In Giappone sta continuando il processo contro Shinji Aoba, il quarantenne che nel luglio 2019 ha appiccato un incendio allo studio Kyoto Animation uccidendo 36 persone e ferendone molte altre. La scorsa settimana l’aula ha visto una discussione accesa tra l’accusa e la difesa di Aoba sulla pena da dargli, e sono state ascoltate anche le opinioni dei famigliari. Questi ultimi hanno espresso il desiderio di vedere Aoba ricevere la pena più pesante possibile, ossia la pena di morte, ancora in vigore in Giappone nonostante le proteste internazionali.
Oggi sono arrivate novità riguardo al processo, in quanto il Pubblico Ministero ha chiesto formalmente che Aoba riceva la pena di morte: “Il numero delle vittime è stato di gran lunga il più alto nella storia dei processi penali giapponesi, perché si è trattato di un atto di vendetta basato su un irragionevole rancore contro la Kyoto Animation“.
Shinji Aoba ha dato fuoco allo studio perché era convinto che fosse stata plagiata la scena di un romanzo da lui scritto. Durante l’attacco ha riportato ustioni sul 90% del corpo ed è rimasto in ospedale per diverso tempo prima di essere arrestato dalle autorità. L’uomo ha ammesso di aver appiccato l’incendio, e ora deve rispondere a ben cinque accuse, tra cui omicidio, tentato omicidio e incendio doloso.
La difesa di Aoba
Durante una seduta in aula del mese scorso, Aoba ha dichiarato di essersi pentito del gesto, anche se non è sembrato totalmente sincero ai famigliari. La madre di una giovane vittima ha infatti ammesso che dopo le scuse di Aoba ha ammesso di aver perso ogni speranza che potesse scusarsi sinceramente, e ha espresso la volontà che gli venga data la pena più pesante possibile.
Gli avvocati dell’uomo hanno dichiarato che nel momento dell’atto Aoba non sapeva distinguere tra il bene e il male e non era capace di intendere e di volere. La scorsa settimana la difesa aveva pregato la corte di non prendere decisioni basate sull’empatia che potrebbe provare nei confronti dei famigliari delle vittime e dei sopravvissuti. La sentenza definitiva del processo darà data il prossimo 25 gennaio.