La fusione nucleare effettuata nel reattore britannico JET (Joint European Torus) ha creato una quantità di energia in pochi secondi che ha superato qualsiasi record precedente. Il risultato è stato ottenuto con il recente esperimento Dte3, volto a riproporre le condizioni che ci saranno nelle future centrali nucleari commerciali che apriranno dopo il 2035 in tutta Europa.
La fusione nucleare da record
Partendo da soli 0,21 milligrammi di carburante, JET ha raggiunto una temperatura di 150.000.000 °C, facendo di conseguenza fondere le sostanze deuterio e trizio (due varianti dell’idrogeno) e creando dell’elio. Grazie a quella fusione è stata rilasciata un’energia termica e pulita pari a 69,26 megajoule per circa 5 o 6 secondi. I record precedenti sono stati registrati rispettivamente nel 1997 (22,7 megajoule) e nel 2022 (59 megajoule). Pure quest’ultimo era stato ottenuto da JET.
Gli scienziati che ci lavorano sono riusciti a riprodurre in modo affidabile le condizioni di fusione necessarie per il nuovo record in più impulsi, dimostrando di aver raggiunto una certa comprensione dei processi di fusione e dei possibili scenari che potrebbero verificarsi nei futuri reattori. Questo dimostra che tutti gli esperimenti fatti finora possono essere riprodotti, e in futuro verrà superato anche questo risultato.
JET è al momento l’unica macchina tokamak a fusione ad operare con un combustibile che contiene le due sostanze, e costituirà praticamente la base delle future centrali nucleari DEMO e delle macchine a fusione ITER. Purtroppo questo risultato sarà anche l’ultimo per JET, che sarà dismesso dopo 40 anni di attività e 105.842 impulsi. Andrew Bowie, ministro britannico per il nucleare e le reti, ha definito infatti questo risultato un “canto del cigno“.
Il test è stata un’idea del consorzio europeo EUROfusion, che dall’anno scorso lavora alla UK Atomic Energy Authority di Culham per prepararsi all’attivazione del progetto ITER nel 2035, in modo da poter iniziare poi a effettuare degli esperimenti su nuove tecnologie. Dentro a EUROfusion lavorano almeno 300 ricercatori, tra cui alcuni provenienti da diverse realtà italiane come Enea, CNR, consorzio RFX di Padova e diverse università.