Il rilascio al pubblico (solo statunitense per il momento) di Apple Vision Pro ha portato grande attenzione e curiosità verso la casa di Cupertino che vuole dire la sua nel mondo della realtà virtuale. Dal visore di Apple, soprattutto con un prezzo di lancio così consistente, ci si aspettava molto. Dopo le prime settimane di prove su larga scala forse ci si può azzardare a dire che ci si aspettava qualcosa in più.
Il mercato dei visori di realtà virtuale, aumentata e mista ha già le Big Tech a lavoro da diverso tempo. Basti pensare al visore Meta Quest 2 di Zuckerberg che in queste ore ha dichiarato come l’Apple Vision Pro sia solo un “dispositivo solo per fanboy”. Ma anche aziende come Play Station e HTC hanno profuso un grande impegno in quello che da decenni è considerato il futuro più futuribile della tecnologia, applicata o meno che sia all’intrattenimento.
Lo scopo che Apple si è prefissata entrando nel mercato dei visori è sempre stato apertamente quello di fissare un nuovo standard di qualità. Come è accaduto in passato a Cupertino con dispositivi come smartphone e tablet la questione non è arrivare primi, ma arrivare meglio. La fedeltà, che a volte trascende in fanatismo, dei compratori assidui di Apple li ha sempre portati a spendere di più pretendendo però in cambio la miglior esperienza possibile.
Apple e l’esperienza single-user
Chi è familiare con gli iDevice di Apple da tempo ha dovuto accettare che sono progettati per un utilizzo quasi esclusivamente per il singolo utente, il che su iPhone non ha mai creato problemi. Difficilmente si affida il proprio smartphone a qualcun altro per un tempo più lungo di una foto davanti al Colosseo o sulla cima del Plateau Rosa del Cervino. La questione già si fa più complicata per quanto riguarda i tablet di casa Apple, l’esperienza con gli iPad da molti infatti ne esce inficiata per la suo rigido e faticosamente eludibile utilizzo single-user.
Le ragioni che portano la casa di Cupertino a fare queste scelte sembrano comunque rispettare il loro mantra: privacy a ogni costo. Blindare i dispositivi e autorizzarne l’utilizzo di un utente alla volta è un indubbia forma di protezione dei dati personali, che si sa nel XXI sec sono la moneta di scambio più potente e preziosa della rete.
Tuttavia le lunghe e noiose pratiche di configurazione di nuovi utenti su iPhone e iPad possono essere più sopportabili se si considera l’utilizzo che si fa dei dispositivi e, soprattutto, il costo che essi hanno. Apple non ha di certo la fama di essere un produttore di hi-tech che propone prodotti a buon mercato, ma il prezzo di un iPhone o di un iPad sono in linea con il mercato dei dispositivi top di gamma. La contestazione sulla mancata condivisibilità che si fa all’Apple Vision Pro invece ha modo di essere più giustificata visto il prezzo di 3.499$.
I problemi di condivisione su Apple Vision Pro
Le metodologie di impiego suggerite dal nuovo visore di realtà mista di Apple sono svariate. Il video con cui l’azienda propone il suo visore è, come tipico a Cupertino, estremamente curato e possibilista sull’infinità di metodi di applicazione. L’Apple Vision Pro può essere un’estensione dei propri dispositivi (immaginate di avere una scrivania del Mac grande quanto il vostro salotto), così come un supporto per l’intrattenimento che più preferite, dal vedere serie TV all’informazione. Qui dunque l’impressione quasi generalizzata che questo dispositivo, più che strettamente di uso personale, sia da condividere così come una console, un vecchio Hi-Fi o un televisore con impianto surround.
A più di tre settimane dall’inizio delle vendite di Apple Vision Pro però i fortunati, e impulsivi, utenti che hanno deciso di sborsare la somma ingente (con eventuali viaggi in terra statunitense) per ottenere il nuovo nato in casa Apple sembrano aver cambiato opinione. Diversi acquirenti hanno denunciato difficoltà nell’utilizzo a più utenti senza una lunga calibrazione ad hoc. Esiste una modalità di accesso guest, che però non sembra in grado di restituire una buona esperienza d’utilizzo. Senza calibrazione, da ripetere a ogni cambio utente, i comandi non rispondono al meglio e non permettono di navigare nei menù del visore senza intoppi.
L’utilizzo poi di Apple Vision Pro con una banda regolabile di una misura differente dalla propria espone a fastidiosi fasci di luce negli occhi. Una banda personale, neanche a dirlo, non è a buon mercato e costa 199$. A onor di cronaca è stato rilevato come in alcuni casi l’utilizzo di una banda anche di una misura leggermente differente non ha arrecato nessun problema.
Il punto della questione
Come spesso accade in fase di giudizio della tecnologia uno dei, se non IL, fattore fondamentale è il prezzo (o quantomeno il rapporto qualità-prezzo). Proprio su questo sembra cadere in fallo il progetto Apple Vision Pro. Al prezzo di dodici Meta Quest 2, apprezzatissimi dalla critica, forzare gli aspiranti possessori del visore made in Cupertino a comprarne uno a testa senza dare l’opportunità di condividerli sembra quasi un autosabotaggio da parte di Apple.
Apple storicamente è sempre stata capace di sorprendere, innovare ma anche capire quando tirare i remi in barca con progetti fallimentari. Basti pensare al Newton, uno dei primi palmari progettati per il mercato aziendale che già nei primi anni ‘90 portarono con loro l’avvento del touchscreen. Dopo otto modelli e ingenti perdite in costi di sviluppo decisero di mettere una pietra sopra il progetto. Decisero di riesumarlo quando il mondo era pronto ad accogliere l’iPhone così come lo abbiamo scoperto nelle mani di Steve Jobs nella sua iconica presentazione.
È presto per dichiarare per defunto l’Apple Vision Pro, sarebbe ingiusto e quanto mai affrettato dopo appena tre settimane. Il fattore che più lascia ottimismo è l’apparente facilità con la quale si potrebbero arginare i problemi di condivisibilità di Apple Vision Pro. Basterebbe, forse, reimmaginare un’esperienza meno progettata ad hoc per un singolo utente anche al costo si rinunciare a un bit di privacy. Una configurazione standard adatta alla maggior parte degli utenti, eventualmente affinabile, ma non esclusiva. Apple però ha sempre fatto della protezione dei dati e della rigidità con la quale ricerca la miglior esperienza utente possibile, un proprio valore fondante. Ai posteri l’ardua sentenza su Apple Vision Pro come nuovo Newton o nuovo iPhone.