Quando La Mummia ha debuttato nel 1999 con Brendan Fraser e Rachel Weisz, c’è stata subito la sensazione che fosse appena nato un fantastico franchising ma è peggiorato ben presto tra un sequel e l’altro. Finora, se i fan contano il riavvio de La Mummia con Tom Cruise del 2017, il film ha avuto altri tre film tra cui La Mummia – Il Ritorno e La Mummia: La tomba dell’imperatore dragone . Questi sequel, però, non sono mai riusciti a riportare sullo schermo quella magia creatasi a fine anni ’90, nonostante avendo mantenuto praticamente tutti i membri originali del cast.
La prima pellicola era una combinazione perfetta di vari elementi tra cui l’horror, la commedia, l’azione e il romanticismo. Non è mai facile replicare un grande blockbuster, soprattutto se non si ha a disposizione un grande budget per mettere in campo una, almeno discreta, CGI.
5: Il franchising de La Mummia è diventato sempre più dipendente da una pessima CGI
Quando è iniziato il franchise di The Mummy , era una miscela di effetti pratici e CGI che lo rendevano più realistico dei suoi sequel. L’epica scena di apertura de La Mummia non era CGI, bensì un grande uso delle miniature e della prospettiva, dando così vita all’antica città di Tebe. La Mummia – Il Ritorno presentava il doppio della quantità di riprese con effetti visivi optando per una CGI sempre più visivamente orripilante (come le scene che coinvolgono il Re Scorpione). Non avendo fatto abbastanza nel secondo film, La Mummia: La tomba dell’imperatore dragone ha portato al cinema degli effetti speciali ancora peggiori dei precedenti, pur avendo 145 milioni di dollari di budget rispetto agli 80 milioni del primo (e i 60 del secondo).
4: I sequel della mummia hanno dato la priorità allo spettacolo rispetto alle relazioni tra i personaggi
Non solo gli effetti visivi de La Mummia hanno un aspetto migliore dei sequel , ma oltre, il film dà spazio alle relazioni tra i personaggi tanto quanto all’azione e alla trama principale. C’è Evie e il suo desiderio di diventare un giorno una famosa archeologa e unirsi ai Banbridge Scholars; Rick trova significato e avventura con uno sfacciato bibliotecario; per non parlare del cattivo che sta solo cercando di ricongiungersi con il suo unico vero amore. I sequel enfatizzavano invece sequenze piene d’azione e con una CGI sovradosata. Alla fine era quel sottile equilibrio di elementi, tra cui le interazioni tra i personaggi, che dava al primo film quel gancio che faceva rimanere gli spettatori attaccati allo schermo.
3: I sequel sono diventati stereotipati
Nel corso del tempo i film hanno sofferto di ciò che attraversano molti franchise horror; trame stereotipate in cui il mostro o la creatura ritorna dal mondo dei morti più e più volte. La storia di Imhotep è iniziata bene, umanizzando anche il personaggio, ma nel tempo si è presto trasformato nel tipico cattivo che vuole dominare il mondo.
2: Gli infortuni hanno indotto Brendan ad abbandonare il franchising
Brendan Fraser, nonostante le stragi di mummie e le tante peripezie, ha pagato il prezzo più alto quando ha subito alcune ferite mortali durante le riprese sul set. Da distorsioni e arti rotti, a un infortunio alla schiena che lo ha lasciato immobile per mesi, la gravità combinata degli eventi alla fine lo ha costretto, a malincuore, ad abbandonare il franchise.
1: I sequel de La Mummia sono diventati commedie d’azione senza l’elemento horror
La mummia è stata, come già detto, una miscela riuscita di azione, horror, commedia e romanticismo, con qualcosa per tutti. Parte del motivo per cui è stato un così grande successo è che ha trovato un modo per fondere perfettamente tutti questi elementi, la cosa triste è che i suoi sequel non sono mai riusciti a recuperare lo stesso effetto, lasciando sempre di più per strada quel caratteristico gusto horror che aveva contraddistinto la prima magica pellicola.