Qualche settimana fa è stata ufficialmente annunciata una nuova edizione della visual novel Fate/Stay Night, realizzata in occasione dei vent’anni dalla prima pubblicazione dell’opera. La particolarità di questa riedizione, che certamente non è la prima e non sarà neppure l’ultima, è il fatto che, per la prima volta, l’opera che ha reso famoso in tutto il mondo Kinoko Nasu riceverà una localizzazione ufficiale in lingua inglese, come già si evince dal trailer mostrato durante il Type-Moon TIMES.
La nuova edizione di Fate/Stay Night uscirà nel corso del 2024 su Nintendo Switch e PC (Steam) e conterrà al suo interno la lingua giapponese, cinese e naturalmente l’inglese. A questo punto, però, una domanda potrebbe sorgere spontanea agli appassionati: Fate è un brand che può vantare di numerosi adattamenti animati e soprattutto Stay Night è stato adattato quasi completamente in maniera più che buona.
L’anime di Unlimited Blade Works è un’ottima trasposizione della seconda route mentre la trilogia di Heaven’s Feel, pur con qualche difetto, vi consente di conoscere anche la terza e ultima. Dunque, perché dovreste acquistare una visual novel di cui conoscete circa i 2/3? Qual è il senso di leggere Fate/Stay Night oggi? E, ancora, ne vale davvero (ancora) la pena? Siamo qui per provare a rispondere a tutte queste domande.
La Fate Route
Il primo motivo è che, banalmente, ancora oggi non abbiamo un buon adattamento della prima route, ossia la route di Saber. Il personaggio di Arturia Pendragon, dunque, appare appena tratteggiato dagli anime delle route che seguono e presentato effettivamente solo in Fate/Zero, che mostra però una visione parziale dell’eroina e a tratti persino di parte.
La Fate Route, oltre a essere molto bella e importante per lo sviluppo di alcuni dei personaggi secondari, vi consentirà quindi di conoscere e apprezzare pienamente la faccia più popolare e forse la preferita dell’intero brand di Fate e pertanto non può non costituire un ottimo motivo per acquistare e leggere la visual novel.
L’importanza della prima persona
Lo dirò senza girarci troppo intorno: Shirou Emiya è uno dei personaggi più fraintesi e ingiustamente derisi della storia delle visual novel e probabilmente dell’intero intrattenimento giapponese. Iniziando dalla frase spesso presa come meme “le persone muoiono quando vengono uccise” fino alle accuse di maschilismo e ingenuità, Shrou viene spesso preso come un personaggio che vede ogni cosa sotto una luce troppo positiva e ottimistica, credendo di poter salvare tutti e superare qualsiasi ostacolo.
Questa visione è, purtroppo, in parte dovuta agli adattamenti animati di Ufotable. La visual novel di Fate/Stay Night è raccontata interamente in prima persona e, più nello specifico, dal punto di vista di Shirou: l’anime, inevitabilmente, assume un punto di vista più generale che ci consente di approfondire molto meno i pensieri, le emozioni e i tormenti del nostro protagonista, che appare molto più ricco di sfaccettature e completo nella controparte videoludica. Lo stesso discorso si può applicare, anche se in misura sicuramente minore, a tutti gli altri membri del cast, la cui caratterizzazione risulterà molto più arricchita grazie alle numerose scene in prima persona.
Gli inevitabili tagli degli adattamenti
Come dicevamo poco sopra, nonostante la qualità più che buona degli adattamenti realizzati da Ufotable questi rimangono, purtroppo, dei puri e semplici adattamenti e pertanto hanno subito diversi tagli. Heaven’s Feel, soprattutto, ha ricevuto numerosi tagli per quanto riguarda lo sviluppo di alcuni personaggi e il Normal Ending, secondo finale della route, non è mai stato adattato in versione animata (a differenza di quanto accaduto con Unlimited Blade Works, che può vantare di un episodio dedicato a entrambi i finali).
Leggere la visual novel, dunque, vi darà la visione d’insieme più completa possibile e vi consentirà di conoscere e comprendere al 100% i personaggi e le vicende di Fate/Stay Night come nessun anime è mai riuscito a fare prima.