George R.R. Martin, il pluripremiato autore del “Trono di Spade”, ha intentato una causa contro OpenAI accusando l’azienda di aver utilizzato le sue opere senza autorizzazione per “alimentare” ChatGPT, di fatto violando il diritto d’autore. Assieme a lui, un team di scrittori rappresentati dalla Authors Guild marcia contro l’utilizzo improprio della letteratura nello sviluppo delle intelligenze artificiali. L’inverno sta arrivando anche per ChatGPT?
Che le AI siano causa di controversie e perplessità, è ormai chiaro. Da mesi quasi ogni ambito lavorativo e artistico è assediato da scioperi e proteste: gli attori lottano contro la riproduzione non autorizzata dei loro connotati, i doppiatori contro quella delle loro voci e gli illustratori contro quella delle proprie opere. E mentre c’è chi già pensa ad una tassa per l’impiego dei robot, la “gilda degli autori” ricorre alle vie legali per difendere gli scrittori.
Tra i nomi che possiamo trovare nell’atto giudiziario depositato a New York, si trovano anche altre figure di spicco della letteratura americana, quali John Grisham, Jonathan Franzen e Douglas Preston. Quest’ultimo ha dichiarato al New York Times che, dopo aver chiesto a ChatGPT di descrivere dei personaggi minori dei suoi libri, si sarebbe visto restituire una risposta dal livello di precisione così elevato da non lasciargli dubbi sulla provenienza di quelle parole, che non potevano venire da interviste o recensioni disponibili per tutti. “Mio Dio, ChatGPT ha letto i miei libri, quanti deve averne letti in tutto?“
ChatGPT come gli “Estranei”
“Al centro del funzionamento di questi algoritmi c’è un furto sistematico su scala massiccia“. Sono queste le parole degli autori, che imbracciano le armi contro un nemico comune in grado di “produrre opere derivate, imitando lo stile degli scrittori” dopo averne consumato i libri. Un comportamento simile a quello dei freddi Estranei del Trono di Spade, in grado di assimilare nei loro ranghi tutti gli esseri viventi con cui vengono in contatto.
Gli algoritmi delle intelligenze artificiali, si legge nella denuncia, metterebbero a rischio la possibilità degli scrittori di guadagnarsi da vivere, riuscendo a generare automaticamente e liberamente testi che altrimenti sarebbero a pagamento. Così facendo, le opere più famose degli autori diverrebbero la loro stessa rovina. O meglio, per citare la traduzione di Internazionale: “Il plagio rende quindi le opere dei motori della distruzione degli scrittori“.
Sulla base di queste accuse, la Authors Guild e di conseguenza anche l’autore del “Trono di Spade”, chiedono di vietare l’utilizzo di libri protetti dal copyright senza un’espressa autorizzazione da parte dello scrittore, per evitare incidenti come quelli avuti con lo sviluppo del modello linguistico di ChatGPT, oltre al risarcimento dei danni. Riuscirà questa unione delle forze a contrastare l’avanzata del nemico che continua a consumare e moltiplicarsi?