Le ultime ore sono state piuttosto movimentate per diversi studi di sviluppo indipendenti. Unity ha infatti annunciato un nuovo tariffario che prevede l’addebito di una somma prestabilita per ogni singola installazione di un titolo realizzato con il celebre motore di gioco. Questa nuova politica entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2024 e avrà effetto sui giochi che supereranno una determinata soglia di guadagno e di installazioni.
La comunicazione, arrivata oltretutto con poco preavviso, ha scatenato un vero e proprio terremoto nella scena indipendente, con diversi studi che hanno apertamente osteggiato questa scelta, chiedendo aiuto anche ai giocatori. Questa nuova politica dei prezzi infatti, andrebbe a danneggiare in maniera evidente molti piccoli team che hanno realizzato, o stanno attualmente realizzando, i loro giochi con Unity.
Le proteste sono arrivate da diversi studi, che hanno spiegato come una tale politica finirebbe spesso con il costare agli sviluppatori più denaro di quanto ne hanno effettivamente guadagnato dalle loro opere. Senza contare tutti quei team che stanno ultimando lo sviluppo dei loro titoli con il motore di gioco e, pur volendo, non sono nella condizione di abbandonare Unity e ricominciare da capo i lavori.
“Sviluppare in Unity diventerà un rischio finanziario”
Frogteam Games, team responsabile di Frogsong, è stato tra i primi a dire la sua sulla vicenda: “Anche se Frogsong è attualmente lontano da questa soglia, ogni futuro sviluppo in Unity diventerà un rischio finanziario per gli sviluppatori indipendenti come noi. Il port di Frogsong su Nintendo Switch continuerà ad essere sviluppato con Unity perchè è troppo tardi per cambiare motore, ma non lavoreremo più con Unity in futuro. Vi esortiamo a prendere le parti dei giochi indipendenti e chiedere a Unity di rinunciare a questi cambiamenti dannosi” si legge nella nota pubblicata sull’account X ufficiale dello studio.
La nuova politica dei prezzi andrà a colpire tutti quei titoli che hanno superato una certa soglia di guadagno nel corso degli ultimi 12 mesi e una determinata soglia di installazioni sin dal giorno di lancio. Al superamento di queste, gli studi dovranno corrispondere una somma per ogni singola installazione dei loro titoli: si tratta di un corrispettivo fisso per gli utenti Personal e Plus, mentre sarà variabile per quelli Pro ed Enterprise, con tariffe progressivamente più convenienti all’aumentare delle installazioni registrate.
“Una sorprendente mossa da bastardi”
Chi non ci è andato per il sottile è stato senza dubbio Tom Francis, designer di Heat Signature, che si è scagliato apertamente contro questa decisione. “Una sorprendente mossa da bastardi” l’ha definita lo sviluppatore, particolarmente contrariato dall’applicazione di questa politica. Essa riguarderà infatti anche i titoli già presenti sul mercato e che resteranno disponibili dopo il 1° gennaio 2024, cosa che potrebbe significare danni economici enormi per alcuni piccoli team: “Un partner che può cambiare in corsa la parte di guadagni che gli devi e che lo fa *dopo* che hai creato e realizzato il tuo gioco, è un partner da evitare come la peste”
Gli ha fatto eco Tomas Sala, sviluppatore di The Falconeer, che sta attualmente sviluppando il suo nuovo titolo con Unity e la scelta di cambiare motore, in questo momento, comporterebbe la rinuncia ad anni di lavoro: “L’ho creato grazie a una semplice licenza d’uso che sono felice di pagare. Ora che sono vicino al lancio, mi mettono davanti qualcosa di nuovo. Non è un aumento di prezzo, ma un cambio fondamentale delle modalità con cui facciamo affari. Non ho opzioni, posso solo inginocchiarmi e pagare. È una forma di ricatto“.
Il problema dei giochi gratuiti
Rami Ismail, sviluppatore indipendente e consulente ha spiegato a PC Gamer come il sistema che entrerà in vigore sia facilmente abusabile: “Mettiamo il caso di un utente a cui non piaccio, che decide di installare il gioco su centinaia di dispositivi, cosa facilmente ottenibile utilizzando macchine virtuali. Ora, abbiamo centinaia di installazioni. Unity non tiene conto dei miei guadagni, giusto? Ma tiene conto delle installazioni quindi, per quanto li riguarda, gli devo migliaia di dollari. Ma non ho guadagnato niente! Il problema è che ci stanno per addebitare qualcosa che non genera soldi. Le installazioni non ci fanno fare soldi”.
Infine, un problema ulteriore riguarderebbe quei giochi inseriti nei servizi in abbonamento come Xbox Game Pass, oppure offerti gratuitamente all’interno di bundle di beneficenza. A riguardo, Unity ha immediatamente chiarito come la tassa non sarà applicata alle installazioni dei giochi distribuiti con questa modalità, ma ciò non è stato sufficiente a placare le polemiche, dal momento che non è chiaro come Unity riuscirà a effettivamente a fare le dovute distinzioni. In conclusione, si tratta senza dubbio di una vicenda piuttosto controversa che potrebbe rivoluzionare, in maniera negativa, il mercato videoludico indipendente. E di conseguenza, i giocatori.