Il ping pong è uno sport strano. Molta gente lo pratica, altri sorridono quando viene paragonato ad attività più popolari come il calcio o il basket. Una sorta di tennis in miniatura, no? Nonostante sia uno sport olimpico dal 1988 il ping pong sembra non interessare a molti. Magari tra i vostri amici qualcuno lo pratica, ma è un caso isolato tra molti, non la tendenza. Quindi, perché fare un manga sul ping pong?
Perché è un validissimo pretesto. Come il basket di Slam Dunk, il ping pong di questo manga non è altro che un terreno fertile all’interno del quale viene coltivato il rapporto tra due giovani amici profondamente diversi, uniti però da questo sport così particolare dove ci si ritrova da soli con una racchetta in mano di fronte alle minacce della vita.
Siccome J-Pop riproporrà il manga in una nuova veste (due volumi con cofanetto che ricalcano l’edizione americana di Viz Media) in uscita il 4 ottobre, si è creata l’opportunità per parlare di quello che è diventato, anche grazie all’anime, un cult. Vediamo quindi perché dovreste leggere Ping Pong e perché sareste dei folli a lasciarlo sullo scaffale della fumetteria. Senza spoiler.
My blood taste like iron
Serializzato tra il 1996 e il 1997 sulla rivista Big Comic Spirits il manga ha per protagonisti due giovani amici: Makoto Tsukimoto detto Smile e Yutaka Hoshino, soprannominato Peko. Il primo è un ragazzo riservato e silenzioso, abile nel gioco tanto quanto apparentemente disinteressato dalle sfide; il secondo è il classico esempio di soggetto spensierato che ama farsi notare da tutti, considerato un talento indiscusso del ping pong.
Il rapporto e la complessa rivalità tra questi due giovani è il fulcro della storia e il ping pong diventa, in questo modo, il modo attraverso il quale possono comprendere ed esprimere se stessi nel mondo. Non sono rari i casi in cui lo sport, grazie proprio ai suoi meccanismi di sfida e allenamento, riesce a portare in scena la vera faccia dei personaggi di un manga o un anime, quasi fossero privati del resto e osservati per quello che sono realmente.
La svolta narrativa avviene quando i due ragazzi partecipano a un torneo con altre scuole e si scontrano con nuovi giocatori, capendo che il mondo al di fuori della loro città è terribilmente vasto e altrettanto pericoloso. Se vogliono essere i migliori dovranno cambiare qualcosa nel loro modo di vedere il ping pong. E così fanno, finendo con l’allontanarsi e vivere due vite distinte: una in discesa, l’altra in salita.
Le loro personalità sembrano allora invertirsi, dove prima c’era poco interesse adesso c’è una ragione in più per piegare gli avversari; dove prima c’era un sorriso spensierato adesso c’è la consapevolezza di una vita che per essere vissuta davvero va presa con le unghie e con i denti. E non tutti sono in grado di rialzarsi dopo aver capito quali sono i propri limiti.
L’immagine del futuro senza un posto dove potersi sistemare, dove non c’è spazio per tutti, diventerà sempre più concreta nella vita dei due ragazzi. Le strade non sono infinite e quello che possiamo decidere non sempre diventerà una certezza. “Stiamo solo ammazzando il tempo nell’attesa di morire” risponde Smile leggendo un libro a un suo compagno. Sarà vero? Possiamo aspettarci solo questo dalla vita?
The Hero appears
Non è facile rialzarsi ogni volta. Dopo essere stati sconfitti, dopo aver capito quando la vita sia dura e visto con quanta forza ci rifiuta e ci sottomette. Quando tutto sembra finito e le speranze sono solo ricordi, ci viene spontaneo pensare che solo gli eroi possano farcela. Ma nel ping pong di eroi in calzamaglia non c’è nemmeno l’ombra.
Affrontare i propri demoni e le debolezze con la schiena dritta e le gambe che tremano dalla paura, questo fanno gli eroi nel mondo vero, un luogo ostile nel quale spesso le rivincite non esistono e ogni minuto che trascorriamo da soli può essere sempre più fatale. Afferrare una spada, anzi una racchetta, in mano e rispondere ai colpi ricevuti può diventare il solo modo che abbiamo per gridare a tutti che siamo ancora vivi.
E poco importa se ne usciremo sconfitti o alzando tra le mani una coppa d’oro, non sono queste le cose che durano per sempre. Se facendo rimbalzare una pallina di plastica da una parte all’altra del campo riusciamo anche solo per un momento a tornare bambini e non pensare a niente, allora in quell’istante siamo riusciti a diventare dei veri eroi.
Questa storia non sarebbe però così famosa se non fosse -anche- per il suo disegno. Chi ha familiarità con lo stile di Matsumoto sa bene che dai suoi manga non può aspettarsi nulla di prevedibile; è un autore che riesce a fondere la dinamicità tipica del manga con le linee e la regia di un fumetto europeo, dando vita a qualcosa di unico in tutto il panorama fumettistico contemporaneo.
Non è raro che le sue tavole presentino personaggi stilizzati da grandi linee assieme a dettagliatissimi primi piani e dettagli, magari frammentati in modo da tagliare la tavola in maniera inaspettata e garantire il flusso della lettura con tanto di frenetici sali e scendi. Sono cose che è anche difficile descrivere, vanno viste coi propri occhi, come la tavola qui sotto.
Il manga è ricco di sfide orchestrate a meraviglia dove grazie a precise scelte di regia riusciamo a immedesimarci negli sfidanti, finendo col sudare e voltare freneticamente le pagine in attesa che la pallina cada da una delle due parti del campo. In questo senso Matsumoto si riconferma come uno dei più grandi autori viventi di fumetto.
La serie col tempo ha poi dato vita a un famosissimo anime uscito nel 2014 sotto la direzione di Masaaki Yuasa che ha raccolto ovunque elogi e apprezzamenti e aiutato a diffondere anche l’opera originale di cui stiamo parlando. Tra le opere derivate c’è poi un lungometraggio live-action diretto da Fumihiko Sori, uscito nel 2002.
Quella che vi si presenta in questi giorni è quindi l’occasione di portare a casa un capolavoro del manga che ricorderete con affetto e non potrete far altro che consigliare a tutti, una volta voltata l’ultima pagina. Fatevi un favore e avventuratevi in questa storia di racchette e sentimenti, dove a cambiare non saranno solo Smile e Peko, ma anche voi.