Eiichiro Oda come tanti mangaka adora mantenere la sua privacy: appare spessissimo in TV o sul web per varie interviste, ma da anni non mostra più il suo volto. Le uniche foto dell’autore di One Piece risalgono al suo matrimonio, celebrato nel 2004 con Chiaki Inaba. Per il mangaka è quindi facile passare inosservato tra il suo pubblico.
E infatti nessuno ha scoperto Oda all’anteprima di Los Angeles del live-action Netflix. L’autore di trovava a Santa Monica Pier lo scorso 24 agosto, una delle location dove Netflix ha proiettato in anteprima il primo episodio della serie. In una rara occasione oltreoceano, Oda ha parlato al “New York Times” proprio quel giorno, svelando dettagli sulla serie, sul manga e sul personaggio di Monkey D. Luffy.
La fiducia di Oda nel live-action
Come accennato, l’intervista di Oda al “New York Times” si concentra su tre punti: il primo è l’imminente serie targata Netflix. L’autore in più passaggi ci tiene a sottolineare l’importanza per un adattamento live-action di rimanere aderente alllo spirito del materiale originale, specie ai suoi personaggi e ai loro aspetti “amati dal pubblico:
Un buon prodotto live-action non deve cambiare la storia di troppo. La cosa più importante è se gli attori possono ricreare i personaggi in un modo che soddisfi le persone che leggono il manga. Io penso che lo abbiamo fatto bene, così spero che il pubblico lo accetti
Oda quando iniziò One Piece non immaginava certo potesse diventare una serie o un film con attori veri. Ma per lui le cose cambiarono quando vide Shaolin Soccer – Arbitri, rigori e filosofia zen, del 2001: un adattamento che lo convinse della possibilità di portare nella realtà un mondo in stile manga. In più, c’è un altro aspetto sottolineato spesso da Oda, anche in recenti interviste (come durante l’incontro con Godoy): i progressi negli effetti speciali hanno reso possibile per Oda la realizzazione di un live-action di One Piece. Dopo diverso tempo di ricerche, il mangaka ha trovato il giusto “compagno” per portare in vita il manga: ovvero, Netflix.
La piattaforma streaming ha realizzato il live-action a stretto contatto con il mangaka: come spiega Oda, “Netflix ha concordato che non avrebbe pubblicato la serie finché egli non fosse stato soddisfatto”. Oda ha infatti letto gli script e scritto appunti per il team:
Ho agito come un cane da guardia per assicurarmi che il materiale fosse adattato nella maniera giusta.
La libertà lasciata a Oda da Netflix sembra aver messo fiducia all’autore del manga, che non sembra temere la scia di adattamenti live-action fallimentari prodotti a Hollywood (il “New York Times” cita Ghost in the Shell del 2017 e l’ancora più sfortunato Cowboy Bebop di Netflix). I fan di One Piece “accetteranno” questa trasposizione sul piccolo schermo? Per Oda è giunto il tempo di cercare una risposta a questa domanda.
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Fonte: New York Times