Se pensavate che i recenti studi e le recenti spedizioni delle sonde sulla luna fossero soltanto per raccogliere campioni e frammenti di suolo lunare, vi sbagliavate di grosso. La NASA ha in mente l’obiettivo di espandere il loro modo di “ascoltare” la galassia, in modo da prevedere meglio determinati eventi, ma soprattutto studiare in maniera più approfondita la nostra galassia e vedere fin dove riuscirà a spingersi l’umanità.
A confermare il tutto, Business Insider ha mostrato a tutti alcuni dei progetti e delle proposte fatte dagli astronomi per sfruttare il suolo lunare e in particolare i numerosi crateri presenti, per ampliare la visione dell’universo. L’interesse comune è quello di costruire dei telescopi e degli osservatori, con le pianimetrie e le idee che ci mostrano una visione uscita direttamente da una serie sci-fi, ma sulla quale gli astronomi sono estremamente seri.
Tra le prime idee troviamo quella di riempire un intero cratere con un gigantesco disco radio, sfruttare un cratere per delle postazioni radio laser messe in posizione triangolare tra di loro per rilevare le increspature nello spazio-tempo e tracciarle fino alle collisioni di buchi neri e di enormi stelle, e infine persino la volontà di sfruttare la Starship di SpaceX per costruire un hotel-telescopio, molto più grande e potente di quello di James Webb.
La NASA vuole investire su questi progetti
La NASA vuole costruire un intricato sistema di antenne radio sulla superficie più distante della Luna, con alcuni astronomi e astrofisici convinti che il futuro degli studi dell’universo sia proprio sul nostro satellite e le prime teorie portano a un trasporto delle prime componenti hardware necessarie per lo scopo, entro la fine del prossimo decennio. I progetti si allineano con la strategia della NASA di farsi aiutare da diverse compagnie private per lo sviluppo di navicelle affidabili, piuttosto che dipendere soltanto dalle loro stesse operazioni o quelle di altre agenzie spaziali affermate. Tutto questo porterà a una rapida progressione e al lancio di più veicoli ideali per l’allunaggio.
Si parla di interi osservatori costruiti sulla Luna con uno sforzo collettivo e con meno limitazioni, in modo da aprire a una nuova era di scoperte spaziali, con molti a sostegno dell’idea che se vogliamo confermare la vita aliena, il posto giusto per farlo è proprio lì. Un gigantesco telescopio o un sistema basato su questi principi posto sul nostro satellite, sarebbe migliaia di volte più efficiente rispetto a uno che parte dalla Terra, in quanto gli astronomi devono fare i conti con il fitto strato di atmosfera che distorce i risultati e con i satelliti che emettono loro stessi delle onde radio da dover ignorare; una problematica che persino l’Hubble Space Telescope non argina al meglio.
Sulla Luna questi problemi non ci sarebbero, le interferenze sarebbero minime e le frequenze radio più precise, soprattutto sul lato più estremo del satellite, il quale viene considerato il posto con il silenzio-radio maggiore nell’intero sistema solare, dove le emissioni radio della tecnologia umana della Terra vengono bloccate e si è in grado di ottenere la più pura delle emissioni dell’universo.
Dettagli sulle prime proposte
Il primo progetto dettagliato viene da Burns e porta il nome di FARSIDE, abbreviazione di “Farside Array per indagini radio scientifiche sull’Era Oscura e sugli Esopianeti”, dove l’obiettivo sarebbe quello di costruire un gigantesco complesso di oltre 100 antenne radio, distribuite a forma di mulino a vento per una larghezza complessiva di 9km. Un primo test al riguardo è stato compiuto grazie al lander Odysseus di Intuitive Machines, ma se si usasse il Blue Moon lander di Blue Origin, l’intera struttura potrebbe essere trasportata sulla Luna in un solo viaggio.
Allo stesso tempo un’altra proposta della compagnia Lunar Resources chiamata FarView, costruirebbe nella parte più lontana del satellite 100.000 antenne sul posto, utilizzando i metalli presenti naturalmente nel suolo lunare, per poi installarli in un’area di circa 77 km² e ottenere un risultato simile. Un’immagine di entrambi i concept è stata diffusa e la proponiamo qui di seguito.
Un’altra proposta interessante riguarda LILA, abbreviazione per la Laser Interferometer Lunar Antenna, un altro ramo dell’astrologia proposto per le operazioni sulla Luna da parte di Karan Jani, astrofisico alla Vanderbilt University. Si tratta del progetto che vede 3 scatole poste sui bordi di un cratere lunare, sparare dei laser l’una verso l’altra, in modo da indicare il passaggio delle onde gravitazionali (o increspature spazio-temporali) che ci arrivano da distanti collisioni tra buchi neri o stelle di neutroni, i più violenti eventi nell’universo a cui va ricondotta l’origine dell’oro, argento e platino, come dimostrato nel 2017.
I rilevatori terrestri per l’attività umana e per i terremoti, oscurano molte delle onde gravitazionali che ci arrivano, ma se LILA fosse posto sulla Luna, il problema non si porrebbe. Karan Jani ha intenzione di realizzare un prototipo ed effettuare dei test entro il 2028, con l’obiettivo di testare la tecnologia laser tra un rover e un lander.
Infine ci sarebbe quella versione più conosciuta dei telescopi tra le proposte, ovvero quelle che ci mostrano l’universo in una luce visibile, ultravioletta o infrarossi. La possibilità è stata studiata da un astronomo dell’università dell’Arizona, Roger Angel, il quale vuole posizionare un gruppo di 18 telescopi ottici e a infrarossi vicino il polo sud della luna, ognuno di essi della grandezza del telescopio spaziale di James Webb. Il tutto potrebbe essere combinato con una struttura utile per fornire un habitat adeguato per astronauti e persino turisti. Da qui ci sarebbe una visione molto più chiara e lontana nell’universo e nella sua storia, anche subito dopo il Big Bang.
Da valutare però che soltanto alcuni dei crateri lunari sono adatti a queste operazioni, vale a dire che gli interessati potrebbero competere per la stessa zona per la realizzazione di questi osservatori. L’ombra di questi crateri potrebbe inoltre favorire diverse operazioni minerarie per estrarre l’acqua necessaria per creare nuovo carburante per i razzi, ottenuta dalle radiazioni spaziali non filtrate del Sole e congelate in queste riserve protette dalle ombre. Servirà fare delle considerazioni molto precise nel realizzare sia gli osservatori, sia le operazioni minerarie per coesistere senza disturbarsi, ma soprattutto bisognerà proteggere queste zone, per non rischiare una perdita permanente per i futuri studi scientifici.