Dopo circa cinque anni di serializzazione sulle pagine di Weekly Shonen Jump, Jujutsu Kaisen si avvicina alla propria conclusione. L’opera di Gege Akutami, che ha esordito nel luglio 2018, si è instradata in direzione dello scontro finale contro i villain dell’opera, il potentissimo Ryomen Sukuna e l’insidioso Kenjaku. Pur perseguendo obiettivi in apparenza divergenti, i due individui stanno portando un duro attacco all’umanità. Riepiloghiamo quindi brevemente alcuni dei motivi per cui, oggi, non si può non dare una chance a questo manga che nel corso del proprio sviluppo ha dimostrato di aver saputo imparare dalle leggerezze dei suoi predecessori.
Il sistema magico
In qualunque forma di narrazione, si definisce “sistema magico” un insieme di leggi specifiche che spieghino e disciplinino il funzionamento della magia nella forma specifica scelta dall’autore. Deve essere, in un certo senso, una specie di scienza ed essere quindi sottoposta a regole rigide, coerenti e razionali che devono essere espresse in modo chiaro all’interno dell’opera (magari evitando la trappola dell’“infodump”) e consentire allo scrittore di giocare con le suddette regole per sì che il lettore si immerga fino in fondo all’interno della storia.
Jujutsu Kaisen è, come più o meno tutti i battle shonen moderni, figlio de Le bizzarre avventure di Jojo: di quel modo cioè di intendere lo scontro fra contendenti come un insieme di poteri fantasiosi, regole vincolanti e strategia. Le similitudini fra il jujutsu e gli Stand sono evidenti, come anche con il chakra di Naruto, il nen di Hunter x Hunter, l’energia spirituale di Bleach in tutte le sue forme (la lista è davvero lunga!).
Le regole del sistema magico di Jujutsu Kaisen sono complesse e particolareggiate. Tecnica maledetta, espansione del dominio, abilità speciali, tecnica inversa, Shikigami, armi maledette: tutti questi concetti sono esposti nel corso dell’opera in modo chiaro, spesso attraverso brevi esposizioni seguite o precedute da esempi pratici, il che permette sempre al lettore di avere una idea di ciò che sta accadendo ai personaggi in gioco e di seguire i combattimenti nel migliore dei modi.
I protagonisti
Per qualunque altro battle shonen una trattazione sui personaggi principali partirebbe dal protagonista, ma Jujutsu Kaisen è un prodotto differente. L’insegnante Satoru Gojo, infatti, pur essendo a tutti gli effetti un comprimario, ha spesso rubato la scena agli Stregoni con maggiore spazio narrativo. Dei motivi del fascino di Gojo abbiamo già parlato qui: in ogni caso, lo Stregone geniale è tanto potente e popolare da essersi meritato uno scontro finale con Sukuna, creatura più forte del mondo di Jujutsu Kaisen.
Yuji Itadori, titolare della testata, è senza dubbio un ottimo protagonista. Sciocco e apparentemente spensierato come da canone shonen, dimostra in più momenti una inattesa profondità, una inestinguibile voglia di evolvere e un’empatia fuori scala. Yuji è un personaggio alla ricerca di uno scopo, determinato e pronto a sacrificarsi, tridimensionale e con un percorso umano credibile nell’impossibile scenario magico di Jujutsu Kaisen.
Accanto a lui, Megumi Fushiguro, il giovane che Gojo ha cresciuto come un padre e che per certi versi ricalca il topos del bruno cinico e vendicativo, è un buon deuteragonista, mai antipatico nonostante una certa freddezza in gran parte simulata. Al momento il suo corpo è ostaggio del malvagio Sukuna e sta combattendo, pur essendo incosciente, con il proprio maestro.
Menzione di merito per i personaggi femminili, come Nobara Kugisaki, Yuki Tsukumo o le gemelle Maki e Mai Zen’in, tratteggiati con una cura che raramente si vede nei battle shonen. La lista sarebbe ancora molto lunga: quello che non manca in Jujutsu Kaisen è l’approfondimento psicologico misto a una certosina costruzione dei rapporti fra personaggi.
I villain
La caratteristica dei villain di Jujutsu Kaisen è la loro simpatia. Sukuna è un manipolatore arrogante, certo, malvagio e vizioso fino al midollo, ma nella sua spocchia regale da vecchio shogun decaduto risulta spesso adorabile ed è indubbio che fra lui e Gojo, nonostante le azioni di cui si è macchiato, corra una sorta di distorto rispetto guerriero.
Kenjaku è un genio strategico, folle nei propri esperimenti inumani, ma al tempo stesso dotato di incredibile carisma. I suoi moventi sono assolutamente incredibili, ma la sua capacità strategica è invidiabile e l’intelligenza con cui sono descritte le sue azioni ne fanno un personaggio del tutto fuori dagli schemi. Se vi interessa approfondire la sua figura, di lui abbiamo parlato qui.
Se loro sono i villain principali della serie, dobbiamo nominare almeno Mahito, la maledizione capace di mutare il corpo e l’anima degli esseri umani, star assoluta dell’Incidente di Shibuya, o l’esteticamente eccelso Hanami, personaggio interessantissimo nonché dotato di una specie di etica propria che lo arricchisce.
Errare è umano, perseverare è diabolico
Questo è uno dei pochi battle a contenere un grado di fan-service prossimo allo zero. Se cercate protagoniste prosperose e scollacciate ritratte in pose tattiche, questo non è il manga che fa per voi. Jujutsu Kaisen tratta i personaggi femminili con invidiabile rispetto, evitando con delicatezza uno degli errori tipici del genere.
Anche nelle dinamiche narrative Jujutsu Kaisen si caratterizza per una freschezza che non si trova spesso nei suoi congeneri, evitando la trappola della predestinazione del protagonista: è vero, Yuji non è un umano come gli altri, ma gli manca quella dimensione cristologico-salvifica che caratterizza altri protagonisti (da Luffy a Ichigo, passando per Naruto) e che tanto spesso ha appesantito il finale di altre opere. Gli eventi del manga sono guidati da una serie di scontri di volontà, espressione anche di un rapporto fra i personaggi descritto e condotto con maestria da Akutami.
Al momento la trama si concentra sullo scontro fra Sukuna nel corpo di Megumi, e Gojo, lo Sciamano che ha cresciuto il giovane dopo aver ucciso Toji, il suo padre biologico. Un altro scontro molto atteso è quello fra Kenjaku e Yuji, la cui nascita è il risultato di un esperimento i cui scopi sono ancora nebulosi. Forse Kenjaku ha finito con Yuji, forse no: d’altronde, non ha forse ringraziato Sasaki per essersi presa cura di lui?
Pur essendo da molti punti di vista equiparabile per world-building e andamento di trama a prodotti come Le bizzarre avventure di Jojo e Hunter x Hunter, anche nel ritmo questo manga risulta in vari momenti più efficace dei suoi predecessori, limitando le digressioni al minimo indispensabile e mantenendo alta la soglia d’attenzione del lettore grazie al proprio stile di scrittura misto di azione, gore e umorismo.
La grafica
Gege Akutami non è soltanto un brillante narratore, attento pianificatore di archi in cui nulla o quasi è lasciato all’improvvisazione; è anche, per non dire soprattutto, un disegnatore di prim’ordine. Le sue tavole sono chiare nell’azione, dettagliate il giusto e caratterizzate da una regia dinamica che rende la lettura scorrevole e appassionante.
I suoi personaggi hanno stile da vendere, ricordano spesso Kishimoto nella sua forma migliore, a tratti Tite Kubo e in alcuni casi addirittura Naoki Urasawa (mi viene in mente soprattutto il meraviglioso avvocato Higuruma, tra i miei personaggi secondari preferiti). Le Maledizioni sono spesso ispiratissime nel concept e non mancano citazioni a prodotti e autori non esattamente mainstream come la fantastica tecnica Uzumaki, debitrice dell’omonima e capitale opera di Junji Ito.
Kenjaku è la madre di Yuji
Sul serio ragazzi, quanto è fuori di testa questa cosa? Personalmente non vedo l’ora di assistere allo scontro fra i due. E voi?