Con i suoi 122 metri d’altezza, 5000 tonnellate e due stadi d’accensione, il razzo superpesante Starship di SpaceX sembrava destinato alla grandezza. Ieri, 18 Novembre alle ore 13 si è alzato in volo dal sito di lancio a Boca Chica in Texas seguendo precisamente la traiettoria desiderata, prima di esplodere in mille pezzi. Eppure, nonostante ciò, l’azienda di Elon Musk lo considera un successo.
I test del veicolo riutilizzabile o dei suoi componenti hanno spesso avuto questo esito, dopotutto. Nello scorso aprile, una prova di volo del razzo che dovrebbe portare gli esseri umani sulla Luna e su Marte era finita in un’esplosione dopo qualche minuto dal decollo per la mancata separazione di uno degli stadi, che aveva portato il mezzo a volteggiare su se stesso ed a perdere il controllo.
Ciò che stavolta ha portato prima il booster e poi Starship a diventare una palla di fuoco dopo appena tre minuti e venti, è stato definito un “rapid unscheduled disassembly“, ovvero un rapido smontaggio imprevisto. Prima dell’esplosione, però, il razzo aveva quasi raggiunto l’altitudine desiderata, superando di 50km la linea di Kármán che decreta l’inizio dello spazio aperto, per un gran totale di 150km di viaggio.
Un piccolo successo per SpaceX
Gli esplosivi, in realtà, erano stati installati pochi giorni prima dal team che si occupava del sistema di terminazione del volo (Flight Termination System – FTS) e servivano come sempre a proteggere le aree circostanti in caso di perdita di controllo del razzo o dei suoi stadi. Nonostante il finale col botto, quindi, SpaceX è riuscita ad accumulare da questo test parecchi dati che saranno cruciali per le prossime missioni.
Rispetto al precedente test, Starship è infatti riuscita a lasciarsi dietro meno danni durante il decollo, a far funzionare tutti e 33 i motori Raptor ed a mantenere una traiettoria stabile fino alla separazione del primo stadio. Inoltre, è stato testato per la prima volta su un razzo simile il sistema hot stage ring, ovvero un anello incredibilmente resistente e ventilato posto tra il primo e il secondo stadio, in grado di sopportare lo stress dell’accensione dei motori di quest’ultimo e coadiuvarne il distacco.
I problemi sono sorti raggiunti i 150km circa, quando per motivi ancora sconosciuti è stato attivato il FTS. Il primo stadio, forse separato troppo violentemente, è esploso a mezz’aria prima del rientro, seguito circa dieci minuti dopo dal resto di Starship. Siamo ancora lontani, dunque, dalla realizzazione del veicolo sicuro e riutilizzabile che SpaceX aveva in mente per riportare gli umani sulla Luna, ma al tempo stesso non siamo mai stati così vicini alla realizzazione di questo obiettivo.
Fonti: Corriere della Sera, Space.com