La serie di Dragon Quest occupa un posto d’onore nella storia dei videogiochi. Insieme a Final Fantasy ha dato vita al genere dei JRPG a turni, e negli anni ci ha regalato giochi di qualità eccelsa. In occidente non ha mai riscosso lo stesso successo di cui gode in patria, anche a causa del suo essere rimasta sempre estremamente fedele a sé stessa. Ma rimane una delle serie più importanti dell’industria ancora oggi.
Negli anni, al fianco dei tanti capitoli principali, la serie di casa Square Enix si è espansa grazie a tanti spin-off. E oggi parliamo dell’ultimo in ordine cronologico, Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai.
Il gioco è chiaramente una trasposizione videoludica dell’omonimo manga e anime. Proprio il remake animato ha raggiunto i nostri schermi un paio di anni fa, conquistando i favori della critica. L’idea di fare una trasposizione videoludica era quindi quasi scontata. E infatti Square Enix annunciò il gioco praticamente in concomitanza con l’anime stesso. Alcuni problemi di sviluppo e rallentamenti hanno poi fatto slittare il gioco fino ad oggi.
Ora il gioco è finalmente uscito e abbiamo avuto la possibilità di provare Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai nella sua versione PS5. Se dai trailer ci era sorto qualche dubbio, la prova con mano del gioco ci ha sfortunatamente presentato un prodotto con diversi problemi e decisamente non degno del nome che porta. Ma andiamo per gradi e analizziamo il titolo nelle prossime righe. Iniziamo.
Un album di ricordi e battaglie
Partiamo dalla parte nota di questa produzione, la narrativa. Infinity Strash come dichiarato ufficialmente adatta l’anime di Dragon Quest: The Adventure of Dai fino all’episodio 41, coprendo circa metà della storia e arrivando a un punto importante della narrazione.
Già da come ci viene raccontata la storia abbiamo un primo grande indizio su come Infinity Strash non sia esattamente uno dei prodotti più ad alto budget prodotti da Square Enix. La storia ci viene raccontata infatti attraverso istantanee prese direttamente dalla serie animata, narrate dall’audio giapponese o inglese preso sempre dall’anime. Una soluzione davvero semplice e che per quei giocatori che hanno già visto l’anime potrebbe risultare noiosa. A maggior ragione se consideriamo che le scene sono davvero tante, con praticamente interi momenti riproposti istantanea per istantanea.
Una soluzione simile non riesce a essere soddisfacente né per coloro che hanno visto l’anime e che probabilmente piuttosto che rivedere delle schermate salteranno le scene d’intermezzo, né per coloro che non lo hanno visto. Riusciranno ad avere una visione totale degli eventi della serie certo, ma lo faranno in modo noioso e statico. È evidente che sia stata una scelta dettata dal budget della produzione, ma non per questo ci sentiamo di accettarla. Il dispiacere aumenta ulteriormente guardando le poche scene ricreate con il motore di gioco (le più importanti), le quali sono invece davvero belle da vedere.
Un vero peccato anche considerando quanto la parte narrativa occupi uno spazio importante nella struttura di progressione del gioco. La Story Mode di Infinity Strash è infatti suddivisa in diversi capitoli, all’interno dei quali avremo diversi scenari da affrontare, suddivisi in story quests, free quest e adventure quest. Le prime sono quest che contengono sia scene che combattimenti. Le seconde sono degli scontri, mentre le ultime contengono solamente scene. Con questo non diciamo che si sarebbe dovuta ricreare in engine qualsiasi scena, ma magari tutte quelle che ci vedono contrapposti ai vari boss principali.
Nel complesso per giungere alla conclusione della story mode di Infinity Strash abbiamo impiegato circa quindici ore di gioco, che come vedremo non sono state decisamente entusiasmanti a causa del gameplay. Questo monte ore potrebbe aumentare circa del doppio completando ogni cosa che il gioco ha da offrirci.
Un buon lavoro è stato svolto con l’ottimo doppiaggio e in particolare l’eccellente colonna sonora. Per quanto derivativa in gran parte dalla serie animata, è stata sfruttata con sapienza e nei momenti giusti, allietando la nostra partita. Il doppiaggio giapponese, inoltre, lo abbiamo trovato nettamente più ispirato della controparte inglese in questo caso. Importante infine segnalare che Infinity Strash non ha la lingua italiana, che si parli di doppiaggio o testi.
Infinity Strash offre un’avventura che non appasiona
Veniamo ora alle note veramente dolenti. E iniziamo con una singola premessa che riassume tutto ciò che andremo a dire. Infinity Strash: Dragon Quest The Adventures of Dai non è un gioco divertente da giocare. Dispiace dirlo, sia perché il materiale di partenza è ottimo sia perché parliamo di una serie come quella di Dragon Quest, titolo spin-off o meno.
Il problema principale del gioco è il suo combat system. La parte centrale e fondamentale in un Action RPG come questo. I personaggi sono davvero poco fluidi da controllare, con la schivata che per tutto il gioco dà la sensazione di essere troppo corta e le animazioni di carica di qualsiasi abilità che oscillano tra lunghe e lunghissime. A questo aggiungiamo la totale impossibilità di cancellare l’animazione in corso, lasciandoci in balia dei nemici mentre carichiamo le nostre infinite abilità. E proprio questa è la mancanza più grave. Tutti questi fattori insieme contribuiscono a rendere il combattimento lento e per nulla dinamico. Ad amplificare il problema ci pensano i boss, che risultano essere molto più rapidi del giocatore nell’eseguire le proprie tecniche e i propri movimenti.
Gli scontri con loro non sono neanche lo scenario peggiore. Contro i boss avremo infatti la possibilità di lockare la telecamera e ci ritroveremo in un’arena circoscritta, andando così a limitare un altro problema del gioco. La telecamera è infatti terribile da gestire, principalmente perchè troppo lenta. Ciò viene accentuato nelle quest senza un boss. In questo caso ci ritroveremo in mappe più ampie, dal level design inesistente. Parliamo infatti di corridoi senza un minimo di strade secondarie riempiti da orde di nemici. Non è sbagliato dire che in queste quest, il gioco più che un Action RPG si trasforma di fatto in un musou. Un musou con una pessima telecamera e senza alcun tipo di indicatore visivo o sonoro che ci avverta delle orde di nemici alle nostre spalle. Anche per questo motivo durante queste fasi ci siamo quasi sempre affidati (se possibile) alla magia di Popp, per poter gestire lo scontro a distanza.
E nonostante tutti questi problemi, il gioco è anche abbastanza semplice. Se gli scontri con le orde si risolvono con un po’ d’attenzione, quelli con i boss richiedono un paio di tentativi per essere perfezionati. Basta capire i tempismi e quali sono le tre/quattro mosse a loro disposizione e si è pronti a farli praticamente senza subire danno, in una lenta danza fino all’ultimo attacco. In quanto a soluzioni e varietà non sono neanche brutti scontri, ma se non si riesce a offrire una sfida al giocatore il divertimento viene inevitabilmente meno.
Nella preparazione alla battaglia, invece, potremo organizzare il nostro party con i personaggi principali della serie animata. Durante lo scontro potremo liberamente saltare da un personaggio all’altro, salvo restrizioni specifiche della quest in corso. Alcune sfide ci permettono infatti di usare un solo eroe per motivi di storia, andando a ricalcare quanto successo nell’anime.
Tornando ai preparativi, potremo modificare quattro elementi dei nostri eroi. Il primo è puramente estetico, e sono i vestiti. Avanzando potremo sbloccare diversi costumi, ma questi non avranno alcun impatto statistico sui nostri personaggi.
Il secondo elemento sono le skill. Ottenibili salendo di livello, sono la nostra principale fonte di danno durante le battaglie e una volta usate richiedono un’attesa prima di tornare disponibili. Questa attesa può essere ridotta sferrando attacchi normali o, nel caso di alcuni personaggi, usando l’abilità speciale del personaggio. Altri sono dotati di speciali più orientate a rafforzare per un periodo di tempo chi le utilizza.
È poi possibile modificare la Coups de Grace equipaggiata, cioè la mossa finale del personaggio. Sono attacchi veramente potenti e che si caricheranno nel tempo durante la battaglia.
Il quarto e ultimo elemento sono le Bonds Memories, uno degli elementi più interessanti del gioco. Infinity Strash non ci offre un sistema d’equipaggiamenti tradizionale, con armature e armi. Bensì avremo a disposizione sei slot per le Bonds Memories, delle carte raffiguranti vignette provenienti dal manga originale de L’Avventura di Dai, suddivise per diversi gradi di potenza e colore. Ciascuna di queste carte offrirà i più disparati bonus, o malus, alle statistiche dei nostri personaggi. Dai più classici aumenti di statistiche, a carte che migliorano specifiche skill o riducono il tempo di carica della mossa finale. Abbiamo trovato questo sistema molto originale e bello a livello stilistico, oltre a offrire una buona varietà di opzioni e permettendo una buona varietà di build.
Sfortunatamente, anche la meccanica delle Bond Memories viene in parte rovinata dal sistema di potenziamento delle carte stesse. Per potenziarle dovremo infatti trovare più copie della stessa carta, cosa che ci darà una valuta da spendere per il potenziamento. Sfortunatamente però l’ottenimento di queste carte è totalmente casuale, dato che le troveremo casualmente nelle nostre esplorazioni del Temple of Recollection.
Il Temple of Recollection è probabilmente la parte migliore del gioco. Parliamo di fatto di un dungeon rogue-like, dove dovremo farci strada battendo i nemici o i boss che troveremo nelle diverse stanze. Ogni stanza completata ci permetterà di ottenere un bonus statistico per uno o tutti i membri del party. In alcune stanze predefinite potremo poi comprare anche oggetti o Bond Memories. Il dungeon è diviso a piani e una volta completato un piano potremo scegliere tra due opzioni. Uscire con il bottino di materiali di potenziamento delle skill e le Bond Memories raccolte, oppure proseguire con il rischio di perdere tutto in caso di sconfitta.
Il Temple of Recollection è una modalità che abbiamo davvero apprezzato. Pensata e strutturata bene, offre uno stacco interessante dalle missioni tradizionali. Con i personaggi che partono sempre dal livello 1, è una sfida spingersi sempre più in fondo nel dungeon, con l’aggiunta delle sfide bonus presenti in alcuni piani che ci richiederanno di soddisfare alcune condizioni di battaglia. Alla modalità in sé non abbiamo davvero alcuna critica da fare e rappresenta anche un buon contenuto endgame insieme alla Challange Mode, che senza scendere troppo nel dettaglio è una sorta di New Game+ della Story Mode.
Purtroppo i problemi generali di Infinity Strash non possono che impattare anche su questa modalità. Combattere non è divertente dentro il tempio come non lo è fuori. La ripetitività si fa sentire, dato che il bestiario del gioco non è esattamente ampio, portando quindi a combattere sempre contro gli stessi nemici riorganizzati in maniera diversa.
Chiudiamo questa nostra analisi con una seconda nota molto positiva, che sono le animazioni delle skill e i modelli dei personaggi. Se gli ambienti risultano abbastanza spogli e non particolarmente dettagliati, i modelli dei personaggi e le animazioni delle skill sono davvero bellissimi. Lanciare una magia o l’iconico Avan Strash di Dai è un vero piacere. Vista la qualità generale di Infinity Strash è quasi difficile credere che si stia parlando dello stesso gioco data la differenza qualitativa con gli altri elementi.
Conclusioni
Infinity Strash: Dragon Quest The Adventures of Dai è un progetto che soffre lo scotto di essere un titolo sul quale la stessa Square Enix probabilmente non ha creduto. Progetto evidentemente low-budget, prova ad avvinghiarsi e a sostenersi solo ed esclusivamente sulla forza del materiale di partenza, cadendo però rovinosamente sotto i tanti problemi. Un Action RPG incapace di offrire un sistema di combattimento divertente ha già perso in partenza. A salvare il titolo dalla nostra bocciatura completa ci pensano solamente la componente rogue-like del Temple of Recollection, il sistema delle Bond memories e le ottime animazioni delle tecniche dei nostri eroi.
Parliamo di un gioco inoltre che viene venduto a €60,00 e che pertanto non ci sentiamo neanche lontanamente di consigliarvi. Se avete amato l’anime e volete provarlo vi invitiamo ad attendere sconti importanti. Se invece siete nuovi di questa serie e volete tuffarvi nel mondo di Dragon Quest, vi invitiamo a orientarvi a titoli ben più meritevoli, come ad esempio l’eccellente Dragon Quest XI: Echi di un’Era Perduta.
Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai
Voto - 6
6
VOTO
Infinity Strash: Dragon Quest The Adventure of Dai è uno spin-off deludente e problematico, che non rende giustizia alla storica serie di casa Square Enix