E così, dopo ben 10 anni (Man of steel arrivava in sala nel 2013), con Aquaman: il regno perduto, cala il sipario sul DCEU, il DC Extended Universe, il tentativo di Warner Bros. di fare concorrenza ai Marvel Studios con un universo cinematografico condiviso che vede protagonisti i supereroi di DC Comics. Si potrebbe sperare in un commiato in grande stile, ma questo secondo capitolo dedicato al Re di Atlantide non ci lascia alcun rimpianto per una saga che, ahinoi, non è mai riuscita ad eccellere.
Aquaman 2: un disastro già annunciato
Prima di addentrarci nell’analisi del film, riteniamo giusto spendere due parole sulle difficoltà del progetto, tutte difficoltà estrinseche al prodotto, ma che inevitabilmente andranno a inficiarne gli incassi al botteghino. Perché Aquaman 2 è un film inutile. Grande forza del MCU è la sua componente seriale, capace di rendere interessanti anche i film dedicati a personaggi meno conosciuti: lo spettatore vorrà guardare Ant-Man and The Wasp perché, se non lo facesse, durante la visione di Avengers: Endgame, avrebbe la sensazione di essersi perso un pezzo.
Aquaman 2 è un film che non porta a niente, che arriva in sala dopo l’annuncio del reboot dei supereroi DC al cinema che prenderà avvio nel 2025 e che vedrà la direzione artistica di James Gunn. Per tale ragione, le premesse sono quelle di un film affatto imperdibile, sul quale neanche Gunn ha provato a puntare: ha provato a vendere The Flash e Blue Beetle definendoli rispettivamente “il film che resetta l’universo DC portandolo al suo reboot” e “il film che non fa parte del nuovo DCU, ma che ci presenta il primo personaggio del nuovo universo narrativo”, affermazioni che, veritiere o meno, hanno sicuramente incuriosito una piccola fetta di pubblico.
Per Aquaman 2 invece niente. Viene da chiedersi dunque, perché portare avanti sino al rilascio in sala un progetto con così scarsa possibilità di successo. La risposta è molto semplice: i lavori sul film erano iniziati molto tempo fa, e sono andati troppo avanti. Chiudere la lavorazione del film a quel punto del suo sviluppo, avrebbe significato per Warner (che già naviga in brutte acque) una perdita assicurata e non giustificata. Portare il film in sala significa sperare di incassare quanto più possibile non solo dalla pellicola, ma anche dal relativo merchandise, così da ammortizzare un minimo quella perdita.
Aquaman 2, fratello minore del suo predecessore
Ma torniamo alla pellicola, e iniziamo con una premessa: se vi è piaciuto Aquaman, probabilmente apprezzerete, o perlomeno non disdegnerete totalmente, Aquaman: il regno perduto, essendo un sequel che porta con sé tutto ciò che abbiamo visto nel primo film, compresi i suoi difetti.
D’altronde alla regia torna James Wan, ed è difficile non notare le assonanze a livello di inquadrature e composizione della scena tra questo film e il precedente, in particolare nelle sequenze più spettacolari, ricche di effetti speciali e combattimenti ripresi girando intorno agli attori. Lo stesso vale per la sceneggiatura: i personaggi, la loro caratterizzazione, i tempi comici, tutto segue quanto già visto in Aquaman nel 2018.
Tuttavia, se quel film dava la sensazione di un racconto composto da varie idee, seppur realizzate male, questo manca di inventiva e originalità, mostrando un’azione fine a sé stessa e priva di fondamenta narrative, attraverso un racconto troppo lungo per ciò che viene messo in scena e con pochi (pochissimi) spunti interessanti.
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Tra questi possiamo citare la dinamica tra Aquaman e il fratello Orm, l’unico elemento della sceneggiatura che, nonostante la superficialità con cui viene trattato, regala dei momenti interessanti o capaci di strappare un sorriso. Detto ciò, niente di questo film, partendo dai protagonisti fino ad arrivare al villain, si può definire memorabile.
La delicata questione di Amber Heard
Uno dei dibattiti più accesi sul web lo scorso anno era quello inerente il processo Depp-Heard, definito da alcuni “il processo del secolo”. Di certo si è trattato di un evento mediatico non di poco conto, il cui esito avrebbe inevitabilmente portato a delle conseguenze nella produzione di Aquaman 2. Perché Amber Heard, uscita sconfitta dal processo, è l’interprete di Mera, personaggio molto importante nel primo film e che, se fosse totalmente scomparso nel sequel, avrebbe reso la storia meno credibile.
Si ci chiedeva, dunque, cosa ne sarebbe stato di Mera, quanto importante sarebbe stato il suo ruolo e come il processo avrebbe modificato i piani di James Wan. Il regista, per tutta risposta, aveva affermato che il film era stato già pensato come un racconto che avrebbe visto protagonisti i due fratelli, e che il ruolo di Mera sarebbe stato marginale proprio per questa ragione. I piani originali, dunque, non sarebbero cambiati.
Vero o meno che sia, nel gestire la cosa è stato fatto un buon lavoro: con varie giustificazioni narrative e con l’ausilio del montaggio, nonostante uno screentime estremamente ridotto, il personaggio della Heard è presente quando necessario e assente dove se ne può fare a meno. Certo, che non sia stato trattato a 360 gradi è evidente, ma uno spettatore ignaro dei retroscena non soffrirà particolarmente la cosa.
Conclusioni
Il DCEU ci lascia per sempre, e nel farlo esala un lieve respiro, forse un sospiro di sollievo, forse di stanchezza. Aquaman: il regno perduto è tutto ciò che in questo universo narrativo non ha mai funzionato, sofferente di una sceneggiatura debole e una realizzazione pigra che, alla stregua della godibilità, lo rendono un film assolutamente dimenticabile. L’ultima speranza di Warner poteva essere un passaparola positivo, ma visto il prodotto, ci sembra difficile che questo possa avvenire
Se foste interessati, vi lasciamo qui il trailer del film.