Chef Rubio, nome d’arte di Gabriele Rubini, potrebbe passare dei guai in seguito a un controllo della polizia avvenuto questa mattina in via Prenestina a Roma, a poca distanza dalla sede del Ministero degli Esteri. Nell’ispezionare la sua auto gli agenti avrebbero rinvenuto una tanica in plastica contenente 5 litri di sangue, che secondo le dichiarazioni di Rubini sarebbe di origine animale.
Il cuoco è stato portato in commissariato, dove ha ammesso di essere diretto ad un sit-in che si è tenuto di fronte al Ministero degli Esteri. La manifestazione, organizzata da Potere al Popolo, Cambiare Rotta e Opposizione Studentesca d’Alternativa, è stata indetta per contestare la censura da parte della Farnesina di un video dell’Istituto Italiano di Cultura di Córdoba; il filmato in questione faceva parte di un’iniziativa culturale, e ritraeva Chef Rubio mentre indossava una maglietta con i colori della bandiera palestinese, causa politica molto vicina all’ex rugbista e star della cucina “unta”.
Chef Rubio fermato con sangue in macchina: l’ipotesi vilipendio
Durante la protesta di fronte al palazzo della Farnesina, i manifestanti pro-palestina hanno usato un liquido rosso per imbrattare una bandiera israeliana. Il gesto voleva esprimere disappunto per le azioni belliche in corso nella striscia di Gaza, un’offensiva controversa su cui la corte dell’Aja si è pronunciata in questi minuti, accettando di esaminare il caso di genocidio presentato dal Sudafrica.
L’ipotesi vagliata è che Chef Rubio intendesse partecipare al vilipendio della bandiera con la tanica che trasportava, liquido che lui stesso identifica come sangue ovino e bovino (normalmente usato per scopi culinari). Stando ai primi esami, sembra che il liquido sia effettivamente sangue animale.
Lo chef è famoso per le sue posizioni anti-sioniste piuttosto estreme, che spesso esprime in maniera molto vocale e diretta sui social. La stessa comunicazione “senza filtri”, tratto caratteriale che lo ha portato al successo in trasmissioni come Unti e Bisunti o Camionisti in Trattoria, è ora fonte di problemi. Recentemente Chef Rubio è finito a processo per diffamazione nei confronti della polizia, ma non è certo la prima volta che incorre in sanzioni (il primo messaggio pinnato sul suo profilo twitter è un messaggio di scuse verso Molinari, direttore di Repubblica).
Tra i “bersagli” del vitriolo social lanciato dall’ex-rugbista ricordiamo Liliana Segre, Volodymyr Zelenskyj, ma anche Giorgia Meloni, Matteo Salvini, l’assessore leghista Ricca, Kamala Harris, e perfino Vittorio Brumotti. Nessuno si salva dagli attacchi di Chef Rubio: anche Francesco Totti è stato accusato di essere un “camerata” e “servo dei sionisti” per aver partecipato a un concorso indetto da Heineken a Tel Aviv.