Il secondo capitolo di Boruto: Two Blue Vortex, uscito ormai quasi una settimana fa, sicuramente non è riuscito a conquistarci o a fornirci lo stesso numero di informazioni del primo: si è trattato, infatti, di un capitolo decisamente più lento in cui i veri protagonisti sono stati gli scontri a Konoha che hanno inevitabilmente rubato tutto il tempo che si sarebbe potuto utilizzare per spiegazioni o aggiornamenti sulla situazione nel mondo dopo i tre anni di time skip.
Una delle novità più rilevanti di questo secondo capitolo, comunque, è l’introduzione di una nuova tecnica del protagonista imparata nel corso dei tre anni passati ad allenarsi con Sasuke: il Rasengan Uzuhiko. Abbiamo già provato ad analizzarlo con un articolo apposito, studiando come potrebbe aver fatto Boruto a crearlo e a quale scopo.
Ma la vera domanda è un’altra: avevamo davvero bisogno di una nuova, ennesima versione del Rasengan?
Nel corso della prima serie di Naruto abbiamo già visto diverse evoluzioni della tecnica creata da Minato Namikaze, oltre ad applicazioni varie ed eventuali come il Rasengan Titanico, perciò chiedersi se davvero un’ennesima nuova variante fosse necessaria e la risposta, infondo, è no. Soprattutto con un insegnante come Sasuke, Boruto avrebbe potuto creare tante tecniche diverse grazie anche agli strumenti tecnologici che porta con sé dall’inizio della serie, invece Masashi Kishimoto ha deciso di adagiarsi sugli allori e riprodurre in una salsa diversa una tecnica già vista.
Potremo dire che si tratta di pigrizia da parte dello sceneggiatore, ma visto l’amore che i fan nutrono per il Rasengan il fatto che Kishimoto abbia deciso di modificarlo e riproporlo anche in Two Blue Vortex è assolutamente giustificato, oltre al fatto che non esclude che Boruto abbia effettivamente creato qualche tecnica nuova che sfoggerà nei prossimi capitoli quando ce ne sarà bisogno. Il Rasengan, intanto, rimane una tecnica iconica che tutti portiamo nel cuore e come tale deve avere il suo posto all’interno dell’universo di Naruto.
L’indignazione, dunque, è comprensibile ma eccessiva con solamente due capitoli usciti fino ad ora. Boruto ha ancora molto tempo per mostraci ciò che ha appreso dal maestro in questi tre anni, e noi non vediamo l’ora di scoprirlo.