Per molti di quelli cresciuti nei primi anni Duemila la parola Beyblade è sinonimo di nostalgia. Nato inizialmente come manga nel 1999 dalla penna di Takao Aoki, arriva sugli schermi di tutto il mondo nel 2001 con l’anime prodotto da Madhouse, finendo in breve tempo sulla bocca di tutti i ragazzi e le ragazze del tempo a causa di una caratteristica molto particolare.
La storia era molto semplice, classica dei racconti shonen per ragazzi dove il protagonista e il suo gruppo di alleati supera sfide in ordine crescente fino al raggiungimento del proprio obbiettivo. A fare la parte da leone erano le sfide ricorrenti e gli oggetti con cui erano combattute: i beyblade. Trottole colorate e caratterizzate ciascuna da mosse speciali con tanto di avatar, sono riuscite a diffondere il prodotto al di fuori della cerchia d’origine, portandolo sulle mani di tantissimi giovani, desiderosi di sfidare i loro amici come nell’anime.
Venerdì 6 ottobre è uscito -dopo i passati annunci– il primo episodio di quella che rappresenta la quarta generazione del franchise. Vediamo assieme come si presenta questo nuovo anime e se può rappresentare per i nostalgici un tentativo di tornare a quei pomeriggi dopo la scuola, quando le sfide tra beyblade erano all’ordine del giorno.
In questo universo c’è un solo modo per diventare il migliore: sfidare tutti i membri della Pro League e conquistare la vetta della X Tower. Bird Kazami, giovane protagonista della storia, arriva a X City coi suoi due compagni pronto a sfidare i professionisti a suon di trottole roteanti. Come ogni buon personaggio esuberante che si rispetti si fa strada fino a incontrare alcuni membri fuori dalla sua portata.
La sfida è a senso unico e Bird viene sconfitto. Come se non bastasse la sua trottola viene anche fatta a pezzi tra le vane grida di dolore. Bastano però pochi secondi e il ragazzo è di nuovo in piedi, pronto ad allenarsi per diventare più forte e vincere nuove sfide. Solo che i suoi compagni non ci stanno, e dopo aver assaggiato il mondo dei professionisti e capito il duro lavoro che li aspetta, lasciano il povero Bird da solo.
Questo almeno fino all’arrivo di un misterioso ragazzo mascherato che ha un beyblade molto simile a quello del campione della torre. Sarà lui a spronare Bird e a vendicarlo, facendogli vedere come il mondo sia pieno di possibilità per combattere, anche quando la via per la vittoria sembra chiusa. L’episodio si chiude con la nascita di una nuova amicizia e del cammino verso la vetta della X Tower.
Cerchiamo di essere molto obbiettivi e onesti, considerando che si tratta di un prodotto per giovanissimi fatto per vendere giocattoli. La prima cosa che balza all’occhio è la brutta computer grafica usata per tutti gli scontri tra beyblade: stacca di netto dalla grafica tradizionale dando vita a forti momenti disarmonici dove il confine tra i due mondi risulta netto, e ciò non è proprio un bene, anzi.
La storia inizia catapultandoci in un mondo non ancora approfondito con un personaggio molto anonimo e stereotipato come protagonista, che si lascia vedere ma non buca di certo lo schermo. I suoi compagni e il resto dei personaggi che lo circondano risultano molto acerbi, forse vittime di un tempo di trasmissione ancora troppo breve per coglierne a pieno le potenzialità.
La cosa che più manca è però una motivazione: Bird vuole vincere perché “sì”, non c’è altro dietro e non ci sentiamo tanto in grado di affezionarci a lui. Non ancora almeno. Sta di fatto che lo scopo primario di un episodio pilota dovrebbe essere quello di farci restare incollati alla vicenda, attraverso vari stratagemmi come quello del distacco tra mondo “ordinario” e “straordinario”, che qui però non vengono utilizzati.
Questo ci porta alle conclusioni, che come già detto saranno molto oneste nel considerare il target e lo scopo del prodotto: non è una serie per nostalgici, ma un anime che vuole dare vita a un nuovo mondo di battaglie tra trottole per divertire e far spendere soldi ai nuovi giovani, come era già successo nei primi anni Duemila con il vecchio anime e con chi magari sta leggendo.
E ci sta, va benissimo. Meglio capirlo subito piuttosto che restare impigliati nel mezzo di una serie che ci regala magari buoni momenti alternandoli ad altri dimenticabili, oscillando indefinita. Anche perché da come si prevede ora sarà un anime di 51 episodi, un dispendio di energie e tempo non indifferente per chi non ha l’età per godersi scontri tra trottole animati come un gioco pc di vent’anni fa.