Dopo averci catturato con il folgorante Palepoli (opera prima dell’autore) e il delicato La musica di Marie, entrambi capolavori di altissimo livello che vi invito a recuperare, Coconino Press continua la pubblicazione delle opere più significative dedicate al mangaka Usamaru Furuya con un nuovo volume della collana Doku in uscita il 27 ottobre: Garden.
I racconti che compongono la raccolta Garden sono stati in origine pubblicati tra il 1992 e il 1999 su alcune delle riviste manga più importanti in Giappone, come Comic Cue e Garo. Sono prodotti pensati per un raggiungimento artistico elevato che unisce commedia, dramma, violenza e rimandi alla storia dell’arte coniugati nei più disparati stili visivi e narrativi, opera di una mente al tempo non proprio prevedibile e pacata, come vedremo.
Il percorso nei giardini
Procedere all’analisi delle sette storie che compongono il volume non ha molto senso, poiché data una lunghezza non sempre coerente (alcune nemmeno 10 pagine, altre oltre 100) e la grande varietà di temi trattati finiremo col risultare pesanti, cosa che non è il volume. Questo perché pur trattando argomenti complessi con un tratto non sempre convenzionale, Garden risulta allo stesso tempo magnetico e in grado d’essere letto con grande interesse. Cosa sorprendente, considerati i contenuti estremi e i tabù di alcune delle storie raccontate.
Giusto per essere chiari, passiamo da una vicenda che ha come tema centrale la conoscenza eterna e la pietra filosofale a un frammento dove una giovane, venuta a sapere che dovrà partorire il messia perché vergine, prova in tutti i modi ad avere un rapporto sessuale coi suoi compagni di scuola, fallendo sempre perché gli angeli trovano il modo di soddisfare i giovani in altri, espliciti, modi. Oppure alla surreale vicenda di un uomo pugnalato alle spalle che ha tempo di scrivere la sua ultima lettera d’addio, passando per una storia in stile mitologico sulla nascita del concetto di nudità.
Le pagine permettono allo stile pittorico e alle influenze dell’autore di brillare. La più ovvia è quella che da il titolo alla raccolta, ovvero il celebre trittico di Hieronymus Bosch (noto pittore fiammingo vissuto tra il 1400 e i primi del 1500), che viene riproposto lungo tutta la lunghezza della copertina del volume. Figure che si affollano su masse di colore blu e verde dove animali e oggetti insoliti fanno la loro comparsa, come a costruire un grande mosaico che potresti osservare per ore e ore, scoprendo sempre qualcosa di nuovo su cui posare gli occhi.
Ma c’è spazio anche per l’arte contemporanea, in particolare per Francis Bacon, pittore irlandese vissuto nel corso del 1900 il cui stile, dotato di deformazioni ottiche che sfocano e rendono indefinite parti del corpo, è diretta ispirazione per il giardino del rimorso -Addio con un sorriso, penultimo giardino del volume dove vediamo il già citato uomo pugnalato alle spalle che lascia il suo addio alla famiglia. Oltre a unire brillantemente commedia e dramma queste pagine rappresentano anche il primo manga realizzato dall’autore, ancor prima di Palepoli, e risale al 1993.
Emi, il giardino della distruzione
Più di ogni altro giardino, quello che per ovvi motivi spicca sugli altri è l’ultimo presentato nella raccolta: Emi. La storia occupa con la sua lunghezza oltre metà del volume ed è caratterizzata da un tratto insolito, quasi tremolante verrebbe da dire. In effetti l’autore durante la realizzazione era malato e non riusciva a impugnare per bene il pennino, offrendo come risultato finale delle pagine che riescono a vibrare in tutti i sensi di vita propria.
La storia di Emi è molto cruda e apparentemente confusa. Inizia con una ragazza (Emi, appunto) che percorre un bosco con un grande sacco in mano. Veniamo a sapere che deve portarlo fuori, verso il mondo esterno, un lungo misterioso e ostile nel quale non è mai stata. Questo almeno fino all’incontro con un individuo sospetto, che dotato di telecamera inizia a compiere le più atroci torture e violenze sul corpo della giovane ragazza. I risvolti, la risoluzione e il resto ve lo lascio scoprire da voi, fermiamoci qui.
A differenza delle altre storie, Emi non è una lettura per tutti. Se per caso siete sensibili alla violenza tenetevi lontani da questo racconto, che finirebbe per farvi star male. Oltre a quella fisica (chiara, rapida, brutale e quasi vera) c’è soprattutto quella mentale, che la protagonista e altre sfortunate come lei dovranno subire senza un’apparente senso logico, quasi per il gusto di essere violentate senza un secondo fine. Le cose acquisteranno un senso più logico e profondo solo verso la fine, quando verrà compiuta la tanto attesa distruzione che da il titolo al giardino.
Leggere Garden presenta al lettore una certa sfida; non è un manga convenzionale, non è niente che avete già letto e c’è una buona probabilità che, a causa del suo particolare stile visivo e di racconto, resti un caso isolato tra tutti i manga che avrete occasione di leggere nella vostra vita. E questo, se siete curiosi e decisi a sfidare le convezioni di archetipi che ormai conoscete a memoria, potrà diventare un’esperienza in grado di farvi maturare, sia come lettori che come individui.