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Jujutsu Kaisen 236: il destino di Satoru Gojo [SPOILER]

A meno che non viviate sul fondo (del fondo, del fondo) della Caverna Platonica vi sarà forse capitato di venire a conoscenza della morte di un amatissimo personaggio di Jujutsu Kaisen. Io l’ho scoperto aprendo per sbaglio il profilo Twitter di un sito internet filippino e sul momento sono rimasto alquanto sorpreso, anche perché il capitolo 235 si concludeva con la proclamazione della vittoria di Satoru Gojo contro Ryomen Sukuna, il cosiddetto Re di Maledizioni.

La sorpresa è aumentata leggendo il capitolo 236, che ha molti lati positivi ma è al contempo uno dei peggiori per coerenza narrativa. Giudicare il capitolo in sé, da un punto di vista artistico, non è obiettivo di questo articolo, che invece si concentrerà sull’evento da un punto di vista generale. Nel farlo, attraverseremo le 5 fasi del lutto per la morte di Satoru Gojo.

Negazione

Su diversi forum e siti specializzati serpeggia oggi lo sconcerto, e diversi lettori di Jujutsu Kaisen stanno ipotizzando che in realtà la morte di Gojo non sia altro che un trucco o, eventualmente, un avvenimento reale a cui si potrebbe in qualche modo porre rimedio – anche perché nel corso della visione pre-morte dello Stregone viene nominata la guaritrice Shoko Ieiri (la guaritrice della Tokyo Jujutsu High) in un passaggio di difficile interpretazione.

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“Inhuman Makyo Shinjuku Showdown, parte 13” si concludeva con la enunciazione della vittoria di Gojo. Nulla, sul finire di quel capitolo, permetteva di intuire che il vincitore dello scontro fosse in realtà Sukuna. Non vi era commento del narratore, né un cliffhanger, né un’inquadratura particolare che potessero suggerire un esito differente da quello percepito dagli spettatori del combattimento.

La morte di Gojo, peraltro non mostrata direttamente, avviene ex abrupto. Il Gojo della visione in aeroporto parla con vari personaggi defunti dando per scontata la propria sconfitta come se noi lettori l’avessimo già esperita. Per quanto possa sembrare impossibile Satoru Gojo, lo Stregone invincibile, è stato sconfitto.

Non staremo qui a ribadire l’ovvio: Gojo è stato tagliato a metà, e anche in un fumetto fantasy come Jujutsu Kaisen ci sono ferite da cui non si guarisce. Il punto non è tanto di natura fisica, ma piuttosto che l’intera prima sezione del capitolo 236 è concepita come un momento di accettazione, giustificazione e spiegazione di questa morte la cui meccanica (se dobbiamo basarci sulle traduzioni – non ufficiali, lo ricordiamo – diffuse in rete) non è propriamente chiara.

Rabbia

Fin dagli esordi di Jujutsu Kaisen, Satoru Gojo era apparso immediatamente come uno dei personaggi più amati dal fandom. I suoi poteri, il suo passato, il suo design e la sua caratterizzazione ne avevano fatto immediatamente un fan-favorite. In molti, in questo stesso momento, stanno considerando di abbandonare la lettura del manga.

Per quanto questi sentimenti ci appaiano comprensibili Jujutsu Kaisen non è, e non è mai stato, la storia di Satoru Gojo. Il protagonista di questa vicenda è indiscutibilmente Yuji Itadori e il suo percorso di scoperta e accettazione di sé è in assoluto il cuore del manga. Di Jujutsu Kaisen Gojo era la variabile impazzita, un personaggio secondario dotato di un carisma tale da offuscare quello dei suoi protagonisti sfuggendo al controllo dello stesso autore.

Jujutsu Kaisen

Da un punto di vista strutturalista Gojo era l’Aiutante, il Maestro, una figura che nasce di supporto per il protagonista e che è poi destinata a essere messa da parte. Akutami ci aveva già provato quando, alla fine dell’Incidente di Shibuya, aveva fatto in modo che venisse sigillato all’interno del Reame Prigione. Non era abbastanza. Poco tempo dopo averlo liberato, lo ha ucciso portandolo fuori dalla trama in modo irrimediabile. E lo ha fatto off screen, cosa che nessuno di noi dimenticherà facilmente.

Patteggiamento

A voler trovare qualcosa di positivo in questa morte, possiamo evidenziare come l’esistenza stessa di un personaggio onnipotente fosse bastevole a bloccare la crescita dei protagonisti dell’opera. Yuji e Megumi entrano nel meccanismo del Culling Game in parte per trovare Hana Kurusu e utilizzare la sua Tecnica Maledetta per liberare Gojo dal Reame Prigione. Con lui in giro non sarebbe stato difficile sconfiggere Kenjaku, che aveva messo in essere il complotto di Shibuya con la premessa narrativa di non essere in grado di sconfiggerlo materialmente.

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L’accettazione del proprio destino consente a Gojo di liberarsi del fardello della propria arroganza, che lo stava avvelenando come personaggio e alla lunga avrebbe impantanato l’intera trama di Jujutsu Kaisen nullificando la tensione emotiva dei combattimenti finali. Ora a Yuji non resta che lottare contro il proprio migliore amico e contro il proprio genitore. In fin dei conti, non è proprio di questo che parla il manga?

Depressione

E sì, oggi ci sentiamo sicuramente un po’ depressi. Gojo non ha avuto una vita facile, sempre schiacciato dalla consapevolezza di un potere che nessuno sano di mente vorrebbe essere costretto a gestire. In Jujutsu Kaisen: 0 questo potere lo aveva portato a doversi fare carico del compito di uccidere il proprio migliore amico. Aveva dovuto subire la perdita di tante persone amate.

Riflettendo un attimo su ciò che implica la Tecnica innata dell’Inviolabilità, ci rendiamo conto che non si tratta soltanto di una tecnica di difesa contro gli assalti dei nemici ma anche di una condizione di intangibilità, un filtro contro il dolore nel senso più ampio possibile e certo anche la voragine che in vari modi lo separava dagli altri.

Nei suoi ultimi momenti Gojo ripensa a un nemico e a dei colleghi per cui provava dei sentimenti di stima, forse un rimpianto dovuto a responsabilità non portate a termine. Non un legame, non una persona amata, non un figlio.

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Nelle tavole del capitolo 236 di Jujutsu Kaisen Akutami ribadisce un tema già emerso nel corso di questo arco narrativo, Inhuman Makyo Shinjuku Showdown: Satoru Gojo era un uomo solo, che nella sconfitta e nella morte è riuscito a trovare finalmente la pace.

Accettazione

Come abbiamo detto in altra sede, il Maestro è un personaggio che non è mai semplice gestire. Questo perché, quando viene introdotto nella storia, in genere è più forte del protagonista. Si tratta non solo di un personaggio di supporto, funzionale a permettere al protagonista di evolvere, ma anche di un potenziale deus ex machina da cui scaturisce il cosiddetto “Problema del Maestro”: perché il Maestro non può combattere al posto del protagonista, se è più forte di lui?

Le regole della narrazione ci suggeriscono che il percorso di crescita appartiene al protagonista e, al massimo, ai membri della sua compagnia. È lui a dover lottare e vincere. Il Maestro rischia costantemente di trasformarsi in un ostacolo, deve quindi essere superato o meglio ancora morire: a quel punto il protagonista può desiderare di vendicarlo ed eventualmente riuscirci oppure rinunciare per raggiungere una nuova consapevolezza. La morte di Gojo era quindi, forse, inevitabile.

Estrapolato dal contesto, il capitolo non è soltanto il miglior capitolo della lotta fra Gojo e Sukuna, ma in senso assoluto uno dei migliori dell’intera opera da un punto di vista emotivo. Ciò che sinora era mancato a questo scontro era proprio l’umanità dei suoi partecipanti. Gojo era troppo sicuro di sé, troppo esaltato, indifferente all’aspetto emotivo di stare combattendo il proprio allievo; Sukuna dal canto suo è un personaggio perfettibile, simpatico ma a tratti stereotipato.

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In questo capitolo abbiamo ritrovato finalmente una scintilla di umanità e quella malinconia tipica di quando si fa il punto sulla perdita di alcune cose, di alcune persone, fossero anche personaggi immaginari come in questo caso, che ci hanno accompagnato per un lungo tratto di strada.

A meno di un ulteriore colpo di scena, che spoglierebbe la sua morte (e in un certo senso anche la sua vita) di qualunque senso, sia noi lettori sia Yuji Itadori dovremo dunque accettare di non vedere mai più lo Stregone portatore dei Sei Occhi e trovare in noi la forza di andare avanti. Che sia questo l’ultimo insegnamento del Maestro Satoru Gojo.

Fonti: 1, 2, 3

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Manuel Crispo

Manuel Crispo

Medico, vive e lavora a Siena. Scrive un po' di tutto. "La lettura è piacere e gioia di essere vivo o tristezza di essere vivo e soprattutto è conoscenza e domande".

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