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Il ministro Sangiuliano prova a eliminare dai media la cancel culture con un nuovo decreto “salva-identità” nazionale

Nelle ultime ore si è diffusa una notizia che sta facendo molto discutere: all’interno del nuovo Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (Tusmar), ovvero il provvedimento che regola il funzionamento di tv, radio e piattaforme in Italia, il ministro della Cultura Sangiuliano ha fatto inserire all’ultimo momento un decreto contro la cosiddetta cancel culture.

Infatti, all’interno del Testo Unico, è stato appena inserito all’Articolo 4, quello che elenca i principi generali a cui si devono attenere tv, radio e anche piattaforme streaming, un nuovo comma che indica che i media che dovranno impegnarsi “contrasto alla tendenza contemporanea di distruggere o comunque ridimensionare gli elementi o simboli della storia e della tradizione della Nazione (cancel culture)”. L’obiettivo di tale provvedimento viene meglio spiegato nella relazione tecnica al decreto legislativo: “Contrastare la tendenza odierna di distruggere o ridimensionare i simboli della storia e della tradizione della Nazione e, quindi, mantenere memoria del passato e della cultura storica”.

Palese è dunque l’obiettivo di contrastare la tanto chiacchierata cancel culture. Questa è una tendenza che si è diffusa negli ultimi anni e che consiste nel tentativo da parte di piccoli gruppi di attivisti o singoli individui di influenzare l’opinione pubblica cosicchè vengano eliminate dalla storia o pesantemente screditate quelle opere o quei personaggi che vanno contro a ciò che, oggigiorno, viene considerato “politicamente corretto“. Il fenomeno è di origine principalmente americana, ma, attraverso i social, si è diffuso un po’ in tutto il mondo ed è per questo che il Governo Meloni lo considera una minaccia a livello nazionale, anche se nessuno dei proponenti è stato in grado di indicare quale sia l’effettivo pericolo di “cancel culture” in Italia.

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Le reazioni dei media e del mondo politico al decreto del ministro Sangiuliano

L’inserimento di questa norma sotto forma di principio nel nuovo Testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici permetterà ad Agcom di sanzionare tutte quelle tv o piattaforme streaming che verranno sorprese ad applicare la cancel culture all’interno dei propri programmi. Secondo il ministro Sangiuliano questo provvedimento sarà molto utile per combattere “la barbarie della cancel culture”, mentre Fratelli d’Italia rivendica la norma, parlando di azione “salva identità” contro “l’ideologia woke”, come dichiarato dal responsabile dell’organizzazione del partito Giovanni Donzelli.

Le opposizioni si sono invece sin da subito schierate molto duramente contro il provvedimento, mettendo in dubbio anche il modo in cui è nata la norma, come a fatto notare la presidente della commissione di Vigilanza Rai del M5S Barbara Floridia ai microfoni del Fatto Quotidiano:

Quello sulla ‘cancel culture’ è un dibattito molto serio che andrebbe valutato nel suo complesso e non in chiave ideologica. Deprechiamo nella maniera più assoluta la messa al bando di capolavori della letteratura, dell’arte o del cinema in nome di una visione distorta di valori e standard morali del mondo di oggi. Allo stesso modo contrastiamo ogni forma di revisionismo ideologico della cultura e della storia.

Ci chiediamo però se tutta questa complessità possa essere affrontata con due righe in un decreto che modifica il Tusmar. È questo un modo serio di affrontare un fenomeno del genere che coinvolge la sfera pubblica, le piattaforme online e le dinamiche sociali, oltre che soprattutto la libertà di espressione e la capacità delle persone di esprimere le proprie opinioni? Non pensa il governo che la possibilità addirittura di erogare sanzioni, in questo campo forse può condurre proprio a quel conformismo ideologico che a parole vorrebbero contrastare? La vera forza delle nostre democrazie sta nella ricchezza del confronto e del dibattito pubblico. Pensare di sanzionare il reato di ‘politicamente corretto’ è l’ennesimo tentativo goffo di agire in campo culturale che rischia di creare solo distorsioni e nulla di più. L’identità nazionale non si salva per decreto

Barbara Floridia

Ancora non si sa tuttavia se il tentativo di Sangiuliano andrà in porto. Il Testo è per ora stato approvato solo in via preliminare sotto forma di decreto legislativo nel Consiglio dei ministri del 19 dicembre 2023, mentre oggi è in discussione nella commissione Cultura della Camera, che dovrà dare il proprio parere, prima che il Tusmar torni a Palazzo Chigi per l’approvazione definitiva.

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Simone Gambaro

Simone Gambaro

Aspirante scrittore classe 1997 amante di tutto ciò che è intrattenimento. Vivo in provincia di Milano e adoro i Pokémon, i libri di Philip K. Dick, i film horror e la musica rap.

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