Jujutsu Kaisen è un’opera che conta, fra i propri indubbi pregi, la presenza di diversi personaggi femminili forti in un contesto pressoché privo di fan-service. A prescindere dallo spazio narrativo dedicato loro Nobara Kugisaki, Yuki Tsukumo, Shoko Ieiri non risultano essere soltanto dei “bei faccini”, ma al contrario sono dotate di personalità e carattere e sono gestite dall’autore Gege Akutami con rispetto.
Il personaggio femminile di Jujutsu Kaisen ad essere meglio approfondito, e con l’arco narrativo più completo fino a questo momento, è senza dubbio Maki Zen’in: la ragazza nata senza Energia Maledetta fa parte di una delle tre più grandi famiglie di Stregoni e ha una sorella gemella di nome Mai, con cui ha un rapporto a dir poco conflittuale.
In un manga ricco di backstory tragiche, la storia di Maki e di Mai e del loro legame è forse una delle più toccanti. Presentata nel prequel Jujutsu Kaisen 0: Jujutsu High, che è stato pubblicato su Jump GIGA nel 2017, nella narrazione attuale Maki Zen’in è una studentessa del secondo anno della scuola per Stregoni di Tokyo, cui attende un doloroso destino.
Una vita di servitù
Dotata di grande determinazione e coraggio e un indubbio genio combattivo, Maki come abbiamo detto è nata priva di Energia Maledetta all’interno di un clan che vede come unico elemento di valore il possedere un grande quantitativo di Energia Maledetta. Come ci viene mostrato nel corso dell’arco del Kyoto Goodwill Event, quando Maki si confronta con la gemella Mai, all’interno della famiglia la sua condizione viene vista come un motivo di profonda vergogna.
Non soltanto le due gemelle erano destinate a una vita di servitù all’interno del clan, ma il loro stesso padre, Ogi Zen’in, si era visto precludere la possibilità di diventare il Capofamiglia per la “scarsa qualità delle sue figlie” vale a dire per il loro scarso talento nel jujutsu. Soffocata da questa mentalità retrograda, Maki aveva abbandonato il clan e la famiglia per frequentare la Tokyo Jujutsu High.
All’inizio della storia di Jujutsu Kaisen Maki Zen’in ci si presenta come una ragazza dal carattere duro, fortissima fisicamente ed estremamente equilibrata. Indossa occhiali speciali per poter vedere le Maledizioni (che normalmente sono invisibili agli occhi di chi non possiede qualità da Stregone) e combatte utilizzando Armi Maledette. La sua intenzione è diventare abbastanza forte da imporsi sul clan e diventarne il Capofamiglia, nonostante l’ovvia difficoltà.
Gli Zen’in dal canto loro hanno sempre tentato di ostacolarla in tutto, vedendo la sua stessa esistenza come una macchia da cancellare. Il rapporto con la gemella Mai è conflittuale, ma sempre si intuisce dietro i loro comportamenti un legame che va oltre la differenza di vedute. Il loro percorso umano è stato intriso di dolore.
Dopo aver rischiato la vita nel prequel Jujutsu Kaisen: 0 contro Suguru Geto, Maki partecipa a buona parte degli eventi della prima parte del manga compreso l’Incidente di Shibuya, nel corso del quale finisce con l’essere gravemente ferita da un attacco incendiario di Jogo che la lascerà moribonda. Laddove altri Stregoni sarebbero periti sul colpo, grazie alla propria prestanza fisica fuori dall’ordinario Maki sopravvive pur sfigurata da numerose ustioni. Questo evento le darà una nuova determinazione.
Pieno potenziale
Alla vigilia dell’inizio del Gioco di Sterminio, quando è ormai chiaro che una vera e propria guerra sta per avere inizio, Maki decide di tornare al proprio clan per appropriarsi delle Armi Maledette che gli Zen’in e i Kamo hanno sottratto dal magazzino speciale della Tokyo Jujutsu High dopo il confinamento di Satoru Gojo nel Reame Prigione. Ora che Megumi Fushiguro è stato nominato Capofamiglia, Maki si ritiene al sicuro e si reca dunque nella grande villa dei Zen’in.
In effetti, l’accettazione da parte di Megumi del ruolo di Capofamiglia è stata in parte orchestrata dalla stessa Maki, determinata ad acquisire le risorse del clan in vista della guerra finale con Kenjaku. Sulla strada per il magazzino, la ragazza incontra sua madre che le proibisce di entrare. Mentre la ignora, sua madre le dice che vorrebbe che Maki la rendesse orgogliosa di averla partorita almeno una volta.
Quando Maki entra nel magazzino viene accolta da suo padre Ogi, che le dice che si è già sbarazzato di tutte le Armi. Dietro suo padre, Maki vede Mai ferita e morente. Il loro combattimento è breve quanto brutale: Ogi dichiara tutto il proprio disprezzo per le figlie, da lui viste come un’onta e un ostacolo al prestigio personale, e le getta nella sala di addestramento dei Zen’in piena di Spiriti Maledetti, destinandole alla morte per mano delle Maledizioni.
A questo punto Mai si riprende e con un bacio la trasporta nel proprio Dominio, rappresentato da una spiaggia deserta. Questo è un momento cruciale per le due sorelle. In questa specie di visione, Mai rivelerà a Maki il motivo per cui nel mondo del jujutsu un parto gemellare è considerato infausto: l’Energia Maledetta si distribuisce in loro considerandoli un “tutt’uno”, e con tutto l’allenamento del mondo Maki non riuscirà mai a primeggiare in nulla perché la scarsa determinazione di Mai rappresenta per lei una zavorra.
Non le resta altro da fare che creare un ultimo Oggetto Maledetto e morire per fare sì che Maki possa raggiungere il proprio pieno potenziale. In cambio le chiede soltanto una cosa: distruggere tutto. Dopo tutto questo, nel capitolo 149 del manga Maki si risveglia ottenendo un potere combattivo che viene messo a paragone con quello di Toji Fushiguro, la bestia nera degli Zen’in che a suo tempo aveva quasi ucciso Satoru Gojo. Maki dunque stermina il proprio clan partendo proprio da suo padre Ogi.
Il riscatto degli esclusi e la poetica di Jujutsu Kaisen
La sezione relativa allo sterminio del clan Zen’in, pur essendo una specie di introduzione al Culling Game, rappresenta probabilmente uno dei momenti più alti di Jujutsu Kaisen. Al netto di una spiegazione, quella offerta da Mai, che può legittimamente lasciare perplessi, e della introduzione di un villain, Ogi Zen’in, che definire “tagliato con l’accetta” sarebbe anche gentile, il mini-arco riesce a portare il personaggio di Maki a un nuovo livello di potere, a risolvere il rapporto conflittuale con la gemella e portare l’ingombrante clan Zen’in al di fuori della narrazione.
Al di là di quanto può essere soddisfacente assistere finalmente al riscatto di un personaggio come Maki, perennemente sottovalutata e sottoutilizzata, nella sua lotta contro il proprio clan si sostanzia quello che è indubbiamente il nucleo tematico di Jujutsu Kaisen, la lotta del presente contro il passato, dell’amore contro il cinico tradizionalismo dei nostri predecessori.
Tengen, Kenjaku, Sukuna, gli Zen’in, i Kamo, i Gojo, ancora oggi dettano legge nel presente di Jujutsu Kaisen. Non è difficile intuire come nelle intenzioni di Gege Akutami siano loro il nemico, con la propria pretesa di dettare legge e di imporsi senza sapere rinunciare al potere, tentando eternamente di plasmare il mondo. La lotta di Maki contro i dettami del mondo degli Stregoni è la lotta di tutti i protagonisti contro la crudele stagnazione di una realtà insofferente alla speranza e alla libertà. Soffia un vento di rivoluzione, ma dove ci trasporterà?