Microsoft continua il recente trend di licenziamenti massivi che si sta abbattendo sul mondo gaming e tech, liberandosi in data odierna di 1’900 lavoratori, ovvero l’8% della propria forza lavoro. Nella spazzata è rimasto coinvolto anche Mike Ybarra, presidente di Blizzard Entertainment in carica dal febbraio 2022, che si “porta nella tomba” giochi in sviluppo.
Dall’inizio del 2024 sono già stati licenziati 5’900 dipendenti nel settore gaming, il colpo più recente quello dato da Riot Games, che si è separata da 530 dipendenti, tra cui alcuni collaboratori di vecchissima data. Lo stesso è vero per Microsoft, che nella lista dei depennati può annoverare non solo il presidente di Blizzard, ma anche il cofondatore e designer capo Allen Adham (che lavorò a World of Warcraft, Diablo, e Overwatch).
La mazzata arriva tre mesi dopo l’acquisizione di Activision Blizzard King, un’ambiziosa manovra costata oltre 69 miliardi di dollari e moltissimo tempo passato in tribunale. Ora che Microsoft ha finito di “esaminare la merce”, è ora di riorganizzare la forza lavoro, come spiega Phil Spencer in un memo, citando ridondanze e la necessità di ristrutturare i costi in maniera sostenibile.
Cause ed effetti dei licenziamenti Microsoft
Microsoft ha recentemente raggiunto un valore di mercato di ben 3 triliardi di dollari, traguardo raggiunto, prima di lei, soltanto da Apple. Nonostante questo record positivo, l’azienda tech attualmente sterzata da Satya Nadella non sembra immune al restringimento del mercato che sembra voler continuare anche nel prossimo trimestre.
Nonostante il 2023 sia stato celebrato come un ottimo anno per l’industria videoludica, il successo dei titoli rilasciati è stato contrapposto a una serie di licenziamenti, si parla infatti di una cifra superiore ai 10’000 esoneri. Non è nemmeno finito gennaio 2024, e siamo già vicini al 60% di quel triste totale.
Secondo gli analisti di mercato questa contrazione della domanda di lavoro è dovuta all’effetto pandemia: come abbiamo visto lo scorso luglio nel caso di Niantic (lo studio dietro Pokemon GO), le case di sviluppo hanno incrementato le risorse impiegate per rimettersi in piedi dopo il rallentamento subito a causa del COVID-19. Ora che il mercato si sta riassestando, i CEO sono costretti a fare i conti con gli ambiziosi progetti che avevano lanciato anni fa, visioni che in molte circostanze si stanno rivelando irrealizzabili.
Ecco quindi che la mannaia cala, e nel caso degli sviluppatori bisogna anche prendere in considerazione gli effetti della “minaccia IA“, Copilot e compagnia cantante, strumenti sempre più potenti e versatili su cui Microsoft punta moltissimo (negli ultimi mesi il valore dell’azienda è lievitato proprio grazie alle sue sperimentazioni con queste tecnologie, che ora riescono anche a trovare l’ipotenusa).
Il riassesto di Microsoft non passerà inosservato, ed è altamente probabile che la concorrenza possa prendere in considerazione di seguire l’esempio, ammesso che non stesse già programmando di consegnare le proverbiali scatole di cartone nei propri uffici.
Nell’immediato, Blizzard perde due figure chiave, e vede cancellato il survival Odyssey, titolo in sviluppo da ben 6 anni. Resta in dubbio cosa ne sarà di Starcraft, serie che Mike Ybarra intendeva revitalizzare con una terza entry — tra l’altro Ybarra, ora ex-presidente, risulterebbe dimissionario, ma all’ultimo BlizzCon aveva dichiarato di voler rimanere il più possibile dentro Blizzard, facendo quindi speculare il pubblico su una forzatura dei “piani alti”.
Il 30 gennaio Microsoft pubblicherà i suoi documenti finanziari per lo scorso trimestre, e forse potremo vedere chi occuperà le sedie ancora tiepide lasciate vuote dall’ultima decimazione della silicon valley.