Le prime battute della nuova rete antipirateria Piracy Shield, voluta fortemente da Agcom, avevano dato dei segnali incoraggianti nella prima partita della 23esima giornata di Seria A tra Lecce e Fiorentina, durante la quale sono stati abbattuti circa 30 siti pirata che offrivano la visione della partita in maniera gratuita e illecita. Il commissario Agcom, Massimiliano Capitanio, si è mostrato entusiasta dei primi risultati, spendendo ottime parole nei confronti della piattaforma e per aver vinto la prima lotta contro questo crimine.
Tuttavia questo non poteva di certo confermare l’assoluta efficacia di Piracy Shield, considerando anche l’importanza minore della partita, con tutto il rispetto per le due squadre, in confronto ai cosiddetti Big Match, nettamente più seguiti dai tifosi e in generale dagli appassionati di calcio. Il primo banco di prova era stato individuato nella partita serale di domenica 4 Febbraio 2024 tra Inter e Juventus, due squadre in lotta per lo scudetto in uno scontro decisivo per le sorti dell’intero campionato.
Eppure il risultato sperato non è stato raggiunto e i blocchi non sono stati applicati correttamente a tutti i siti, lasciando operativi una moltitudine di domini, così come tutti i servizi IPTV. I dubbi sull’efficacia del Piracy Shield sono sorti già nel pomeriggio di sabato, quando non è intervenuto per bloccare alcun sito o IP illegale, una situazione strana che si è evoluta poi in fallimento durante il Big Match tra Inter e Juventus, dove bastava fare una rapida ricerca su Google per trovare decine di siti funzionanti soltanto nella prima pagina.
Perché Piracy Shield non ha funzionato
Agcom ha dedicato un’intera pagina nel sito per segnalare in chiaro tutti i siti bloccati dal Piracy Shield, ma a quanto pare è rimasta inattiva e priva di voci fino a quanto non ha smesso completamente di funzionare per “Errore Interno del Server“. La sensazione è che non siano stati inseriti i domini per i quali è stato richiesto il blocco per evitare, in caso non fossero stati bloccati, di fornire agli utenti una lista di siti agibili per vedere gli streaming illegali.
Piracy Shield ha richiesto il blocco di tantissimi siti, come visto anche nelle prime ore dall’avvio della piattaforma, ma molti di essi sono tutt’ora ancora operativi. Gli stessi hanno permesso agli utenti di guardare la partita indisturbati, ma in generale, anche se qualche sito era bloccato, bastava una ricerca su Google per trovare un’alternativa, lo stesso Google che aveva comunicato ad Agcom di aver realizzato un sistema per filtrare i siti di streaming illegale.
Le segnalazioni a Piracy Shield sono state comunque poche, così come probabilmente si è optato per non bloccare determinati IP per non rischiare di sbagliare e bloccare siti innocenti, per i quali sarebbe stato difficile ripristinare la situazione, data la mancanza di uno sblocco rapido. Il fallimento di Piracy Shield in generale è da accreditare a diverse ragioni che includono la mancata segnalazione dei siti da parte dei detentori dei diritti, la possibilità che il filtro Google non funzioni, non si applichi sui DNS o non fosse proprio operativo e infine dei problemi di programmazione della piattaforma stessa, inutili davanti a determinate contromisure applicate dai proprietari di certi siti.