I giornali italiani sembrano non voler ancora terminare la vera e propria crociata contro il mondo del cinema e dei videogiochi: stando ad un recente articolo de La Stampa, proprio questi popolari passatempo potrebbe essere la causa di un eccezionale episodio di violenza partito da un minore avvenuto a Bologna.
A riportare la notizia è stato il giornale “La Stampa”, raccontando che la 13 enne, ormai da diverso tempo, seminava il terrore nei parchetti del bolognese picchiando i suoi coetanei. Una delle ultime aggressioni avrebbe coinvolto un gruppo di giovani tra i 14 e i 15 anni e la violenza della ragazzina sarebbe tutt’ora (quasi) priva di spiegazioni, secondo il giornale.
La violenza tra minori come “emulazione dei videogiochi”
Una frase in particolare, usata dal giornalista che ha redatto l’articolo, colpisce la nostra attenzione:
“Chissà se sono i videogiochi con storie violente, o qualche film d’azione del quale si vogliono emulare le scene più forti. Non si riesce a capire, almeno per il momento, che cosa ci sia alla base del comportamento di giovani o giovanissimi che decidono di esercitare la brutalità fisica ai danni di qualche coetaneo, senza un motivo preciso, per il puro gusto di alzare le mani, e anche i piedi.”
Non vengono menzionate particolari passioni della ragazzina, che potrebbe benissimo non essere nemmeno una videogiocatrice ma, per qualche strano motivo, la prima ipotesi per quanto riguarda le cause di tale violenza è proprio il controller. Siamo di fronte all’ennesimo caso di demonizzazione di uno dei passatempi più popolari del mondo, tra l’altro frutto di uno stereotipo che sembra proprio non passare mai di moda.
Il problema della violenza tra minori e la ricerca del capro espiatorio “comodo”
Non nascondiamoci dietro ad un dito: la violenza esiste da sempre, anche da prima dei videogiochi. Nonostante ciò, sono stati numerosi gli studi accademici che hanno cercato di individuare un nesso tra la fruizione del videogioco dal contenuto violento e il comportamento violento: al momento i risultati di diversi studi non hanno portato ad un collegamento diretto tra i due fattori. Anche ricerche piuttosto recenti come quella dei professori Paolo Soraci, Elena Del Fante, Francesco Antonio Abbiati, Grazia Muscogiuri, Giusiana Patanè, Marco Palma e Ambra Ferrari non ha fornito la “prova schiacciante” che lega il videogioco violento all’atteggiamento violento.
L’accanimento che i media “tradizionali” esercitano contro il videogioco (ma anche YouTube) sembra ormai essere dilagato: se potremmo trovare anche alcuni collegamenti (anche se, anche qui, sarebbe errato parlare di cause certe) tra azioni pericolose e viralità di tali “challenge” (pensiamo alla tragedia che ha recentemente visto coinvolta una patatina virale), crediamo che tali collegamenti debbano essere fatti con logica, buon senso e fonti affidabili a cui fare riferimento.