Negli ultimi capitoli di One Piece stiamo iniziando a scoprire meglio le motivazioni di Monkey D. Dragon, padre di Luffy e creatore leader di quella che oggi conosciamo come la tanto temuta Armata Rivoluzionaria, la quale in realtà era nata con delle intenzioni meno belliche di quelle che vengono messe in campo oggi.
Da 20 anni Oda continua ad alzare le aspettative dei fan riguardo questo personaggio tanto misterioso quanto apparentemente potente, aumentandole ancora di più grazie alle gesta di alcuni personaggi che negli ultimi capitoli abbiamo avuto modo di vedere. Garp, marine fortissimo e a sua volta genitore di Dragon, ha mostrato tutta la sua potenza nonostante non si trovi più nei suoi anni più fiorenti, e Luffy sta scoprendo i livelli massimi della sua forza solo ora.
Va da sé dunque che anche Dragon dovrebbe mostrare degli aspetti di sé capaci di stupire i lettori, e non vediamo l’ora di scoprirli più approfonditamente in questa Saga Finale. Oda deve svelare anche altri aspetti del personaggio, come l’ispirazione che l’ha portato a crearlo, e lo stesso vale in realtà anche per gli altri comandanti che possiamo vedere tra le fila dell’Armata Rivoluzionaria.
Cosa ha ispirato Oda a creare i comandanti
L’obiettivo dell’Armata Rivoluzionaria è stato rimarcato nel capitolo 1083 di One Piece: vogliono soccorrere gli schiavi dei Draghi Celesti, e far cadere quest’ultimi insieme ovviamente al Governo Mondiale che li supporta e li rende un’entità da venerare. La tirannia e la crudeltà del Governo è stata sempre ciò che Dragon ha detto di detestare e di voler terminare, liberando la popolazione da un’oppressione durata decisamente troppo.
Con il personaggio di Dragon apparentemente ispirato a Che Guevara, mostrando delle evidenti similitudini a lui e alla sua ideologia sia per le sue azioni che per il nome stesso della sua nave, i fan si domandano invece a cosa Oda potrebbe essersi ispirato per quanto riguarda i comandanti che lo circondano, come nel caso di Belo Betty, Sabo, Lindbergh, Karasu e Morley.
Vedendo come egli prenda spunto anche da diversi elementi noti all’occidente, una teoria ipotizza come Charles Dickens potrebbe essere ciò a cui ha fatto riferimento per Sabo, Lindbergh, Morley e Karasu, usando il famosissimo romanzo di “Canto di Natale”.
Questa affermazione viene supportata dal fatto che, andando a leggere le descrizioni originali di alcuni personaggi nel romanzo di Dickens, essi corrisponderebbero in modo impressionante a quelli mostrati da Oda nel manga: Lindbergh in questo caso sarebbe lo spirito del Natale Passato, Morley quello del Natale Presente e Karasu invece quello Futuro.
“Lo spirito del Natale Presente non è né un maschio né una femmina, ma un giovane bambino senza un sesso in particolare con lunghi capelli bianchi, una veste bianca e una luminescenza eterea. Lo Spirito del Natale Presente è un vivace uomo gigante con capelli ricci e marroni scuro, un mantello dalla pelliccia verdastra con una ghirlanda sulla testa. Lo Spirito del Natale Futuro non parla mai ed è coperto da una mantella nera e incappucciata, eccetto per una mano scheletrica che invita con un dito ad avvicinarsi.”
Sabo, invece, sarebbe chiaramente Oliver Twist, il bambino dalla vita estremamente difficile che dovette subire da piccolo ogni genere di sopruso da parte delle persone adulte che aveva intorno a lui. Questa teoria viene supportata dal fatto che Dickens scrisse un altro romanzo, uno affine al tema “rivoluzionario” che vediamo nell’armata e che fu ambientato a Londra e in una Parigi in rivoluzione: Una storia di due città.
Il palazzo in cui risiedono i Gorosei, Pangea, è dichiaratamente ispirato al palazzo di Versailles, luogo simbolo dell’aristocrazia francese che fu attaccato dalla popolazione durante la rivoluzione francese. Sarebbe piuttosto interessante vedere uno dei personaggi più famosi di Charles Dickens combattere gli ammiragli in “Paradiso”, ovvero nel luogo in cui abitano le persone che si credono divinità e opprimono chiunque altro non lo sia.
Per quanto riguarda infine Belo Betty, anche qui ci colleghiamo alla rivoluzione francese con uno dei quadri più noti usciti durante il periodo rivoluzionario, ovvero la “Libertà che guida il popolo” di Delacroix. Già solo il suo Frutto del Diavolo, che incita le persone e gli dona un coraggio incredibilmente grande, è un chiaro riferimento al dipinto che l’artista realizzò a quel tempo.