Matthew Perry, il noto attore della serie comedy “Friends” ci ha lasciato verso la fine del mese di ottobre, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore dei fan e anche dei suoi cari. La sua morte fino a questo momento è stata avvolta nel mistero ma di recente, così come leggiamo su Variety, l’autopsia ha confermato le cause della dipartita, dovute a quanto pare ai tragici effetti della ketamina. Il resoconto del medico legale associa la morte dell’attore agli “effetti acuti della ketamina”, un tranquillante che dà effetti dissociativi approvato per usi medici, ma usato spesso anche come droga.
Tali conseguenze hanno poi condotto la star di Friends ad annegare nella sua vasca idromassaggio dopo tale assunzione, lasciando i soccorsi intervenuti sul luogo senza una possibilità per tarlo in salvo. Come discusso nei nostri precedenti articoli, Perry ha vissuto una vita difficile e complessa, lottando tutti i giorni con i suoi problemi di depressione, ansia e disturbi post-traumatici.
L’attore ha lasciato questo mondo a soli 54 anni. Come anticipato verso la fine del mese di ottobre è stato trovato morto in una vasca idromassaggio nella sua casa di Los Angeles, in California: l’autopsia ipotizzava anche l’annegamento come causa della morte e in quel frangente si ipotizzava anche il suicidio. Nel suo corpo è stato trovata anche buprenorfina, un oppioide, che nell’autopsia è citata come fattore che ha contribuito alla dipartita.
Matthew Perry: l’attore di “Friends” sarebbe morto per «gli effetti acuti della ketamina», stando ai risultati dell’autopsia
L’interprete di Chandler non ha mai nascosto le sue lotte contro la depressione e l’alcolismo, condividendole all’interno della sua autobiografia uscita anche in Italia, dove all’interno sono racchiuse tutte le vittorie e le sconfitte palesatesi nella sua vita. Anche gli anni passati sul set di “Friends” non sono stati facili per Perry, visto che anche in quei 10 anni l’attore ha provato a lasciare per sempre il pericoloso tunnel dell’alcol e della droga, entrando e uscendo più volte dalla cliniche di riabilitazione, senza però aver alcun successo.
