Gaara: il nome di un demone che ama solo se stesso. Il nome di Gaara e il significato del tatuaggio sulla sua fronte sono stati dapprima una maledizione per il ragazzo e poi una benedizione, prova dell’infinito amore che dal momento della sua nascita la madre ha provato per quel bambino così piccolo, conscia in punto di morte del destino di dolore che lo attendeva e del fatto che lei non sarebbe potuta essere lì per proteggerlo.
La storia di Gaara è sempre stata e rimane ancora oggi, dopo 700 capitoli, una delle più emozionanti e meglio riuscite di tutto Naruto tramite cui Kishimoto è riuscito ad esprimere al meglio il significato profondo dell’opera: la cosa più importante che abbiamo in questa vita sono i nostri legami. Sono i legami con le persone attorno a noi che ci salvano dalla solitudine, guariscono le ferite del nostro animo e ci spingono ad andare avanti, e senza di loro non saremo niente più di gusci vuoti. Esattamente come Gaara, nella prima parte dell’opera, era un guscio di sabbia completamente vuoto, privo di una ragione di esistere che non fosse uccidere e far soffrire le altre persone.
Grazie all’incontro con Naruto, Gaara scopre che la vera forza non proviene dalla solitudine, bensì dal desiderio di voler continuare a stare accanto alle persone alle quali vogliamo bene. Capisce che l’amore è più forte della paura, e il desiderio di proteggere conta molto di più di quello di uccidere.
Gaara è ciò che Naruto sarebbe potuto diventare se non avesse mai avuto Iruka accanto, se avesse rifiutato la sua vicinanza e si fosse limitato ad immergersi nella sua solitudine. Ma Naruto ha rifiutato questo destino, ha continuato a cercare di avvicinarsi agli altri e ha trovato dei preziosi legami, dei legami che adesso proteggerebbe a costo della vita proprio perché è grazie a loro che è riuscito a sfuggire a quel pozzo fatto di solitudine e di disperazione in cui stava cadendo e in cui Gaara è completamente immerso.
La Forza Portante del Nove Code non è solo una delle persone più importanti nella vita del Ninja della Sabbia, ma è anche il motore di ogni sua azione nonché un vero e proprio modello di vita: il Kazekage si chiede spesso cosa farebbe Naruto posto in determinate situazioni e nella Saga della Conferenza dei Cinque Kage lo vediamo persino cercare di convincere Sasuke ad abbandonare il percorso della vendetta.
Gaara è un personaggio che ancora meglio di Naruto sa che in quel percorso ci sono solo sangue e distruzione ed è proprio in virtù di questo che parla a Sasuke col cuore in mano, pregandolo di abbandonare l’oscurità che lo circonda. E di fronte al rifiuto di quest’ultimo Gaara versa una piccola, solitaria lacrima: la prima che si concederà in tutto il manga, prova di quanto lui sia cambiato grazie a Naruto diventando profondamente e dolorosamente umano.
Sempre nell’arco della Conferenza dei Cinque Kage lo vediamo incoraggiare Naruto, intimandolo di fare qualcosa per Sasuke come amico quando tutti gli ripetevano di lasciarlo andare e di considerare l’ex compagno di squadra una minaccia da eliminare. Anche qui, Gaara sa cosa vuol dire essere abbandonato nell’oscurità e non vuole che lo stesso accada a Sasuke che cammina ancora su quella strada che lui è riuscito a salvare molto tempo prima.
Gaara è riuscito coi suoi sforzi e il suo impegno a conquistarsi la fiducia di tutto il Villaggio della Sabbia prima e del mondo Ninja dopo, mosso da un sincero desiderio di diventare una persona in grado di proteggere seguendo le orme di quel chiassoso ragazzino di Konoha che lo ha ispirato al punto da riscrivere completamente ogni sua ragione di vita. La sua prima scena in Naruto Shippuden, in cui scopriamo che è diventato Kazekage, è ancora oggi una delle più emozionanti in assoluto così come la sequenza alla fine dell’arco del Salvataggio del Kazekage, quando Gaara si risveglia e trova attorno a sé centinaia di persone del suo Villaggio.
Gaara è riuscito finalmente a connettersi con gli altri, a creare dei legami indissolubili e quella folla è la prova definitiva del suo successo, del suo essere riuscito a diventare una persona del tutto nuova e per certi versi a superare persino Naruto.
Da mostro crudele e assetato di sangue, assassino senza scrupoli che semina solo terrore lungo la sua strada Gaara è stato in grado di diventare uno dei personaggi più umani in tutto Naruto, in grado di comprendere meglio di tanti altri il significato di amore e legami; e quel tatuaggio sulla fronte, impresso a sangue sulla pelle per ricordarsi di amare solo se stesso, ora è simbolo del modo con cui Gaara si approccia al mondo che lo circonda e soprattutto alle persone, con un sincero desiderio di proteggere, di aiutare e di tendere una mano, proprio come verso di lui Naruto ha teso la mano tanti anni prima.