Andando in giro per i centri cittadini, a molti, almeno una volta, è successo di essere costretti a lasciare l’auto all’interno di un parcheggio a ore. Talvolta, però, può capitare che il parcheggio in questione non resti aperto 24 ore su 24 e voi, arrivati in ritardo, restiate impossibilitati a riprendere la vostra auto prima della nuova apertura. Per lo meno se non avete una macchina targata Tesla.
Un ragazzo americano, infatti, è riuscito a recuperare la propria Model 3 da un parcheggio a ore chiuso per la notte “pilotando” a distanza la vettura. Tutto questo grazie al proprio smartphone e alla funzione “Smart Summon” introdotta qualche tempo fa dalla celebre casa automobilistica.
La sua Tesla rimane bloccata ma lui la recupera grazie alla funzione Smart Summon
Il protagonista di questa piccola avventura è un utente X (ex Twitter) chiamato @JackyHeshi. Ed è proprio sul social di proprietà di Elon Musk che il ragazzo ha voluto documentare la sua piccola grande impresa, resa possibile solo grazie all’utilizzo di Smart Summon.
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Smart Summon è una funzione sviluppata da Tesla nello specifico per far muovere l’auto in autonomia e per far raggiungere a questa il proprietario. Quando fu rilasciata da Tesla la funzione, nel settembre del 2019, internet impazzì: numerosi erano i video che mostravano le auto prodotte dal magnate sudafricano muoversi a destra e a manca con un semplice tocco sullo smartphone. Questa moda, come molte altre, è poi finita nel dimenticatoio, seppellita dal nuovo trend del momento.
Utilizzando lo Smart Summon, presente direttamente sull’app ufficiale di Tesla, l’utente può richiamare la vettura verso di sé o indirizzare questa verso un punto specifico da lui indicato, fermo restando che l’auto deve trovarsi entro un raggio di 65m dallo smartphone.
Da qui il colpo di genio di JackyHeshi. Richiamando la Model 3 bloccata verso la sua posizione, ossia il cancello chiuso del parcheggio, il ragazzo è riuscito a far avvicinare la vettura all’uscita tanto abbastanza da attivare le fotocellule del sensore di prossimità del cancello, facendogli così aprire le porte dall’interno. Così facendo, l’auto è stata in grado di uscire dalla sua “prigione”.
