One Piece è sulla bocca di tutti. L’anime ha raggiunto il tanto chiacchierato Gear 5, il manga prosegue inarrestabile con svolte e rivelazioni e poi, come se non bastasse, da una settimana è anche uscito il live action targato Netflix.
Live action che sta sfondando record su record senza volersi arrestare, tanto da essere visto (per ora) ben 140 milioni di ore. Sui social siamo invasi dai video delle scene, dagli attori che commentano questo o quel momento e anche chi non ha mai sentito parlare di Rufy oggi ipotizza seriamente di iniziare a leggere o vedere la serie.
Era ovvio che questo One Piece sarebbe stato un grande successo, e per un momento evitiamo di considerare se ci sia piaciuto o meno; fermiamoci a pensare al senso che più profondo che può aver avuto l’idea di trasformare il manga più famoso della storia in una serie televisiva.
I soldi, ovviamente
One Piece è un prodotto d’intrattenimento che genera denaro. Lo genera il manga, l’anime, i milioni di gadget e anche la serie Netflix. La paghiamo tutti con i nostri abbonamenti, in parte almeno. E fare una serie su un prodotto già noto assicura in partenza un pubblico di riferimento. Come a dire “facciamolo, mal che vada non perderemo tanti soldi“.
Il manga creato da Eiichiro Oda è una gallina dalle uova d’oro; i suoi personaggi sono riconoscibili, la storia è bella e anche chi non legge manga sa che cosa sia One Piece. Immaginate uno spettatore qualunque che guarda Netflix senza tanto interesse: si vede piombare sulla home il titolo “One Piece”, bello accattivante. “Questo l’ho sentito”, pensa, e fa partire il primo episodio, anche se magari non gli interessa poi tanto. E se tutti sui social ne parlano, fidatevi che poi continuerà a vederlo.
Periodicamente arriva una serie che ci raccoglie tutti al suo seguito. Chi la vede, chi ne sente parlare, chi scorre i meme e via dicendo. One Piece è quella serie, almeno per qualche settimana (o mese, vediamo come andrà).
Dicevamo, i soldi, l’obbiettivo principale. Ma poi? Una volta che saremo costretti ad aspettare di anno in anno (nella migliore delle previsioni) per altri 8 episodi che ricoprono una decina di numeri del manga, che faremo?
Il mondo diventerà più grande, il budget sarà maggiore, il pubblico ne vorrà ancora e nel mentre gli attori cominceranno a cambiare, a essere diversi, a non poter più recitare quel ruolo. Qualcuno verrà sostituito, qualcuno verrà denunciato per qualcosa di illecito che avrà fatto o che farà, nasceranno le solite polemiche, il pubblico si stancherà e sarà diverso.
Le nuove stagioni non saranno mai come le vecchie, gli eventi saranno stravolti e rimaneggiati per cause di tempo e messa in scena e in men che non si dica ci ritroveremo con un finale non finale, o senza una vera conclusione. Non possiamo seriamente immaginarci un futuro dove il Rufy interpretato da Iñaki Godoy arriva al Gear 5. Finirà tutto prima.
Quando finirà?
Quando un prodotto d’intrattenimento non genera profitto, fallisce e smette d’essere realizzato. Ecco quello che accadrà quando le conseguenze del tempo porteranno il live action di One Piece a non essere più rinnovato o concluso in fretta e furia. Non è una previsione ma un dato di fatto, è tutta questione di tempo.
Ma allora perché le persone stanno vedendo una serie con la consapevolezza che non ne vedranno mai la fine? Perché (forse) amano One Piece e il mondo creato da Oda, e vogliono provare in parte le emozioni che hanno vissuto quando, chissà quanti anni prima, tenevano quel manga stretto tra le mani. One Piece è iniziato nel 1997, chi scrive aveva appena 1 anno, molti di voi non erano nemmeno nati. Molti probabilmente salperanno quando Oda non ci sarà più. La storia si riavvolge ogni volta che ne parliamo.
Serie e manga sono due prodotti diversi, con regole, budget e grammatica quasi all’opposto. Il manga è l’originale e ogni prodotto che ne esce è un derivato. Adattando il prodotto originale lo rigenera e lo reinserisce nel discorso pubblico, daccapo. Fa si che se ne parli, anche se di One Piece si parlava già, e tanto. Ora però se ne parla di più.
Quindi, c’era davvero bisogno di un live action su One Piece? Se vogliamo che più persone possibili ne parlino e conoscano la storia, sì, c’era bisogno; se al contrario riteniamo che sia l’ennesimo prodotto fatto per il profitto dell’oggi, che non avrà nemmeno una vera fine, allora forse no.
Esatto, non c’è una risposta giusta, è uno spunto per riflettere un momento, messi da parte i voti della critica e le spade di gomma. Quando lo schermo diventa nero e scendiamo dalla barca ci fermiamo a pensare un istante al tempo speso, se ne sia valsa la pena e se ne varrà in futuro. Poi decidiamo.