PornHub non ha bisogno di grandi presentazioni. La piattaforma rinomata in tutto l’internet conta ogni giorno milioni e milioni di visitatori, che secondo le stime del 2022 prodotte dal sito passano spendono ognuno almeno 10 minuti tra le sue pagine web. Proprio in merito a queste stime, le statistiche raccolte ogni anno da PornHub sono spesso oggetto di grande interesse per gli utenti, che si ritrovano a spulciarle con grande curiosità.
Ciò che crea grande interesse è capire quali dati il sito abbia raccolto sulle abitudini d’uso di coloro che consumano i contenuti della piattaforma, ma non tutti sono convinti che queste statistiche siano così interessanti. Anzi, c’è chi si schiera in modo deciso contro la costante raccolta di dati da parte della piattaforma, come ad esempio gli attivisti e i ricercatori aderenti alla nota campagna “StopPornData”. Il sito è stato spesso accusato dagli aderenti di usare in modo poco trasparente i dati degli utenti, e secondo gli attivisti sarebbero anche raccolti in maniera illecita.
Negli scorsi giorni, tale situazione è stata oggetto di un reclamo da parte degli attivisti, che si sono rivolti al Garante della Privacy italiano proprio per rendere denunciare tale comportamento della piattaforma e le sue pratiche poco trasparenti. Tra l’impossibilità di negare il consenso all’inserimento dei cookies, banner poco visibili e ulteriori comportamenti ritenuti non conformi alle regole, a PornHub viene rivolta anche l’accusa di profilare gli utenti secondo il loro orientamento sessuale.
Le accuse alla piattaforma
L’accusa posta a PornHub si basa sul fatto che il sito utilizzerebbe i dati per “assegnare unilateralmente la preferenza sessuale a ciascun individuo senza che questi ne sia a conoscenza”. Questo si baserebbe sul fatto che basta guardare una quantità limitata di video per visualizzarne altre della stessa tipologia. Alessandro Polidoro, procuratore legale coinvolto nella causa di StopPornData, dice proprio in merito a questa accusa:
“Piattaforme come Pornhub accumulano informazioni sull’orientamento sessuale di tutti e le scambiano con partner commerciali a scopo di lucro. Sono in grado di creare ‘liste’ nominando chi è gay e chi no, per esempio, conoscendo anche segreti intimi e i kinks che le persone non condividerebbero nemmeno con i loro amici più cari.
È obbligatorio mettere questo massiccio trattamento di dati sensibili in conformità con la legge sulla protezione dei dati. Perché permettiamo alle piattaforme porno di raccogliere dati personali senza nemmeno chiedere il consenso?!”
Il reclamo degli attivisti, che hanno raccolto le loro prove attraverso alcune estensioni come PornHub Tracking Exposed, si concentra sul fatto che il sito usi a prescindere i cookies, tenendo traccia di diversi dati in merito ai video guardati dall’utente e salvando anche l’ID di ognuno di essi sul dispositivo del visitatore. Il tutto in modo non consensuale oltre che mirato al profitto. Il sito sostiene che le sue pratiche sono atte a “personalizzare e migliorare l’esperienza”, e si difende specificando che sul browser sia possibile attivare un’impostazione che rifiuti automaticamente tutti o alcuni cookies.
Secondo le leggi europee per la privacy, per poter tracciare qualcuno un sito web deve richiedere il consenso, cosa che la piattaforma di MindGeek non farebbe (a quanto dice l’accusa). Invece, il sito si limita a indicare con un banner a fondo pagina di utilizzare i cookies, senza possibilità per l’utente di negarne il consenso. Sempre secondo il reclamo, PornHub condividerebbe inoltre alcuni dei dati ottenuti con le altre 170 piattaforme della sua holding.
Non è certo la prima volta che PornHub viene coinvolto in contenziosi di tipo legale. Poco tempo fa, la piattaforma era stata investita da una delle più grandi bufere che abbia mai subito, e che aveva portato alla dimissione dei suoi vertici e alla cancellazione di migliaia di contenuti a causa della presenza sulla piattaforma di video di violenze se**uali e con minori.
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