Pluto era senza ombra di dubbio uno degli anime più attesi di quest’anno, con una pletora di appassionati i quali non vedevano l’ora che questo prestigioso progetto venisse rilasciato su Netflix.
Pluto nasce dalla mente e dalla penna di Naoki Urasawa come rivisitazione e reinterpretazione della storia dell’iconico Astro Boy (Tetsuwan Atom) del leggendario Osamu Tezuka per omaggiarne il 50°anniversario dalla pubblicazione.
Annunciato nel lontano 2017, il progetto animato di Pluto sembrava ormai divenuto una leggenda metropolitana, con totale assenza di aggiornamenti per svariati anni e diversi problemi interni alla produzione che ne hanno pesantemente rallentato la realizzazione.
Tra svariate problematiche ed imprevisti, agli inizi del 2023 l’uscita di Pluto venne confermata entro la fine dello stesso ed ora la trasposizione animata a cura di studio M2 è finalmente sbarcata su Netflix.
Toshio Kawaguchi debutta come regista con questa serie. M2 produce le animazioni mentre Genco è creditata alla produzione generale. Shigeru Fujita è il character designer (lavorò, sempre nello stesso ruolo, anche a Monster) e si occupa della supervisione alla direzione dell’animazione, e Yugo Kanno (Psycho-Pass, Le Bizzarre Avventure di JoJo) compone le colonne sonore. Masao Maruyama, Taro Maki e Yuji Yamano sono i produttori esecutivi. L’autore del manga originale Naoki Urasawa è il consulente creativo.
Le vicende e la narrativa di Pluto [SPOILER]
Come detto poc’anzi, Pluto rielabora e rivisita la storia di Astro Boy e, più nello specifico, dell’arco narrativo “Il più grande robot del mondo”. Di conseguenza Atom rimane uno dei fulcri nevralgici della narrazione, seppur vi siano ingenti cambiamenti tra il “nuovo” ed il “vecchio”.
L’immediatamente tangibile differenza tra questa reinterpretazione e l’originale di Osamu Tezuka è che il ruolo di protagonista principale viene ricoperto da Gesicht: un poliziotto dell’Europol, il quale è a sua volta un robot.
Nell’opera madre, Gesicht è solo un personaggio secondario che appare per l’appunto nel suddetto arco narrativo con l’obiettivo di arrestare Pluto. Nella storia narrata da Urasawa, invece, viene fatto un passo indietro ed egli inizia il suo percorso cercando di risolvere una strana serie di omicidi di umani e robot e durante le indagini i vari casi diverranno sempre più contorti, raccogliendo prove del fatto che un robot potrebbe essere l’artefice di queste malefatte.
Famoso per il suo servizio militare nella 39a Guerra Asiatica, il leggendario robot svizzero Montblanc viene violentemente assassinato. Umani e robot in tutto il mondo piangono per l’amata celebrità.
La popolarità di Montblanc crebbe negli anni successivi alla guerra, grazie alla sua dedizione alla conservazione della natura e alla sua personalità amorevole.
Gesicht, un veterano di guerra e detective robotico dell’Europol, viene inviato per indagare sulla tragica scomparsa di Montblanc.
La storia di Pluto è ambientata in un futuro distopico dove esseri umani e robot senzienti convivono come membri integranti della società, tuttavia da parte di una larga fetta dell’umanità vi è aspro dissenso e “razzismo” nei confronto di questi robot/androidi e la tematica dell’odio verso la diversità è uno dei fulcri centrali dell’opera dal suo inizio fino alla fine.
Tutto inizia, difatti, con l’omicidio in circostanze sconosciute di Bernard Lanke, un umano sostenitore delle leggi internazionali sui robot, il cui cadavere viene rinvenuto con delle strane corna metalliche attaccate al cranio, in maniera molto simile a come fu rinvenuto il corpo del robot Montblanc.
Fare a pezzi un robot del calibro di Montblanc è tuttavia un’impresa impossibile per un normale essere umano e all’interno della dimora di Lanke non sono state lasciate tracce che possano ricondurre ad un’irruzione da parte di un umano.
Gesicht arriva quindi a sostenere che solo un robot sarebbe in grado di compiere tali gesti.
Ciononostante la legge vieta categoricamente ai robot di ferire o uccidere volontariamente un essere umano; se il tutto fosse accaduto esattamente come Gesicht sospetta, sarebbe il primo caso d’omicidio di umano da parte di un robot in ben 8 anni.
Già nel 1°episodio si entra nel vivo con l’introduzione di Brau-1589, il robot artefice del primo omicidio sopracitato, di Atom verso la fine della puntata ma, soprattutto, del concetto dei 7 robot di prima classe creati con le migliori tecnologie al mondo, talmente avanzati e potenti da poter essere considerati armi di distruzione di massa.
In Atom e Gesicht si fa sempre più solida la convinzione che il carnefice abbia intenzione di sterminare tutti e 7 i robot più avanzati e, al contempo, tutti gli esseri umani che hanno avuto influenza ed impatto sulle politiche internazionali per i robot e sulla creazione di quest’ultimi.
Atom apprende dal professor Ochanomizu che prima della guerra Tracia accusò falsamente la Persia di costruire armi (robot) di distruzione di massa. Ochanomizu, insieme ai defunti Lanke e Tazaki, facevano parte della commissione d’inchiesta “Bora” incaricata di indagare se queste armi esistessero veramente.
Le puntate di Pluto proseguono in maniera abbastanza lineare; in un breve lasso di tempo vengono introdotti tutti e 7 i robot (Gesicht, Atom, Montblanc, North #2, Brando, Heracles ed Epsilon), la sorellina dell’Astro Boy Uran, Adolf, Abullah e via discorrendo fino ad arrivare a SOL 2083553.
Nel frattempo che la storyline principale progredisce, nasce e si sviluppa una secondaria riguardante una setta anti-robot che auspica alla morte di tutte le macchine, con Gesicht come bersaglio primario.
Quest’ultimo era in procinto di partire per il Giappone come promesso a sua moglie, ma la notizia della morte di Atom lo manda “in cortocircuito” e fa saltare il viaggio. Al contrario, Gesicht viene nominato guardia del corpo (e sorvegliatore) personale di Adolf, l’uomo che fino a poche ore prima stava cercando di ucciderlo, scoprendo che egli è in possesso di informazioni riservate di vitale importanza.
Atom ovviamente non è morto “definitivamente” e viene riparato dal Dr.Tenma, colui che lo creò ad immagine e somiglianza del suo deceduto figlio Tobio, nel tentativo di “riportarlo in vita”.
Lo stesso Dr.Tenma, in maniera celata, ci viene svelato essere dietro all’intero scoppio della 39°guerra asiatica; il tutto con l’intento di rompere l’equilibrio e generare un chaos in grado di far evolvere il suo robot perfetto, la creazione successiva a quella di Atom.
Parlando di evoluzione, con il passare del tempo, Gesicht compie un viaggio introspettivo nel quale inizia a realizzare il fatto di essere capace di provare odio e, per questo motivo, anche paura. Per quanto perfetta e avanzata possa essere l’intelligenza artificiale dei robot (ancor di più quella dei 7 più avanzati), le emozioni per loro sono un mistero: cercano di emularle per ritagliarsi il proprio spazio nella società, ma faticano ad empatizzare con esse e non riescono a replicarle attivamente.
Il messaggio che si evince da questo sviluppo emotivo di Gesicht è che persino le emozioni, in una qualche maniera, nascono della razionalità; sono frutto di un cervello in grado di processare e di evolversi e non sono unicamente vincolate al vago e retorico concetto di anima o spirito che spesso accomuna molti anime e manga ed, in generale, opere di questo genere.
Questa nuova “linfa vitale” del protagonista lo porta a proseguire le indagini di testa propria, disobbedendo più volte ai propri superiori e prendendo scelte importanti in completa autonomia.
Grazie alla sua investigazione in solitaria, Gesicht riesce a scoprire la vera identità di Pluto, la sua locazione e chi sono le menti dietro a tutto quest’ordito piano. A tu per tu con Pluto, tuttavia, invece che eliminarlo una volta per tutte disobbedisce per l’ultima volta nella sua carriera da detective dileguandosi sotto la promessa che il Dr.Hoffman sarebbe stato liberato.
Mentre Gesicht, in seguito alle sue dimissioni, sembra oramai libero di godersi la meritata vacanza in Giappone promessa alla moglie, viene ucciso ad Amsterdam da un robottino che aveva conosciuto poco tempo prima in Persia con un colpo di cannone a grappolo. Il come tale robot sia arrivato in Olanda dalla Persia risulta piuttosto forzato e campato per aria.
L’ultimo della lista dei 7 robot più avanzati a venire eliminato è Epsilon, il quale nonostante il suo pacifismo è stato l’individuo in grado di arrecare la maggior quantità di danno a Pluto.
Con la dipartita di quest’ultimo, tuttavia, si risveglia Atom al quale è stato impiantato il chip di memoria di Gesicht; come a simboleggiare un passaggio della torcia per le speranze dell’intero pianeta. Il motivo per cui Atom si risvegli esattamente in concomitanza con la morte di Epsilon è anch’esso piuttosto fumoso e sconclusionato
L’epilogo è oramai prossimo e viene rivelato allo spettatore che Abullah non è un semplice cyborg, un umano a cui sono stati trapiantati arti robotici, ma un vero e proprio robot. Non uno qualunque per giunta, bensì il robot perfetto creato dal Dr.Tenma dopo che quest’ultimo ha inserito nel suo capolavoro il chip contenente l’odio dell’Abullah originale. Così facendo è divenuta realtà la “reincarnazione” del lato più distruttivo e pregno di rabbia di Abullah, emozioni che hanno poi dato il via a tutte le vicende che vediamo nel presente di Pluto.
Come se Pluto non fosse abbastanza, Bora (una bomba ad antiprotoni creata da Abullah e la Persia) si sta dirigendo verso un vulcano in Tracia rischiando di mettere fine all’intero genere umano, dando il via all’era dei robot.
L’inevitabile scontro contro Pluto, anticipato sin dall’inizio dell’adattamento, diventa una questione secondaria che viene sbolognata nell’arco di 5 minuti scarsi.
L’anime di Pluto si conclude con quest’ultimo e Atom che uniscono le forze per eliminare la minaccia rappresentata da Bora. Il confronto è impari e l’unico mezzo per poter mettere fine al pericolo è il sacrificio del più grande robot del mondo. Così la terra è salva, con l’auspicio di una nuova epoca dove umani e robot riescano a convivere e a comprendersi meglio.
Il comparto tecnico di Pluto
Come ribadito all’inizio della recensione, il progetto di Pluto ha avuto diversi intoppi durante la sua produzione che hanno portato ad un’attesa di ben 6 anni dal proprio annuncio prima di vedere la luce.
Ciononostante, il prodotto finale di Studio M2 è costantemente di pregevole fattura; non si raggiungono mai picchi incredibili che facciano gridare al miracolo ma, al contempo, non si arriva mai a baratri che facciano pensare: “La produzione è collassata”, “Avevano finito il budget” o altri luoghi comuni di questa risma.
Nei giorni precedenti alla messa in onda aveva causato perplessità la scelta da parte di M2 di rimpiazzare gran parte degli FX disegnati a mano durante l’animazione chiave (uno dei processi più complessi e dispendiosi di una produzione) sostituendoli con CGI e motion blur nonostante essi fossero già pronti e completi. In alcuni alcune sequenze questo subentro è evidente e coccia con il compositing ed il color design, mentre in altre è molto più impercettibile e amalgamato meglio con il resto della scena.
Kawaguchi più che quello di regista ha svolto il ruolo di supervisore generale alla regia e la costanza si vede; nonostante ogni episodio di Pluto avesse differenti registi e storyboarder rispetto agli altri, tutte le puntate seguono la stessa direzione registica e artistica. Nello specifico il lavoro dei registi dell’animazione (sakuga kantoku) come Shigeru Fujita e Yoshinori Kanemori è stato strabiliante; mantenere lo stesso livello di pulizia e correzioni durante una produzione così lunga è veramente encomiabile.
Se l’animazione nuda e cruda si è mantenuta su livelli abbastanza standard, un plauso è doveroso per quanto concerne la direzione artistica, la fotografia ed il color design. Questi 3 fattori mescolati alla perfezione dai propri responsabili (Chikako Shibata, Mitsuhiro Sato, Osamu Mikasa e Yoshinori Horikawa) sono stati in grado di creare un’atmosfera unica, evocativa ed immersiva, elevando la narrativa grazie a sequenze composte non da semplici frame, ma da veri e propri quadri.
Come non menzionare infine l’incredibile lavoro svolto dal leggendario Yugo Kanno alle colonne sonore; ogni traccia è inserita alla perfezione e combacia perfettamente con l’atmosfera del momento. Le note di Kanno riescono a catturare qualsiasi emozione, soprattutto quelle più confuse dei robot che vi si approcciano per la prima volta. Uno degli operati più magistrali sotto quest’ambito di tutto il 2023.
Considerazioni finali
Pluto, come tutte le opere sceneggiate da Urasawa, ha una scrittura encomiabile ed una profondità narrativa mai banale, caratteristica più unica che rara nel panorama di anime e manga.
La trasposizione animata ha reso giustizia sia al proprio omonimo fumetto che all’originale opera di Osamu Tezuka.
Difficilmente le tematiche ed i messaggi presenti nell’opera mancheranno di centrare il colpo nei cuori degli spettatori.
Il prodotto finale di Studio M2 messo in onda su Netflix fa della costanza la propria forza, riuscendo a fornire un lavoro in grado di soddisfare ampiamente anche per quanto concerne il comparto tecnico, questione mai scontata nell’industria dell’animazione moderna.
Il character design inoltre (essendo proveniente dalla stessa mano che lavorò a Monster quasi 20 anni fa) fornisce quella tipica atmosfera quasi nostalgica di metà anni ’00 che si sposa in maniera eccelsa con la narrazione.
Pluto, naturalmente, non è esente da difetti che, per quanto minuscoli e relativi, sono da tenere in considerazione. La prima questione su cui casca l’occhio dello spettatore è il pacing, il ritmo di narrazione; questa trasposizione è composta da 8 episodi da circa 1 ora l’uno, si tratta quindi di un’opera abbastanza longeva. In quasi tutti questi 8 episodi vi sono ampi frangenti molto lenti e privi di contenuto, dove la narrazione non procede di una virgola per svariate dozzine di minuti.
Tali scogli, tuttavia, vengono spesso superati da porzioni fin troppo veloci, dove nell’arco di pochi giri di orologio viene messo in scena il tipico “spiegone” per forzare lo sviluppo delle vicende.
Questa problematica, inoltre, accentua alcune lacune per quanto concerne lo sviluppo delle sottotrame. Come evidenziato alcuni paragrafi sopra, vi sono molteplici storyline che si incastrano tra di loro, ma alcune vengono abbandonate in maniera quantomeno curiosa. Questo è il caso della setta anti-robot e della famiglia Haas, che paiono diventare estremamente importanti verso la parte centrale di Pluto per poi finire completamente nel dimenticatoio. Anche la questione della manomissione dei ricordi di Gesicht è trattata sin troppo alla leggere se consideriamo che è uno dei motori primari dietro a tutta la trama dell’opera.
Rimane, infine, fumosa anche la questione relativa all’orsacchiotto peluche robotico che da un certo punto in poi sembra ricoprire il ruolo del marionettista, controllando da dietro le quinte l’intero gabinetto della Tracia. Viene lasciato intendere che questa nuova entità avesse intenzione di creare un’era dominata dai robot, ma la sua correlazione con la narrazione ed i personaggi rimane molto approssimativa e, a conti fatti, non apporta nulla agli eventi di trama.
In sostanza, nonostante qualche sbavatura, Pluto riesce a catturare l’attenzione dello spettatore grazie alla fittezza della propria trama, all’immersività del proprio universo narrativo distopico, all’ingegnosa e magistrale stesura dei misteri e dei colpi di scena, alla profondità dei temi trattati e alla propria capacità di dimostrare che un’opera per essere considerata di ottima fattura non necessita per forza di essere rivoluzionaria o un punto di svolta all’interno del proprio medium.
Pluto
VOTO - 8.9
8.9
VOTO
Pluto è una trasposizione animata pregevole, in grado di stupire e immergere lo spettatore nel suo racconto al contempo classico e moderno