A pochi giorni dall’apertura delle iscrizioni per i primi test sull’essere umano dell’interfaccia N1, Neuralink continua a far discutere. Nonostante la nobile intenzione di poter far interagire nuovamente con l’ambiente e i dispositivi circostanti le persone paralizzate, continuano a diffondersi dati preoccupanti sui risultati delle operazioni svolte sugli animali. Già nello scorso anno, infatti, ne sarebbero morti più di 1500, tra scimmie e pecore.
La risposta di Musk a queste accuse si è fatta attendere, arrivando solo il 10 Settembre sotto al post di un utente. Il co-fondatore dell’azienda avrebbe infatti affermato, sulla sua piattaforma X (un tempo Twitter), che: “Nessuna scimmia è morta come conseguenza dell’installazione del chip di Neuralink“, e ha continuato con “Per i nostri primi impianti, per minimizzare i rischi alla salute delle scimmie, abbiamo scelto scimmie terminali (già vicine alla morte)“.
Queste parole hanno causato un effetto domino che rischia di compromettere lo stato attuale dello sviluppo di Neuralink, giunto ormai alla sperimentazione umana. Il Comitato dei Medici per la Medicina Responsabile (PCRM), in una lettera al SEC, l’organo federale che si occupa della vigilanza dei mercati, avrebbe dichiarato fraudolente le parole di Musk sulla base dei dati in loro possesso. Un ex dipendente di Neuralink ha inoltre detto in un’intervista a WIRED che quella delle scimmie terminali sarebbe un’affermazione “ridicola“, se non “direttamente un’invenzione“.
I danni di Neuralink sulle scimmie
I dati del Centro di Ricerca Nazionale sui Primati dell’Università della California, pubblicati dal PCRM, mostrano come almeno una dozzina di scimmie abbiano mostrato un ampio spettro di disagi e sofferenze, incluse infezioni ed edema cerebrale, prima di essere soppresse. Nella lettera al SEC, viene fatto notare come in seguito all’intervento invasivo molti esemplari abbiano iniziato a mostrare segni di depressione, perdita di equilibrio e coordinazione, dolori, paralisi e persino attacchi epilettici.
“I documenti clinici mostrano che, sebbene alcune scimmie avessero subito precedenti danni fisici, non ci sono prove del fatto che fossero vicine alla morte, come affermato da Musk” ha poi continuato il gruppo, facendo poi notare come il macaco rhesus possa spesso arrivare a compiere i 25 anni in cattività, mentre l’età media degli esemplari morti durante gli esperimenti di Neuralink fosse di 7,25 anni.
Il portavoce dell’Università Californiana Davis, Andy Fell, si è rifiutato di rilasciare ulteriori commenti in merito, oltre alla dichiarazione dello scorso anno, nella quale difendeva gli esperimenti di Neuralink. Essi sarebbero stati svolti secondo il protocollo del campus per Fell, e lo staff universitario avrebbe fornito delle tempestive cure veterinarie e monitoraggio ininterrotto per ogni animale su cui era stato effettuato un esperimento.