Ci sono storie in grado di provocare nei lettori una profonda inquietudine e senso di straniamento, quasi come se ci ritrovassimo di punto e in bianco persi tra le pagine dei volumi. Allo stesso tempo, ci sono opere in grado di tenerci attaccati capitolo dopo capitolo in un vortice di tensione e ansia: cosa accadrà una volta girata la pagina? Quali nuovi misteri e pericoli si celeranno nel prossimo capitolo? L’Estate in cui Hikaru è morto, la prima opera di Mokumokuren portata in Italia da J-Pop, riesce a unire tutti questi elementi in un incredibile mix che vi terrà incollati alla lettura dalla prima all’ultima pagina.
Ci troviamo in un piccolo villaggio di provincia, circondato solo da boschi e foreste. Hikaru e Yoshiki sono due tranquilli studenti che vivono le loro giornate esattamente come chiunque altro, almeno fino a quando un giorno accade un terribile incidente: Hikaru scompare all’interno della foresta.
In seguito scopriamo che Hikaru è, almeno apparentemente, morto e che all’interno del corpo del ragazzo è subentrata una strana e misteriosa entità avvolta nel mistero per tutto il corso del volume. Molto probabilmente si tratta di qualcosa di sovrannaturale, anche se non è chiaro se si tratti di una qualche maledizione o creatura che abita la foresta circostante o se invece sia qualcosa di addirittura peggiore.
Yoshiki, da sempre migliore amico di Hikaru, ha notato che l’amico è diventato “qualcos’altro”, tuttavia non riesce a distanziarsi da lui o a respingere le sue attenzioni: capitolo dopo capitolo, infatti, diventa sempre più evidente che Yoshiki provi qualcosa di più della semplice amicizia per Hikaru e che quest’ultimo potrebbe addirittura ricambiarlo, nonostante non riesca a capire i propri sentimenti né quale sia la differenza tra l’eco delle emozioni di Hikaru e le proprie.
Ma cosa è successo davvero ad Hikaru? E perché tutti dicono a Yoshiki di fuggire? Che significa che il ragazzo si è avvicinato a qualcosa di estremamente pericoloso? A tutte queste (e altre) risposte il volume dà ben poche risposte, invogliando solo a leggere i prossimi che a questo punto speriamo arrivino il prima possibile.
L’estate in cui Hikaru è morto è un’opera a tinte horror in cui un opprimente senso di inquietudine domina completamente le pagine. Non ci sono momenti morti né introduzioni eccessivamente lente e dedicate alla presentazione dei personaggi: al contrario, l’autore dell’opera decide di presentare immediatamente il mistero di fondo dell’opera, quasi come se fosse un biglietto da visita per garantire a noi lettori che sì, quest’opera è completamente diversa da tante altre che potreste aver letto, priva di chiacchiere superflue o di momenti slice of life in cui sembra non accadere nulla.
Al contrario, l’inquietudine che domina le pagine è talmente presente che persino nelle tavole più apparentemente “calme e tranquille” non potrete non sentire un brivido lungo la schiena, come se da un momento all’altro girando pagina potreste ritrovarvi di fronte qualcosa di terribile. E, in effetti, questo è esattamente ciò che accade più e più volte nel corso del volume.
In definitiva non possiamo che consigliare la lettura a tutti quelli che cercano una lettura diversa dal solito, in grado di suscitare tensione, inquietudine e tenervi incollati alla lettura dalla prima all’ultima pagina, creando tanta paura, emozioni contrastanti e soprattutto tante, tante teorie su come potrebbe proseguire.