La stagione autunnale 2023 è stata per certi versi la migliore che abbiamo avuto nel corso di quest’anno. Non che abbiamo avuto pessime stagioni nei mesi precedenti, visto che l’unica veramente arida è stata quella estiva, ma questa è stata un pelino sopra le altre per il gran numero di serie interessanti nel suo “roster”. Tra l’ottimo e malinconico Frieren e l’interessante I diari della speziale, tra in titoli che più mi hanno emozionato di questa stagione c’è anche I’m in Love with the Villainess.
Tratta dalla serie di light novel scritta da Inori e illustrata da Hanagata, l’anime segue Rei Oohashi, un’impiegata giapponese che un giorno si risveglia nel corpo della protagonista del suo otome game preferito, Revolution. La giovane – qui conosciuta con il nome Rae Taylor – incontra subito il suo personaggio preferito del gioco, ossia l’antagonista principale Claire François. Anche se si trova nel mondo di un otome game, a Rae non interessano i tre principi che nel gioco dovrebbero essere i suoi pretendenti, ma considera soltanto Claire, di cui è innamorata.
La premessa della serie è all’apparenza molto semplice e diretta, come il primo episodio. Nell’introduzione abbiamo un tono molto leggero e costellato di gag dovute ai falliti tentativi di bullismo di Claire nei confronti di Rae, che invece gode del trattamento che riceve, andando a creare reazioni davvero divertenti nell'”antagonista”. Ben presto ci si rende però conto che dietro a tutto questo c’è molto di più, anche dietro i suoi personaggi.
I personaggi e la storia di I’m in Love with the Villainess
Rae è una protagonista allegra e spesso anche sopra le righe, che sotto sotto ha un lato furbo e intelligente. Questo, unito alle sue conoscenze del mondo grazie ai suoi diversi gameplay di Revolution, le ritornano molto utili nella sua vita di tutti i giorni. Dentro di sé cela anche sentimenti profondi che sembra non aver paura di esprimere, ma che a volte preferisce nasconderli dietro al pensiero di accontentarsi del vedere la sua amata felice senza essere lei a portarle felicità.
Claire inizialmente parte come una stereotipica tsundere e ragazza ricca degli anime (con tanto di iconica risata), ma anche lei inizia fin dalle prime battute a mostrare lati che inizialmente non ci si aspetterebbe (e che ti farebbero chiedere piuttosto “come cavolo è possibile che lei fosse la cattiva?“). Claire si dimostra infatti una brava persona (anche se lei non lo ammetterebbe mai a causa della sua opinione negativa di sé), tanto da dimostrarsi coscienziosa del benessere degli altri, anche in situazioni in cui inizialmente sembra esprimere un parere contrario. Inoltre cela dentro di sé un lato emotivo più complesso e malinconico.
Anche i personaggi secondari non sono male, soprattutto in casi come le (loro malgrado) controverse Lene e Manaria, che giocano nei ruoli chiave nello sviluppo della storia e di Rae e Claire come persone. Misha e i tre principi Rod, Yu e Thane si rivelano dei perfetti personaggi di supporto in più di un’occasione, anche se non sono poi chissà quanto approfonditi in questi 12 episodi.
La storia di I’m in Love with the Villainess è davvero interessante, e tratta anche gli elementi LGBT+ e tematiche come la disparità sociale tra nobili e popolani in una maniera non banale e con i giusti toni. Un esempio di questo lo si ha proprio nei primi episodi, con il discorso sula sessualità nel terzo episodio che è davvero ben scritto. Grazie a Rae abbiamo anche piccole nozioni di world-building che rendono ancora più interessati alla situazione sociale e politica di quel mondo.
Ovviamente la storia non è finita, anzi in un certo senso siamo solo agli inizi. Il finale infatti ha qualche scelta che potrebbe mettere curiosità per scoprire cosa accade in seguito
In alcune parti l’adattamento ha dovuto tagliare alcuni elementi della storia, ma di queste differenze lascerò parlare qualcuno che ha letto i romanzi originali. Lascio quindi la parola a Daniela.
Differenze tra i romanzi e l’anime
Daniela: I’m in Love with the Villainess è un’opera che, tra manga e spin-off, può vantare di numerose versioni diverse e l’anime, contrariamente alle aspettative, riesce a proporsi non come semplice e blando adattamento ma come una rivisitazione a sé degli eventi del primo romanzo e poco più dell’opera originale, con una sua anima e niente da invidiare alle trasposizioni uscite in precedenza. Sia che abbiate letto il manga sia che, invece, come me siate stati lettori della light novel troverete comunque numerose differenze, cambiamenti nel ritmo o nel posizionamento degli eventi e naturalmente (purtroppo) anche alcuni tagli.
L’episodio che soffre maggiormente è sicuramente il nono, che coincide col finale del primo romanzo e, se vogliamo guardare anche al manga, fine del volume quattro. Claire e Lene sono le protagoniste assolute di questo ultimo episodio; o almeno, dovrebbero esserlo, perché purtroppo l’anime non riesce a catturare perfettamente i sentimenti delle due e, soprattutto, l’inizio dell’evoluzione di Claire che la porterà man mano ad analizzare in maniera più critica il mondo che la circonda.
Se I’m in Love with the Villainess è una storia di crescita, di comprensione del mondo che ci circonda, le vicende di Lene rappresenta il vero e proprio inizio di tutto e vederlo subire tanti tagli, soprattutto per il personaggio di Claire, non è stato proprio ottimo. Al di là di questo piccolo inciampo, comunque, l’adattamento animato dell’opera riesce a conquistarsi la propria indipendenza rispetto al manga inserendo numerosi foreshadow ad eventi futuri, talvolta presenti nella controparte cartacea e altre volte totalmente assenti come l’apparizione di Dorothea sempre nell’episodio 9 e le numerose menzioni e riferimenti allo spin-off She’s so Cheeky for a Commoner. Senza esagerare, dunque, possiamo dire tranquillamente che l’anime di I’m in Love with the Villainess è un adattamento più che riuscito della light novel originale per nulla deludente come (purtroppo spesso) accade con altri anime tratti da romanzi giapponesi.
Lato visivo e doppiaggio
Yoel: Se da lato storia e personaggi I’m in Love with the Villainess risulta spesso davvero ottimo, la serie deve fare i conti con il suo punto debole maggiore: l’apparato tecnico e la messa in scena. Visivamente la serie è abbastanza debole, e anche se in generale non è poi così terribile e non mina la visione, ci sono delle scene dove alcuni elementi sono storti (raramente lo sono anche le facce di alcuni personaggi).
Una delle eccezioni a questa sua debolezza è il video dell’opening, che risulta piuttosto simpatico e che ha anche una sequenza d’azione davvero carina (inoltre adoro il modo in cui si muove il logo all’inizio). La colonna sonora è invece abbastanza simpatica, soprattutto le canzoni usate come opening ed ending. Di quest’ultima ce ne sono varie versioni (anche video, nonostante questi siano più che altro fermi) cantate da Rae, Claire o entrambe.
A livello di traduzione invece c’è una piccola pecca nel modo in cui i vari personaggi si riferiscono a Manaria, visto che viene chiamata o “Manaria cara” oppure prima signorina poi principessa. La cosa è strana, considerato che Claire la considera come una sorella e la chiama onee-sama in originale.
In conclusione I’m in Love with the Villainess è davvero una buona serie che brilla soprattutto nella storia e nei suoi personaggi, capaci di emozionare e di tenere incollati allo schermo. Purtroppo non è altrettanto forte anche visivamente. Tutti e 12 gli episodi della serie sono disponibili sia in lingua originali con sottotitoli che con doppiaggio italiano su Crunchyroll.