Guai in vista per Airbnb. Il colosso statunitense degli affitti brevi è stato accusato dall’autorità giudiziaria di non aver versato le imposte dovute allo Stato.
La Procura di Milano, infatti, ha appena iscritto nel registro degli indagati per il reato omessa dichiarazione fiscale tre persone che hanno ricoperto la carica di amministratori tra il 2017 e il 2022. Nel frattempo, il Nucleo tributario della Guardia di Finanza di Milano ha proceduto a sequestrare poco più di 779 milioni di Euro alla società.
Airbnb sotto inchiesta per omessa dichiarazione fiscale
L’accusa ipotizzata dalla Procura milanese contro i tre amministratori del colosso americano è quella di omessa dichiarazione fiscale. Questo particolare figura di illecito penale consiste nel non presentare alle autorità preposte la dichiarazione tributaria, con lo scopo di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto di valore pari o superiore a 50.000€.
Secondo l’accusa formulata dal Pubblico Ministero, Airbnb non avrebbe versato allo Stato italiano, nel quinquennio 2017-2021, con cedolare secca le imposte relative ai 3,7 miliardi di Euro fatturati dal colosso, il cui valore ammonta a 779,5 milioni di Euro.
Airbnb si rifiuta di fare da sostituto d’imposta
La questione, in realtà, è un po’ più spinosa di quanto non appaia a un primo sguardo. Difatti, stando al dettato dell’articolo 50 del D.L. del 24 aprile 2017, numero 50, in capo alle società come Airbnb grava l’obbligo di fungere da sostituto d’imposta nel versamento della cedolare secca al posto dei suoi clienti, vale a dire i proprietari degli immobili affittati per brevi periodi.
Il sostituto d’imposta è un soggetto che è obbligato a versare il tributo al posto del contribuente. Un esempio di sostituto d’imposta è il datore di lavoro, il quale versa parte dei tributi dovuti dal lavoratore dipendete allo Stato, effettuando successivamente una ritenuta dalla busta paga di quest’ultimo.
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Ebbene, Airbnb si è sempre rifiutata di fungere da sostituto d’imposta, adducendo come ragione quella di non potersi sostituire allo Stato nella raccolta dei tributi.
La notizia dell’indagine contro gli amministratori dei Airbnb arriva a pochi giorni da una sentenza “storica” della Cassazione: la Suprema Corte di Roma ha infatti deciso in modo definitivo che ai siti internet come Airbnb spetta l’obbligo di versare la cedolare secca in luogo dei “contribuenti di diritto”.
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