Tutte le belle storie, prima o poi, devono trovarsi davanti alla parola “fine”: anche Trails of Cold Steel, ormai nel 2020, sembrava aver fatto il suo farewell al pubblico, concludendo una vicenda che ha appassionato i fan (soprattutto oltreoceano) per oltre 10 anni. Sembrava, però, perché le belle storie sono sì destinate a finire, ma nessuno ha decretato come impossibile il fare un ritorno sui propri passi.
In questa recensione vi ri-proponiamo, in unico blocco, gli ultimi due capitoli della vicenda di Trials of Cold Steel (quindi il capitolo 3 e 4), in quanto questi ultimi, in silenzio, hanno fatto il loro approdo su PS5. Per i fan di lunga data sarà come ripercorrere i propri passi, sì, ma per i nuovi ammiratori della serie, l’avventura è appena iniziata.
Una trama fitta destinata a un’inevitabile conclusione
La serie di Legend of Heroes si confà di un gran numero di sotto-serie tra le quali spunta anche Trails of Cold Steel, composta da 4 capitoli collegati tra loro da una trama ricca e non priva di elementi sorprendenti. Il terzo capitolo, non a caso, inizia dove il secondo si era concluso: la classe VII si è frammentata in attesa di vedere le prossime mosse dell’impero in questo presunto periodo di pace e il nostro Rean Schwarzer ha deciso di intraprendere la carriera… dell’insegnante! Ovviamente di una scuola militare.
La missione del nostro protagonista sarà infatti quella di addestrare a dovere una “seconda generazione” della classe VII: possiamo dire che questo capitolo è una sorta di “filler preparatorio” nei confronti del quarto e ultimo capitolo, e infatti non possiamo che segnalare una maggiore lentezza narrativa rispetto ai capitoli precedenti. Segnaliamo, con rammarico, che questa lentezza non si attua solo nel terzo capitolo (ove gli eventi narrati quasi la giustificherebbero) ma anche nel quarto, che non permette così alla serie di raggiungere il suo culmine in sede di narrazione con un “climax ascendente” che forse i fan si aspettavano.
In generale, tra terzo e quarto capitolo, abbiamo relativamente individuato tutti gli aspetti narrativi che ci hanno fatto avvicinare ai primi due spezzoni della nostra avventura: cutscenes minimali ma efficaci, buon doppiaggio, ricchezza di dialoghi e buona caratterizzazione dei personaggi, dei quali osserviamo una crescita coinvolgente e in linea con ciò che gli accade, continuano ad essere il marchio di fabbrica della serie.
L’invitante gameplay che contraddistingue Trails of Cold Steel
Passiamo ora ad uno degli aspetti più emblematici dei primi due capitoli della serie, ossia il sistema di combattimento: ci troviamo di fronte ad un RPG a turni con un variegato party di personaggi che si muovono all’interno di uno spazio 3D ove la propria posizione può significare vittoria o… ingloriosa morte! A discapito delle apparenze, infatti, entrambi i titoli presentano un sistema di combattimento profondo e ricco di possibilità, con una grande necessità, da parte del giocatore, di usare a testa.
Abbiamo giocato i due titoli con la difficoltà “normale” (è possibile scegliere tra ben 5 livelli di difficoltà) e ci siamo trovati di fronte ad un’avventura tutt’altro che “liscia come l’olio” nel suo proseguimento: i combattimenti, data la grande quantità di azioni che possono essere compiute, tenendo anche conto delle combinazioni tra i personaggi, possono terminare spesso e volentieri nel peggiore dei modi se non si calcolano bene le proprie mosse. In sintesi, consideriamo il livello di difficoltà giusto e meritocratico.
L’ottimo gameplay in fase “di azione” si alterna però a delle fasi di esplorazione che non ci hanno convinti. Ci muoviamo, rigorosamente in terza persona, all’interno di ambienti anonimi e scarni sia per quanto riguarda i colori che la presenza di dettagli: assurdo pensare che ciò si contrapponga ad un character design di tutto rispetto (per i personaggi giocabili più che per i nemici) e, soprattutto, ad un eccellente uso di luci ed ombre sui personaggi stessi.
Le animazioni e, soprattutto, la telecamera non ci hanno soddisfatti: per quanto riguarda le prime, i personaggi si muovono in maniera piuttosto legnosa e poco consona al loro design “complesso”, mentre segnaliamo che la telecamera ha una sensibilità (specialmente nei movimenti verticali) eccessivamente alta, con la conseguenza che, senza volerlo, ci si ritrovi spesso, dopo aver fatto compiere alla telecamera un movimento orizzontale, con quest’ultima troppo in alto o in basso.
Questa situazione si ripete in maniera pressoché identica in entrambi i titoli, evidenziano come la grandissima cura dietro alla gestione dei combattimenti (che richiede anche un buon dosaggio, tra le altre cose, degli equipaggiamenti di ogni personaggio) non sia stata posta in egual modo nella strutturazione del mondo di gioco e delle fasi esplorative.
Trails of Cold Steel 3 e 4 in conclusione…
Possiamo concludere affermando che, rispetto alla sua originale uscita su PS4, questa nuova edizione non introduce particolari novità, ma riesce comunque a dare sfoggio, in una nuova occasione, del potenziale di questa mini-saga della grande storia di Trails. Cold Steel 3 e 4 sono titoli solidi sul lato del gameplay che offrono una formula che, pur essendo presente anche in altri titoli del genere tra cui menzioniamo The Caligula Effect, figura quantomai completa e profonda.
Allo stesso tempo, però, non possiamo non avvertire la presenza di più di qualche limite sul fronte tecnico e, facendo eccezione per il già citato buon character design, anche sul lato artistico. Le fasi esplorative, riche in realtà di storie e personaggi degni di essere ricordati, non riesce a soddisfarci in pieno né a impressionarci per sprazzi di originalità, e sul lato della narrazione avvertiamo un leggero ma chiaro calo di qualità e ritmo rispetto ai primi due capitoli della serie.
La quadrilogia che compone Trails of Cold Steel non si è conclusa con la stessa qualità narrativa con la quale era iniziata, mentre la crescita sotto l’aspetto del combattimento, che ha raggiunto il suo apice con il terzo capitolo per poi venire riproposta (giustamente) senza grandi stravolgimenti nel quarto, risulta pressoché evidente. In conclusione, ci troviamo di fronte ad una coppia di titoli che ha saputo fare grandi passi avanti e (purtroppo) anche qualche passo indietro.