dell’antitrust sono state prese sul serio dalla commissione europea che spesso si è scontrata con Apple. A settembre del 2023 per esempio ha fatto richiesta esplicita alla compagnia di aprire il proprio ecosistema in modo da rispettare il DMA, ovvero le regole europee che tutelano il libero mercato in campo tecnologico.
La risposta di Apple
Non si è fatta attendere la risposta di Apple circa la sentenza della UE che ha punito la società con una multa senza precedenti. Secondo la compagnia di Cupertino la pena è arrivata senza che fossero presentate evidenti prove circa l’illecito commesso. Quello che sembra inoltre più inasprire il boccone, già amaro da mandar giù, è il constatare che a beneficiare di questa decisione sia la più potente azienda in campo di streaming musicale: Spotify.
Nella nota ufficiale rilasciata da Tim Cook e soci si illustra la compagnia svedese come padrona assoluta, con il 56% degli introiti nel campo, dello streaming musicale in Europa. Apple ha dichiarato inoltre come grande parte del successo di Spotify derivi proprio dai centinaia di miliardi di download dell’applicazione nel suo AppStore. Ha rimarcato poi come da questi download e dalla sottoscrizione degli abbonamenti non guadagni niente (venendo questi sottoscritti al di fuori dell’applicazione ma direttamente sul sito web) pur generando evidenti introiti.
In uno scenario che ha dello straniante, eufemisticamente parlando, Apple dichiara se stessa e aziende come Google e Amazon dei Davide al cospetto del Golia Spotify nella competizione del campo dello streaming musicale. Si è inoltre mostrata amareggiata nei confronti di un’eventuale pressione da parte di Spotify nel far loro comminare questa sentenza in quanto Apple mette a disposizione diverse risorse per la condivisione delle proprie infrastrutture implementando l’app svedese nei propri sistemi come Apple Car. Quello che stiamo vivendo si candida ad essere solo l’ultimo di tanti esempi che in futuro daranno materiale per scrivere di una delle grandi rivalità tecnologiche del XXI secolo.