Sin dall’alba della loro teorizzazione, le intelligenze artificiali (AI) sono state il fulcro di innumerevoli preoccupazioni. C’era chi ne vedeva il potenziale distruttivo in scenari degni di “Terminator”, e chi semplicemente si preoccupava di poter un giorno vedere il proprio lavoro rubato da un robot in grado di eseguire gli stessi compiti umani in maniera più rapida ed efficiente.
Sono passati quasi 80 anni dai primi esperimenti sulle AI, e da allora sono stati fatti passi da gigante in quest’ambito. Nell’ultimo decennio soprattutto, la ricerca sulle intelligenze artificiali ha avuto un aumento esponenziale, portandoci ad avere software così avanzati da parlarci (ad esempio ChatGPT), creare per noi immagini (Midjourney) e persino imparare ad emulare il timbro vocale di qualcuno, partendo da alcune semplici frasi. Qualcuno ha addirittura pensato bene di rendere un robot CEO di un’azienda, per le sue abilità di sviluppare strategie innovative ed efficaci senza sosta.
Tutti questi fattori hanno suscitato non poche preoccupazioni, poiché volendo arrischiarsi a fare una previsione, c’è la possibilità che numerose professioni andranno veramente a svanire nel corso dei prossimi anni. Il Fondo Monetario Internazionale (IMF) prevede che oltre il 40% dei mestieri saranno profondamente cambiati – se non cancellati – dall’intelligenza artificiale. Le AI non sono dello stesso avviso, però, e giurano in un’intervista di non voler “rubare il lavoro“ a nessuno.
Quale sarà il settore più impattato dalle AI?
In questo panorama che viene già definito da qualcuno come una “quarta rivoluzione industriale” portata dalle intelligenze artificiali generative, quale sarà il settore più alterato? Per Kristalina Georgieva, capo dell’IMF, a pagarne di più il prezzo saranno i “colletti bianchi” delle economie più sviluppate, ovvero i lavoratori da ufficio a cui non è richiesto alcuno sforzo manuale. Eppure, molte altre attività stanno chiedendo tutele, nonché tasse maggiorate per le aziende che ricorrono alle AI.
Il settore manifatturiero
Come dicevamo, con l’avvento di macchinari in grado di creare ed imparare autonomamente, anche molti lavoratori “manuali” sarebbero a rischio sostituzione. La soluzione principale per ovviare a questo probabile futuro, sembrerebbe essere l’impiego di “cobot”, robot ideati con la specifica funzione di interagire fisicamente con i lavoratori umani.
Per l’IMF, se non regolato questo scenario non farebbe altro che aumentare il divario economico e sociale tra le varie professioni e tra i vari paesi che magari non possono permettersi queste macchine. Nel mentre, c’è già chi pensa ad una “Robot Tax” per disincentivare l’impiego delle AI da parte delle aziende.
Il settore sanitario
Ebbene sì, anche gli ospedali sarebbero coinvolti in questi enormi cambiamenti. Non solo potrebbero essere impiegate intelligenze artificiali in grado di diagnosticare malattie partendo da immagini mediche e l’interpretazione dei dati clinici, ma potrebbero essere adottati nel prossimo futuro persino dei robot “chirurghi” autonomi per le operazioni che richiedono maggior precisione. Questa eventualità è già diventata realtà per gli interventi d’installazione di Neuralink, il chip neurale che permetterà ai soggetti paralizzati di interagire con l’ambiente circostante.
Il settore del commercio
Questa branca del settore terziario rischia di essere una delle più colpite dalla rivoluzione AI, trattandosi principalmente di lavori d’ufficio che richiedono una grande capacità di calcolo e previsione dell’andamento dei mercati. In questo, infatti, le macchine dotate di deep learning sembrano eccellere, come dimostra il robot Mika che da anni ricopre la posizione di CEO in un’azienda polacca.
Il settore dell’intrattenimento
Molto ci sarebbe da dire sulle drastiche modifiche che potrebbero impattare sul mondo dell’intrattenimento, dalla creazione di contenuti audio e video realizzati interamente dall’AI alla scrittura di interi libri che replicano lo stile di autori reali. Di recente infatti, scrittori, attori ed artisti di ogni tipo hanno iniziato a riunirsi in gilde per protestare e chiedere delle regolamentazioni per quanto riguarda le intelligenze artificiali ed il copyright.
È questo il caso dello sciopero della gilda degli autori e degli attori nota con l’acronimo di “SAG-AFTRA” che ha duramente colpito il mondo del cinema e della televisione nel 2023. Inoltre, un nutrito numero di autori di bestsellers tra cui George R.R. Martin, l’autore del “Trono di Spade“, ha intentato nello stesso anno una causa contro ChatGPT per l’utilizzo illecito delle loro opere per “alimentare” il modello linguistico dell’AI.
Il settore dei trasporti
Nei trasporti e nella logistica, le IA stanno migliorando l’efficienza delle operazioni di trasporto e consegna. Sempre più spesso sentiamo parlare di veicoli sicuri dotati di pilota automatico, sebbene ci sia comunque ancora parzialmente bisogno di un essere umano dietro al volante. In un futuro non troppo lontano, potremmo disporre di mezzi completamente autonomi che utilizzano sistemi di intelligenza artificiale su strade cittadine e autostrade, riducendo il rischio di incidenti e ottimizzando i percorsi di viaggio.
Persino Amazon, entro la fine del 2024, punta a testare in Italia una consegna di articoli completamente gestita da droni. Se tutto questo dovesse avverarsi e divenire la norma, milioni di posti di lavoro sarebbero costretti a reinventarsi non essendoci più la necessità di corrieri, riders per le consegne o conducenti di mezzi pubblici.
Una conclusione affatto scontata
Le intelligenze artificiali sembrano davvero destinate a trasformare radicalmente il mondo del lavoro, ma con le giuste accortezze questo potrebbe non essere necessariamente un male. Impegnandoci a tutelare coloro che vedrebbero la propria occupazione modificata o sostituita dai robot ed i paesi in via di sviluppo, è possibile creare ambienti di lavoro sani in cui la collaborazione uomo-macchina non è solo possibile, ma necessaria.
Secondo una stima degli economisti di una delle più grandi banche d’affari del mondo (la Goldman Sachs), un’adozione globale delle AI porterebbe ad una maggiore produttività sul lavoro nonché ad una crescita del PIL mondiale annuo del 7% per tutto il prossimo decennio. “Il cambiamento portato dalle AI è inevitabile” conclude Georgieva nel suo blog. “Almeno facciamo in modo che avvantaggi il genere umano“.
Fonte: CNN Business