Inizia oggi, martedì 12 Settembre 2023, il più grande processo in ambito “tech” dell’ultimo ventennio, che vede Google, uno dei più noti motori di ricerca accusati di monopolio e abuso di posizione dominante nella ricerca online. L’ultima volta che qualcosa del genere era accaduta, era il processo alla Microsoft del 2001.
A distanza di tre anni dall’accusa di monopolio da parte del Dipartimento di Giustizia americano (DoJ), inizia un nuovo capitolo che vedrà Google difendersi presso la corte distrettuale di Washington in quello che molti già definiscono un processo storico. Gli esiti potrebbero rivoluzionare gli equilibri del mercato, nonché la nostra esperienza nell’utilizzo del motore di ricerca.
L’accusa rivolta a Google
Nel corso dei prossimi mesi, il sopracitato DoJ e un nutrito numero di procuratori generali di stato porteranno avanti il processo contro Google, incolpata di aver messo in atto una strategia anti-concorrenziale che avrebbe violato diverse leggi antitrust. Stando alle accuse, la società di Mountain View avrebbe preso accordi con produttori di smartphone e altri browser per: “garantirsi lo stato di default del suo motore di ricerca e vietare alle controparti di Google di trattare con i suoi concorrenti”.
La prova chiave sulla quale si baserà il processo, è il pagamento di miliardi di dollari alla Apple (15 solo nel 2021) per essere il motore di ricerca predefinito in Safari. Questo comportamento, oltre a creare barriere insormontabili per la competizione, avrebbe permesso a Google di guadagnare, solo negli USA, il 90% delle quote di mercato nell’ambito delle ricerche online. Il DoJ ha inoltre mosso l’accusa di monopolio nella pubblicità in rete, non avendo reso appieno l’interoperabilità promessa a Bing della sua piattaforma Search Ads 360.
La difesa
Naturalmente, Google ha difeso il suo comportamento tramite la voce del responsabile legale Kent Walker, dicendosi pronta e decisa a dimostrare la legalità dei suoi servizi anche nei rapporti con la concorrenza, di fatto ribadendo la legittimità del proprio operato. La società californiana può intanto vantare una piccola vittoria nei confronti del DoJ: il giudice ha infatti respinto le accuse secondo le quali la pagina dei risultati di Google avrebbe danneggiato e messo in secondo piano le piattaforme rivali quali Yelp ed Expedia.
Nel caso in cui Google dovesse perdere il processo e quindi essere considerata colpevole di aver oscurato ed ostacolato la concorrenza in maniera illecita, è previsto che non verrà richiesto alcun risarcimento né applicata una sanzione pecuniaria. La società se la caverà dunque con il divieto di portare avanti le presunte attività anticoncorrenziali e l’obbligo di stipulare accordi esclusivi con mercati emergenti. Una sentenza storica, che potrebbe realmente stravolgere gli equilibri ai quali eravamo abituati.
Matt Schruers, presidente dell’Associazione per l’Industria dei Computer e della Comunicazione (di cui Google fa parte), ritiene nel mentre che il processo contro l’azienda non sarebbe potuto arrivare in un momento peggiore, per il governo stesso: “Stiamo assistendo a delle innovazioni fantastiche da parte di aziende che non sono Google, e sarà dura per il governo dimostrare come vorrebbe che questi accordi stiano effettivamente rallentando lo sviluppo tecnologico”.