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Sunny, la crescita secondo Taiyo Matsumoto

La crescita senza genitori raccontata da uno dei più grandi autori di manga contemporanei

Haruo è stato colpito, sanguina da solo nel mezzo del deserto: il posto ideale in cui un traditore possa trovare la morte, dice. Poi un grido: “Haruo!” Il ragazzo viene chiamato a raccolta: sta arrivando un nuovo ospite. Haruo scende quindi dalla Sunny, una vecchia macchina ferma nel giardino dotata di un potere incredibile e corre a vedere quello nuovo.

Ha gli occhiali ed è basso, sta in silenzio. Ha la faccia da secchione contro due corpi alti e senza testa. A dopo le presentazioni. Si chiama Sei. Inizia a fare il giro coi ragazzi della sua età, quelli che stanno li da tanto tempo. Quando finiscono dentro la Sunny Sei scopre che chiudendo gli occhi può andare dove vuole, forse anche sulla luna.

Però Sei andrà via presto, non ha bisogno della Sunny, non gli interessa. Ha gli occhi spenti coperti dalle spesse lenti degli occhiali, pensa a quando aveva una casa, a quella che avrà tra poco. Che diavolo dici, gli fa Haruo guardandolo seduto sul sedile posteriore, figurati se torni a casa. Tu sei stato abbandonato.

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Crescere soli

Sunny viene pubblicato tra il 2010 e il 2015 prima su Monthly Ikki e poi su Monthly Big Comic Spirit. L’autore è Taiyo Matsumoto, fuoriclasse che aveva già dato alle stampe opere come Ping Pong, Number 5 e Tekkonkinkreet, ottenendo premi di ogni genere e il consenso unanime di pubblico e critica. Uno di poco conto, insomma.

Quella di Sunny non è una storia come le altre però. Potrebbe tranquillamente essere liquidato col genere slice of life, ma c’è molto di più in mezzo a questi momenti di vita. Quando non trovano una trama orizzontale i lettori tendono a sminuire un manga perché pensano che non ci sia un vero e proprio sviluppo, un cambiamento tra prima e dopo. Niente di più sbagliato.

Buona parte delle vite che vediamo sono solo una successione di momenti più o meno banali, intervallati da pochi attimi di spessore; gesti forti come la perdita di un genitore, la malattia di un caro a noi vicino, il distacco da una persona amata. Cambiamo ogni secondo che passa, è la cosa più naturale di tutte, ed è incredibile vedere come persone che non esistono, tipo i personaggi di Sunny, riescano a crescere sotto ai nostri occhi mentre continuano a vivere.

L’arrivo del già citato Sei è il momento che sancisce l’inizio. Facciamo la conoscenza dell’istituto dove vivono ragazzi e ragazze di tutte le età, assieme ai tutori che se ne occupano con tutto l’amore e la pazienza tipica dei genitori più veri. Molti sono li perché hanno perso la propria famiglia, altri perché non sono voluti; altri ancora perché hanno qualcuno distante o malato che non può occuparsi di loro.

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C’è Haruo con i capelli d’argento e gli occhi solitari del lupo ferito; c’è Sei, intelligente e sensibile, che poco alla volta perde ogni speranza; c’è Junsuke, con naso che goccia che si prende cura del fratellino mentre la madre è ricoverata in ospedale; c’è Taro, il gigante gentile che ha sempre la pancia scoperta e la mente curiosa; c’è Megumu, che ha perso tutto tranne la voglia di amare; ci sono Kenji e Asako, adolescenti già grandi e pieni di rimpianti per la vita ancora da vivere.

C’è una storia per ognuno di loro. Momenti dove la sincerità ti prende in pieno petto, come se l’infanzia che hai rimosso da tempo venga sbattuta sulla carta sotto l’immagine d’inchiostro d’una vita che vuole essere vissuta. Che nonostante tutto il male e le cose brutte deve essere vissuta, in virtù della forza dentro ogni cosa bella che c’è la fuori, che sia un pesce troppo grande o un mazzo di fiori secchi.

Crescere assieme

A portare avanti la storia che non c’è sono i rapporti tra ragazzi e ragazze dell’istituto. Il loro sguardo sul mondo circostante è il motore che alimenta ogni capitolo del manga. Sono tutti momenti di approfondimento e consapevolezza trainati da una incomprensione, una bugia, una fuga o una verità scomoda. Nonostante le partenze e gli arrivi dall’istituto la cosa che resta è il gruppo, come a voler dire che assieme, anche se miserabili, i bambini sono in grado di fare qualsiasi cosa.

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Taiyo Matsumoto questo lo sa bene. A sei anni i genitori non possono più prendersi cura di lui e lo affidano a una casa famiglia, nella quale rimarrà fino a dodici anni, quando verrà accolto a casa di alcuni parenti. Questa esperienza lo segnerà profondamente, portando alla luce fin da subito l’idea di una vita solitaria, senza la necessità di avere fiducia nel prossimo. L’ispirazione per il manga, saputo ciò, diventa forse anche troppo palese, ma tutt’altro che banale.

Sunny è un ricordo romanzato visto con la mente di un adulto che ha affrontato la vita. Matsumoto è Haruo, ancora giovane, alla ricerca della solitudine dopo aver subito ferite profonde che non vuole mostrare a nessuno. Attraverso i ricordi più duri e quelli quotidiani l’autore descrive l’infanzia come periodo nel quale i legami hanno un ruolo fondamentale. Senza si rischia di affondare.

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Affrontare un problema assieme è sempre meglio. Avere un confronto, una lite, una rissa con qualcuno è sempre meglio che starsene da soli a pensare quanto tutto faccia schifo, alla sfortuna che c’è capitata. A nessuno frega niente della nostra sfortuna, a nessuno frega di Haruo, di Sei o di Megumu. Tanto vale rimboccarsi le maniche e iniziare a vivere, no?

Forse il segreto della crescita sta tutto nell’accettarsi, come imparano a fare i personaggi di questo bellissimo manga. A capire chi siamo e quello che c’è attorno a noi. Poi, quando finisci col sapere qualcosa ecco che arriva l’ignoto, e allora ritorna di nuovo tutto da capo. A quel punto sali sulla Sunny e chiudi gli occhi: puoi andare dove ti pare, anche sopra le nuvole. Dove tutto sembra più facile e anche un bambino che ha perso tutto può cominciare a vivere senza la paura di essere abbandonato.

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Alessandro Diambra

Alessandro Diambra

Classe 1996. Sono uno di quelli che legge tutto e non ha cose preferite.

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