Piracy Shield è la piattaforma creata per contrastare la pirateria, ma già nelle sue prime settimane ha macinato un bel po’ di dubbi. Non solo ha avuto un impatto davvero basso nel primo vero test, ma adesso ha bloccato anche siti che con la pirateria non hanno proprio niente a che fare.
L’errore di Piracy Shield
La possibilità di bloccare i siti è stata data soltanto a pochi provider e detentori dei diritti, i quali devono avere l’obbligo legale di effettuare tutte le operazioni necessarie entro 30 minuti. Negli ultimi giorni i provider hanno bloccato una decina di indirizzi IP di una rete CDN partner di Cloudfare, Zenlayer, finendo per rendere inaccessibili non solo siti pezzotti ma anche siti che non c’entrano niente con la pirateria e che sono perfettamente legali (ad esempio il provider cloud Cloudc4 https://www.cloud4c.com/).
Si tratta di un danno collaterale poco impattante, considerato che i siti bloccati sono abbastanza di nicchia, ma non per questo è meno grave e mette preoccupazione per il futuro. Se i provider hanno sbagliato a bloccare degli indirizzi IP, chi ci dice che in futuro non possano sbagliare di nuovo e magari finire per bloccare siti che usiamo tutti i giorni e che ormai sono essenziali per la nostra quotidianità?
C’è anche da considerare che bastava giusto una breve ricerca per capire se un certo sito fosse legale o meno, quindi la domanda è se chi ha effettuato il blocco avesse idea di quello che stava facendo. Con quest’errore abbiamo la conferma di quanto sia sbagliato dare a pochi la possibilità di bloccare sia sbagliato. Secondo DDay, Piracy Shield rischia così di diventare una versione italiana del Great Firewall cinese, operato però dai detentori dei diritti e non dal governo.
Fa anche riflettere il fatto che negli app store ci siano ancora delle app che permettono di vedere tranquillamente siti pirata, mentre la pirateria a pagamento è ormai strutturata come un servizio streaming e ha i fondi per pagare i CDN per distribuire i suoi contenuti e prendere i flussi diretti dei provider.