Anno 2007, approda sul mercato videoludico un nuovo prodotto Ubisoft ispirato evidentemente alla già nota saga di Prince of Persia, ma che promette di offrire un’esperienza totalmente diversa: il suo nome è Assassin’s Creed e il resto è (letteralmente) storia. Sono passati 15 anni dall’esordio della saga sul mercato e, per celebrare questo importante traguardo, Ubisoft ha deciso di fare un vero e proprio ritorno alle origini con la pubblicazione di Assassin’s Creed Mirage.
Mirage è stato considerato dagli stessi sviluppatori, fin dal primo annuncio, un gioco capace di unificare il “vecchio” e il “nuovo” in una serie che in 15 anni ha assunto tante identità differenti: sarà riuscita la software house a prendere il meglio di ogni esperienza per regalarci un’avventura che effettivamente raccolga tutti i volti della serie degli incappucciati? Per scoprirlo vi invitiamo a proseguire nella lettura di questa recensione.
La trama: quando la vera protagonista è l’ambientazione
Come ben sanno i fan di lunga data della serie, Assassin’s Creed nasceva come spin-off di Prince of Persia e, per questo motivo, il primissimo capitolo è ambientato nella Gerusalemme della terza Crociata. Il più grande omaggio che Mirage fa alle origini della serie sta proprio nella scelta di un’ambientazione che regali nuovamente quell’affascinante sapore d’oriente: questa volta, però, ci spostiamo nella Baghdad dell’861 d.C.
Proprio nei sobborghi della bella e maledetta Baghdad ha inizio la vicenda di Basim, giovane ladruncolo che, con ingenuità ma tanto cuore, desidera aiutare la propria gente ad uscire dalla situazione di povertà e miseria lontana poche centinaia di metri dal lusso del Palazzo d’Inverno, sede del Califfo. Il furfante, con il suo essere impacciato e pericolosamente ambizioso, ci ha ricordato ad un primo sguardo nientedimeno che Ezio Auditore: con il giovane fiorentino, Basim condivide la necessità di fuggire dalla realtà di tutti i giorni dopo essersi macchiato di un orrido crimine, ossia l’uccisione del Califfo.
La sua strada, a questo punto, si incrocerà con quella degli Occulti, una misteriosa confraternita che accoglie ed educa il fuggitivo: è questo incontro che sembra portare Basim alla maturazione definitiva, trasformandolo in un uomo saggio e riflessivo che fa del servizio alla confraternita la sua ragione di vita. Il compito di Basim sarà quello di sconfiggere l’Ordine, una ristretta cerchia di potenti che, da dietro una maschera, riesce a controllare l’intera città di Baghdad in maniera tentacolare. Sarebbe però errato pensare che la maturazione di Basim abbia cancellato tutti i fantasmi del suo passato, con i quali l’assassino sarà costretto a confrontarsi nel corso della vicenda.
La trama, della durata di circa 30 ore, ci vedrà tra i diversi quartieri di Baghdad, all’epoca dei fatti una delle più importanti città del mondo conosciuto. Ubisoft è riuscita a rendere perfettamente l’idea di trovarsi in un punto di incontro tra popoli e culture: non sarà necessario recarsi nei centri di commercio come il maestoso Karkh per osservare capi di vestiario e sentire le persone parlare lingue tra loro diverse, ma potremo avvertire questa sensazione anche passeggiando per la più semplice delle vie affollate.
Ogni quartiere di Baghdad ha le sue caratteristiche e i suoi colori: abbiamo zone frequentate da marinai, artigiani, mercanti, ladruncoli; e anche l’ambiente, di conseguenza, cambierà, presentandosi maestoso e scintillante nei quartieri ricchi e labirintico e desolato nei sobborghi.
La vicenda di Basim ci vedrà esplorare tutti questi luoghi, scoprendo la polvere sotto il tappeto nascosta dall’Ordine e conoscendo personaggi di vario tipo. Abbiamo trovato lo sviluppo della trama equilibrato e gradevole, in particolar modo nelle fasi centrali: i personaggi (tra i quali diverse personalità storicamente esistite, come da prassi per la saga) sono ben caratterizzati e doppiati in italiano con particolare attenzione (segnaliamo che a dare la voce al nostro protagonista è nientedimeno che Claudio Moneta).
Gameplay: abbiamo l’Assassin’s Creed definitivo?
Le premesse con le quali il titolo è stato pubblicizzato le conosciamo ormai bene: un Assassin’s Creed capace di prendere il meglio dal gameplay “tradizionale”, quello che ci accompagna dal primo capitolo fino a Syndicate, e quello “nuovo”, ossia la piega marcatamente RPG che abbiamo visto in Origins, Odyssey e Valhalla.
Possiamo affermare che Assassin’s Creed Mirage riesce nell’intento di essere un Assassin’s Creed definitivo, capace cioè di non eccedere né verso un estremo né verso l’altro. La gioia dei tradizionalisti starà proprio nella mappa di dimensioni ridotte, che sacrifica il concetto di open world e la dispersività dei capitoli più recenti, e nell’attenzione che Ubisoft ha posto nei confronti delle sezioni stealth (che sembravano quasi essere state accantonate con le ultime uscite ma che, in Mirage, avranno un ruolo di primissimo piano).
Coloro che si sono avvicinati alla serie grazie alla sua struttura RPG si troveranno davanti ad un gioco certamente diverso, ma che non rinnega del tutto gli aspetti da gioco di ruolo che la saga ha acquisito negli ultimi anni: abbiamo l’albero delle abilità, una serie di missioni secondarie di vario genere note come “contratti”, ove in cambio di ricompense molto utili dovremo rubare oggetti, scortare persone e (da bravi assassini) uccidere determinati obbiettivi, e un sistema che prevede il potenziamento delle armi e dei “gadget” realizzati dai nostri Banū Mūsā.
Dall’RPG, Mirage riprende anche la divisione in aree della mappa ove ad ogni area viene associata una diversa difficoltà (non sarà necessario raggiungere un determinato “grado” per entrarvi, ma sarà solo un consiglio che il gioco ci fornirà) e all’interno della quale vi sarà un menu che ci indica il numero di collezionabili presenti, utili in diverse missioni secondarie, e quelli che ancora dobbiamo scoprire.
Basim è dotato di una spada e di un pugnale con i quali combatte simultaneamente, oltre alle immancabili lame celate e ad oggetti da lancio (dardi soporiferi, coltelli, ma anche vere e proprie “trappole”) che potranno essere sbloccati e potenziati nei vari studi degli inventori. Il combattimento ci è sembrato equilibrato ma mai complesso: abbiamo nemici con armi bianche, arco e frecce, alcuni corazzati che potranno scagliarci addosso le loro mazze chiodate o (addirittura) usare contro di noi rudimentali lanciafiamme.
Se saremo abili nel padroneggiare la capacità che ha il nostro Basim di muoversi silenziosamente, nascondendosi tra le fronde o mimetizzandosi nella folla, molti scontri termineranno ancora prima di cominciare: cogliere una guardia alle spalle ci consentirà una rapida uccisione mediante l’uso della lama celata, mentre se osserveremo il nostro nemico dalla distanza potremo facilmente scagliargli contro uno degli utili gadget letali.
Da sottolineare che le guardie, se noteranno che un loro collega è stato colpito, interverranno nella ricerca del responsabile, ma questo avverrà solo se si ritroveranno davanti agli occhi il ferito o il cadavere: il fatto che, insomma, le urla di dolore non vengano minimamente percepite ci semplifica di molto il lavoro.
Per agevolare la nostra ricerca del nemico e farci un’idea della copertura da parte delle guardie in ogni zona della mappa giungono in aiuto due strumenti che abbiamo imparato a conoscere bene: l’Occhio dell’Aquila, la cui grande efficacia tende a semplificare anche in maniera eccessiva le fasi di esplorazione, e l’immancabile volatile Enkidu, capace di osservare la zona di nostro interesse dall’alto ma, soprattutto a inizio gioco, molto lento nel focalizzarsi sugli obbiettivi.
Se le guardie si accorgeranno della nostra presenza avranno il via dei veri e propri combattimenti: avremo a disposizione un attacco semplice, un attacco caricato, la parata e la schivata, tutto questo, però, sarà determinato dalla nostra stamina, che tende a calare con una certa rapidità nei combattimenti più concitati. I nemici hanno un pattern molto semplice ma, anche quando ci troveremo contro 4 o più avversari, non sarà facile vincere lo scontro: il gioco, comunque, ci viene incontro con diverse abilità che potremo sbloccare proseguendo nell’avventura.
Se si renderà necessario darsi alla fuga, dovremo allontanarci e nasconderci in alcuni punti strategici sparsi nella mappa di gioco ma assai presenti, come cumuli di paglia: il movimento acrobatico, come accade praticamente in ogni capitolo, non è particolarmente preciso e spesso il nostro assassino si arrampicherà dove non vorremmo o si sposterà in modo errato.
Grafica e scelte artistiche: un prodotto a metà tra due mondi
Abbiamo abbondantemente parlato dell’attenzione che Ubisoft pone nel rappresentare Baghdad, mostrandoci una delle ambientazioni tra le più affascinanti dell’intera saga, ma la bellezza sotto il profilo artistico si scontra purtroppo con problemi legati all’aspetto tecnico.
Cali di framerate non molto frequenti ma fastidiosi, soprattutto nelle fasi più concitate e “cariche” di elementi, malfunzionamenti di alcuni modelli nelle cutscenes ma anche nelle sezioni di gioco (gli animali per le strade ed Enkidu in particolare sembrano avere alcuni problemi) e alcuni brutti scherzi della telecamera non vanno ad intaccare notevolmente l’esperienza, ma generano perplessità e, in alcuni casi, frustrazione. Ci auguriamo che la maggior parte di questi piccoli problemi venga aggistata tramite una patch in fase di pubblicazione, dato che li consideriamo senzadubbio fattori risolvibili.
Per quanto riguarda la mimica facciale e le animazioni dei personaggi, purtroppo riscontriamo di trovarci di fronte ad un gioco “vecchio” sotto questo punto di vista: le espressioni e lo sguardo dei personaggi, in particolare i mercanti e i personaggi secondari, non si adattano alla situazione e spesso questi NPC non ci guardano nemmeno quando abbiamo una conversazione con loro. Da segnalare positivamente invece la colonna sonora, notevolmente ispirata e di alto livello, che va a posizionarsi senza troppi fronzoli tra le migliori dell’intera saga: il tema principale vi resterà nel cuore.
Assassin’s Creed Mirage in conclusione…
Mirage riesce nell’intento di essere un capitolo di Assassin’s Creed capace di rendere omaggio al passato della serie senza dimenticare le innovazioni che si sono susseguite negli anni: i pregi che hanno reso la serie nota in tutto il mondo sono presenti e quantomai amplificati, ma Mirage fatica ancora a scrollarsi di dosso alcuni difetti che la saga si porta dietro fin dalle prime battute, anche se in forma sempre meno marcata.
Ribadiamo il concetto che si possa benissimo parlare di un Assassin’s Creed definitivo: un gioco, cioè, capace di tirare fuori il meglio da ogni capitolo ma, allo stesso tempo, portatore di quei piccoli difetti che fanno sì che Assassin’s Creed sia appunto Assassin’s Creed. L’esaltazione degli aspetti positivi è quantomai evidente: resta solo da capire quando Ubisoft deciderà di far fare il salto di qualità definitivo alla serie, lavorando anche sugli aspetti meno amati.
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Assassin's Creed Mirage
Voto: - 8.3
8.3
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Assassin's Creed Mirage è un action sviluppato e prodotto da Ubisoft, disponibile su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S, PC e in arrivo su dispositivi iOS.