L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, che ha sempre difeso le intelligenze artificiali come strumento essenziale per riempire alcune delle lacune dell’istruzione e raggiungere il prima possibile l’obiettivo imposto dello sviluppo sostenibile (SDG 4), fa marcia indietro e chiede limiti d’età per il loro utilizzo nelle aule.
Alla base di questa inversione di rotta, ci sarebbe la preoccupazione degli effetti che le AI potrebbero avere sul benessere emotivo e sullo sviluppo cognitivo di un bambino. Preferire questi utili strumenti agli insegnanti umani, potrebbe rendere vulnerabili alla manipolazione e causare pregiudizi, ha affermato Audrey Azoulay dell’UNESCO. “Non dovrebbe essere integrata nell’istruzione”, ha poi continuato, “senza l’impegno pubblico e le necessarie garanzie e normative da parte dei governi”.
Potenzialità e limiti
È passato quasi un anno da quando il mondo è rimasto a bocca aperta di fronte a ChatGPT, che ci ha colti di sorpresa per la sua capacità di rispondere in maniera comprensibile e ben articolata ai nostri quesiti, insieme all’abilità di generare saggi e poesie con estrema facilità. Da allora, si è spesso discusso delle sue applicazioni nelle scuole e nel campo artistico, ambiti che ne saranno di sicuro stravolti in positivo ma, si teme, soprattutto in senso negativo. Non sono poche infatti le persone scese in campo per chiedere una regolamentazione dell’impiego delle intelligenze artificiali, vedendo il loro posto di lavoro messo a repentaglio dalle nuove tecnologie.
In America, ad esempio, si susseguono da mesi le proteste e gli scioperi dell’Unione degli Attori (SAG-AFTRA), mentre si vocifera di una possibile “Robot Tax”. A questo nutrito gruppo si è di recente unita la guida dell’UNESCO. Pur riconoscendo il potenziale che hanno questi strumenti di chiudere il divario nelle educazioni dei diversi paesi e di sostenere i ragazzi con bisogni speciali, la Azoulay non è convinta della loro sicurezza.
Questi strumenti sarebbero più efficaci, ha affermato, se gli insegnanti, gli studenti e i ricercatori aiutassero a progettarli, oltre che in seguito ad una regolamentazione da parte dei governi. Per questo, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione ha raccomandato un’età minima di 13 anni per gli scolari, al di sotto della quale andrebbe vietato l’utilizzo di ChatGPT. Le risposte non si sono fatte attendere, sollevando il dubbio che forse questa soglia andrebbe alzata fino ai 16 anni.
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