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Anko Mitarashi, storia del personaggio più sprecato e sottovalutato di tutto Naruto

Nel corso dei 700 capitoli che compongono Naruto Masashi Kishimoto è riuscito a regalarci centinaia di personaggi memorabili, capaci di farci emozionare e di conquistare un posto di diritto nel nostro cuore, di insegnarci qualcosa e di ispirarci ad andare avanti, ad inseguire i nostri sogni e a non arrenderci mai.

È inevitabile però che tra i tantissimi personaggi presenti all’interno di Naruto ce ne siano alcuni gestiti decisamente male, abbandonati a loro stessi forse perché l’autore non ha più saputo come collocarli all’interno della storia ma che avrebbero potuto fare molto, molto di più: il caso di Anko Mitarashi è particolarmente emblematico.

Anko rappresenta un personaggio in realtà molto amato dagli appassionati di Naruto che si sono immediatamente legati a quella kunoichi così forte presentata nei primi volumi del manga, quando ancora i personaggi femminili avevano un ruolo marginale ed erano soprattutto mostrate decisamente più deboli rispetto alle controparti maschili.

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Allieva di Orochimaru, Anko Mitarashi è nota per essere la prima sopravvissuta al Sigillo Maledetto del Maestro. Un arco narrativo filler presente nell’anime della prima serie ci mostra nel dettaglio la vicenda, soffermandosi in particolare sul motivo per cui la futura Jonin Speciale della Foglia ha abbandonato il maestro (che, scopriamo, le aveva proposto di seguirlo) e di come in seguito al rifiuto quest’ultimo le cancellò buona parte dei loro ricordi insieme, in modo che Anko non potesse riferire a Konoha informazioni sulle sue ricerche.

Il caso di Anko è emblematico perché a differenza di altri personaggi che avevano effettivamente terminato il loro percorso già prima della fine di Naruto, come Neji o Sai, lei avrebbe potuto fare di più nel corso dell’arco finale, ma purtroppo così non è stato.

Anko Mitarashi ha rappresentato per buona parte del manga l’unico legame ancora esistente con Orochimaru e diviene infatti il collegamento per permettere al Ninja Traditore di tornare ancora una volta sul campo di battaglia, tuttavia i due non si incontrano mai e neppure Boruto: Naruto Next Generations ci dà modo di capire se il rapporto tra il maestro e l’allieva sia in qualche modo migliorato dopo la redenzione del primo, contribuendo anzi a ridicolizzare ancora di più un personaggio che nei primi volumi era considerato tra i Jonin più forti del Villaggio della Foglia.

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Anko sarebbe potuta essere un personaggio fondamentale anche per lo sviluppo di Sasuke nella parte intermedia di Naruto: entrambi sono stati influenzati negativamente da Orochimaru, entrambi portatori sopravvissuti del Sigillo Maledetto, la Jonin Speciale sarebbe potuta diventare un mentore per l’Uchiha tanto quanto Kakashi, collaborando magari alla spedizione per riportare il ragazzo a Konoha. Così, purtroppo, non è stato e alla fine del manga Anko viene ricordata non per la rivoluzione che portò nei primi volumi del manga, dimostrando che anche le kunoichi potessero essere potenti, ma come una delle più grandi occasioni perse di Masashi Kishimoto.

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Leggi anche: NARUTO, 5 INSEGNAMENTI CHE CI LASCIA L’OPERA DI MASASHI KISHIMOTO

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Daniela Reina

Daniela Reina

Nel tempo libero viaggia attraverso tempo, spazio e mondi di fantasia in compagnia di qualche buona lettura. Il suo manga preferito è Berserk, l'anime Neon Genesis Evangelion.

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